Riconoscere e combattere le mafie, Bugli: "Servono strumenti e formazione"
La mafia è come un batterio che muta di continuo e cambia pelle, oltre che particolarmente resistente agli antibiotici. Inseguirla è difficile, è stato raccontato stamani in un evento che ha concluso a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze un corso che la Regione assieme ad Anci Toscana (con Libera anche) ha organizzato per formare i funzionari del Comune sulla nuova legislazione che riguarda l'antimafia e i beni confiscati. Il rischio è quello di essere sempre un passo indietro, anche quando giudici e investigatori riescono a scoperchiare qualche coperchio: perché le mafie dei processi, che ricostruiscono qualcosa che è già accaduto, non è detto che siano più le mafie di oggi. E' un po' come il paradosso di Achille e la tartaruga, ha raccontato una volta il giudice Falcone. E' come, altra metafora usata stamani, quando guardiamo una stella in cielo, che è sì l'immagine dell'astro ma vecchia anni ed anni luce.
"Per questo per contrastare la criminalità organizzata – sottolinea l'assessore alla legalità della Toscana, Vittorio Bugli – servono strumenti e formazione adeguata. Da due o tre anni come Regione finanziamo questi corsi: con Anci Toscana ma anche con Legambiente".
"E' necessario - prosegue Bugli – far crescere la consapevolezza, perché troppo spesso si pensa alle mafie come qualcosa di lontano e confinato altrove. La criminalità organizzata, ce lo dicono le inchieste e i rapporti, invece investono molto in Toscana". Per accrescere la capacità di lettura della amministrazioni la Regione ha commissionato e realizzato, con la Normale di Pisa, il secondo rapporto sulla criminalità organizzata in Toscana. "Lo vogliamo presentare almeno in ogni capoluogo di provincia – spiega Bugli – Organizziamo anche iniziative con i ragazzi delle scuole e da qui alla fine della legislatura vorremmo realizzato sulla legalità una sorta di libro bianco".
Molte cose possono essere di aiuto nel contrasto alle mafie: anche la semplice digitalizzazione delle procedure nel rilascio dei permessi, con la creazione di un database centralizzato. C'è poi tutta la partita dei beni confiscati alla mafia che attendono di essere restituiti alla collettività. "Siamo in ritardo, anche se la gestione affidata nell'ultimo anno al prefetto Sodano ha impresso una bella accelerazione – dice Bugli – L'agenzia nazionale su oltre cinquecento particelle di edifici e terreni sequestrati in Toscana ne ha destinati solo 121". Tra queste, traguardo raggiunto poche settimane fa, c'è anche la Tenuta di Suvignano nel senese con oltre settecento ettari di terreno: un simbolo del contrasto alle mafie. "E' tornata alla collettività attraverso l'affidamento all'Ente Terre della Regione – conclude Bugli –. Vogliamo valorizzare l'impresa e per questo utilizzeremo per gli investimenti necessari una parte del fondo regionale che sui beni confiscati abbiamo ritagliato, con nostre risorse, nel bilancio.
Ma vogliamo fare anche un luogo simbolico, dove concentrare attività sociali o portare, ad esempio, i ragazzi toscani che da anni trascorrano l'estate in Sicilia e in Calabria lavorando nei terreni strappati alle mafie. La prossima estate potranno magari farlo anche a Suvignano".
Fonte: Regione Toscana