Violenza sulle donne, ecco cosa è e cosa fa la 'Rete Antiviolenza'
Oggi, domenica 25 novembre, si celebra la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.
In tanti Paesi, tra cui l’Italia, si tengono manifestazioni, mostre, cortei, sit-in, convegni e installazioni per ricordare le vittime e per affrontare il tema della violenza di genere. Anche a Empoli è previsto un presidio nel pomeriggio in piazza della Vittoria.
A volere la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne è stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre del 1999. L’intento dell’Onu era quello di sensibilizzare le persone rispetto a questo argomento e dare supporto alle vittime. Ogni anno, a partire dal 2000, in tutto il mondo governi, associazioni e organizzazioni non governative pianificano manifestazioni per ricordare chi ha subito e subisce violenze.
In questa data, che ricorda l’uccisione delle sorelle Mirabal, avvenuta nel 1960 a Santo Domingo perché si opponevano alla dittatura del regime di Rafael Leónidas Trujillo, la Società della Salute Empolese Valdarno Valdelsa coglie l’occasione per fotografare lo stato dell’arte e fare un bilancio sulle politiche di contrasto alla violenza di genere messe in atto nel territorio dell’ex Asl 11.
Quali gli strumenti e le forze messe in campo.
«Quello appena passato è stato un anno di lavoro intenso – spiega il suo direttore Franco Doni –che i servizi della SdS hanno condiviso con i Centri Antiviolenza e in cui sono stati realizzati tanti obiettivi lungo tre direttive. La prima è stata la strutturazione delle Reti Antiviolenza, poi il potenziamento dei servizi e quindi abbiamo pensato a nuovi progetti. Quelle che chiamiamo reti antiviolenza sono lo strumento per potenziare la capacità di dare risposte alle donne che hanno subito violenza e ai loro figli. Lo facciamo attraverso un sistema di servizi coordinato che opera in modo stabile con i Centri Antiviolenza e garantisce protezione, assistenza, sicurezza, empowerment economico, lavorativo e di autonomia abitativa. Sono modelli di intervento innovativi tesi a creare un sistema consolidato di sostegno delle vittime».
Fra questi è già conosciuto da tempo il ‘Codice Rosa’ che garantisce una tempestiva e adeguata presa in carico delle vittime che si rivolgono al Pronto Soccorso dell’ospedale a partire dal triage e fino all'accompagnamento, se consenzienti, ai servizi presenti sul territorio, allo scopo di elaborare un progetto personalizzato di fuoriuscita dalla esperienza di violenza subita.
La rete antiviolenza della SdS garantisce prevenzione, protezione e contrasto alla violenza maschile contro le donne. In termini di dati ufficiali possiamo rilevare che i servizi sociali della zona SDS nel 2017 hanno seguito con progetti di protezione e sostegno 65 donne vittime di violenza e 37 bambini vittime di violenza assistita. Di queste, 18 madri e 28 minori, sono stati accolti in strutture di protezione. I dati nel 2018 confermano un trend in aumento che attesta la capacità della rete di sostenere il processo di emersione. Anche il dato del Codice Rosa sembra confermare il trend in aumento, da gennaio a settembre 2018, nella zona si registrano 33 nuovi casi di donne che si sono rivolte al Pronto Soccorso e hanno accettato di essere seguite dai servizi sociali.
Oltre al Codice Rosa sono attivi sul territorio i centri antiviolenza, i servizi sociali e sanitari territoriali, il Servizio Emergenza Sociale (SEUS), il Centro Ascolto Uomini Maltrattanti (Cam), Satis (rete antitratta), Nosotras (donne migranti), il Centro per l’Impiego, ovviamente Forze dell'Ordine e Autorità Giudiziaria, ma un ruolo importante lo ha anche la scuola.
Vari i progetti attivati dalla SDS Empolese Valdarno Valdelsa. Uno di questi è #Donnealcentro, finanziato da Regione Toscana e Città Metropolitana e rivolto ai due centri Lilith e Frida. Sono stati finanziati per un totale di 58.000 euro per creare le case rifugio. Quella di Frida è ad alta protezione per un totale di 6 posti, per Lilith si tratta di una casa di accoglienza con 5 posti per donne che cercano di recuperare autonomia.
Altri progetti sono: ‘Libere’, per il reinserimento lavorativo e l’autonomia; ‘Forza4, per proteggere e supportare i minori vittime e/o testimoni di violenza in famiglia e gli orfani speciali; Cam-biamenti, che coinvolge il Centro Ascolto Uomini Maltrattanti, l’obiettivo è la prevenzione del rischio di recidiva ed è strutturato per garantire la tutela della vittima attuale e di quelle future.
Ecco gli strumenti a disposizione della rete per l’accoglienza e la protezione delle donne nella ex Asl 11: 2 Centri Antiviolenza (Lilith e Frida), 17 Sportelli di ascolto, 5 case rifugio, 2 case di seconda accoglienza per l’autonomia e poi ovviamente i servizi sociali in ogni distretto socio-sanitario.
Inoltre i Centri hanno segnalato 25 donne che poi sono entrate nel circuito: per loro è arrivato un contributo, corsi di formazione, tirocini e poi lavoro.
Fonte: Comune di Empoli - Ufficio Stampa