Antonio Di Cecco in dialogo con le collezioni della Fototeca
A partire dal 20 novembre 2018 la Fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut presenta una mostra on line dedicata al rapporto tra fotografia e catastrofe. Il fotografo Antonio Di Cecco è stato invitato a porre in dialogo la sua personale indagine visiva dedicata alla rappresentazione dei paesaggi post-sisma con le fotografie storiche della Fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz. È stata condotta un’approfondita ricerca negli archivi fotografici al fine di individuare le diverse modalità attraverso le quali gli oggetti fotografici si relazionano all’evento catastrofico, al suo impatto sui luoghi e alla sua memoria. La mostra si inserisce nell’ambito delle attività di ricerca del progetto Storia dell’arte e catastrofi: l’Italia sismica (sta-sis).
La mostra presenta il risultato di una ricerca condotta dai Curatori con il fotografo Antonio Di Cecco, in collaborazione con la Fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz. Il punto di partenza è costituito da materiale fotografico d’archivio relativo a monumenti, opere d’arte, paesaggi, centri abitati, la cui storia è stata segnata da catastrofi naturali, quali terremoti, alluvioni, frane ed eruzioni vulcaniche: “Lo stimolo prodotto da ogni singola immagine storica ha portato a estrapolare dal mio archivio una o più immagini che contengono un punto di contatto con la prima: punto di contatto tradotto in richiami visivi, di forme, codici di rappresentazione, atmosfere, segni e stratificazioni” (A. Di Cecco).
La mostra, organizzata in cinque sezioni tematiche precedute da una mappa interattiva, riflette sui diversi livelli di rappresentazione e sedimentazione delle catastrofi naturali, sulla conseguente trasformazione delle forme del paesaggio naturale e del paesaggio urbano, sulle profonde modifiche ai luoghi e ai modi dell’abitare, e non da ultimo sui danni al patrimonio culturale. Attraverso il mezzo fotografico, Di Cecco ricerca i segni della catastrofe nella natura, nelle trasformazioni della materia, nella sorte delle città, indagando con particolare attenzione i processi di mutazione dei ‘vecchi’ luoghi e la quotidianità nei ‘nuovi’ luoghi nati dopo la catastrofe.
Il percorso visivo procede per associazioni formali e rapporti storici, attraverso alcune delle catastrofi che hanno interessato la Penisola Italiana nell’arco dell’ultimo secolo, dal terremoto dello Stretto di Messina (1908) agli eventi sismici che hanno devastato ampie aree dell’Appennino Centrale tra il 2016 e il 2017. La ricorrenza dei disastri naturali nella Penisola Italiana viene così esplicitata attraverso il dialogo tra foto d’archivio e fotografia contemporanea, attraverso cronologie e luoghi differenti: una trama di forme e contenuti creata dalle immagini fotografiche in mostra.
Storia dell’arte e catastrofi: l’Italia sismica (sta-sis) è un progetto di ricerca transdisciplinare del Kunsthistorisches Institut in Florenz ideato da Carmen Belmonte, Elisabetta Scirocco e Gerhard Wolf che indaga il ruolo della storia dell’arte nei contesti colpiti da catastrofi ‘naturali’. Muovendo dal caso del terremoto dell'Aquila (2009) e ponendo in seguito l’attenzione sulla situazione post-sisma dell’Emilia (2012) e del Centro Italia (2016-2017), è stata promossa una ricerca sperimentale che non ha posto la sua attenzione esclusivamente sul singolo monumento, ma anche sullo studio del contesto ambientale, sociale e culturale a rischio. L’approccio transdisciplinare pone una serie di questioni che vanno al di là delle scelte specifiche dei diversi settori d'intervento, stimolando una riflessione di carattere più generale sugli effetti delle catastrofi naturali sulle pietre e sugli uomini, sulle dinamiche sociali innescate da questi eventi e sulla riconfigurazione del rapporto tra centro e periferia, tra luoghi e comunità, sull’importanza del patrimonio culturale storico-artistico e monumentale per la tutela della memoria storica e identitaria.
Antonio Di Cecco è nato nel 1978 all’Aquila, dove attualmente vive e lavora. Laureato in Ingegneria Edile-Architettura con tesi in Composizione Architettonica, si occupa di fotografia di architettura e di paesaggio urbano. Le sue ricerche si concentrano sull’analisi dei processi di modificazione dei luoghi e sul rapporto tra uomo e territorio, con un interesse specifico per l’ambito montano. Dal 2015 ha svolto attività di ricerca presso il Kunsthistorisches Institut in Florenz, portando avanti la propria indagine sulla rappresentazione dei paesaggi post-disastro nell’ambito dei gruppi di ricerca interdisciplinari promossi dal progetto Storia dell’arte e catastrofi (L’Aquila as a Post-Catastrophic City, 2015, e Topologie del terremoto: Emilia, 2016). Nella stessa cornice istituzionale è attualmente impegnato, insieme a Giovanna Ceniccola (Arch., Ph.D.), nel progetto Paesaggio culturale dell’Appennino sismico, un lavoro sperimentale volto a indagare sul campo le forme dell’abitare nelle aree appenniniche dell’Italia Centrale in riferimento ai principali eventi sismici dell’ultimo cinquantennio.
FOTOGRAFIA E CATASTROFE
Antonio Di Cecco in dialogo con le collezioni della Fototeca
Una mostra online del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut
a cura di Carmen Belmonte, Elisabetta Scirocco e Gerhard Wolf
Progetto: Carmen Belmonte, Antonio Di Cecco, Elisabetta Scirocco e Gerhard Wolf
Testi: Carmen Belmonte, Elisabetta Scirocco e Gerhard Wolf
Coordinamento: Almut Goldhahn
Dal 20 novembre online all’indirizzo expo.khi.fi.it
Ulteriori informazioni
Progetto Storia dell’arte e catastrofi: L’Italia sismica (sta-sis):
http://www.khi.fi.it/it/sta-sis
Antonio Di Cecco: http://www.contrastiurbani.it
Fonte: Ufficio Stampa