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Federcasse e Confcooperative: "Necessità di procedere verso una attuazione piena della riforma"

foto di archivio

Federcasse e Confcooperative , in relazione alle nuove proposte di modifica della riforma del Credito Cooperativo, ricordano che - sin dalla prima stesura della Legge 49/2016 di concerto con le Autorità e sulla base di un approfondito confronto parlamentare - questa è stata definita per rispondere alle nuove esigenze di mercato ed alle nuove regole dell’Unione Bancaria. Gli ultimi dieci anni, successivi allo scoppio della grande crisi economico - finanziaria , hanno evidenziato come un modello di banca alternativo, mutualistico e di comunità, sia stato capace di resistere e di reagire senza danni per i soci, per i clienti e per le casse pubbliche, anzi accrescendo la propria capacità di finanziamento dell’economia reale. La riforma, pertanto, non ha mai avuto carattere emergenziale. E sono infondati e rischiosi gli allarmismi relativi alla tenuta delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali.
Federcasse e Confcooperative hanno sempre ritenuto che il modello di banca cooperativa mutualistica debba essere oggi adeguato ad un contesto di regole internazionali ed europee che richiedono sistemi di tutela (IPS – sistemi di protezione istituzionale - o, come nello specifico della riforma 2016 arricchita nel settembre 2018 , Gruppi Bancari Cooperativi).
Il precedente Parlamento ha consentito di scrivere in modo collaborativo la riforma. Il testo della legge 49/2016 è un testo in linea generale equilibrato, che nel definire l’originale figura del Gruppo Bancario Cooperativo man tiene in capo alle singole BCC e Casse Rurali - azioniste e proprietarie della Capogruppo cui aderiranno – la licenza bancaria individuale e un grado di autonomia in funzione del proprio livello di rischiosità , confermandone le caratteristiche di impresa cooperativa (voto capitario, destinazione di almeno il 70% degli utili a riserva, ecc.).
Alle Capogruppo il ruolo di direzione e coordinamento delle banche aderenti, al fine di consentir e loro di svolgere sempre meglio, con vincoli anche giuridici di solidarietà, la propria missione tradizionale. 1 Negli ultimi dieci anni il patrimonio delle BCC è cresciuto dai 18,4 miliardi del 2009 ai 19 miliardi e 42 5 milioni di fine 2017 (+5,43%). Inoltre, il patrimonio delle Banche di secondo livello, future capogruppo dei nuovi Gruppi Bancari Cooperativi, nello stesso periodo è passato da 1 miliardo e 238 milioni a 2 miliardi e 871 milioni. Il numero dei soci è cresciuto di circa il 37% (oggi a 1 milione e 263 mila ). Sono cresciute anche tutte le quote di mercato nel credito : del 3,7% per le imprese fino a 20 dipendenti; dell’1,8% per le imprese artigiane; del 2,5% per le famiglie produttrici; di oltre il 3% per le imprese del “terzo settore”. Nel solo ultimo quinquennio, invece, le BCC hanno immesso nei circuiti economici finanziamenti netti (erogazioni al netto di rimborsi ed estinzioni) per 8,5 miliardi di euro.1
L’ applicazione della riforma, e la sua oggettiva complessità, hanno invece generato qualche tensione interna al sistema e creato, in riferimento ad alcuni ambiti regolamentari, preoccupazione per la tenuta dello stesso modello di banca cooperativa e mutualistica. L’attuale Governo e l’attuale Parlamento hanno a cuore le banche di territorio e lo hanno mostrato di recente con l’intervento normativo che ha apportato alcune modifiche e miglioramenti alla Legge 49/2016 (attraverso il cd. “decreto milleproroghe ” convertito nella Legge 108/2018) .
Il Credito Cooperativo ha apprezzato questa particolare attenzione. Vi è ora la necessità di procedere speditamente verso una attuazione piena e coerente della riforma - pur tenendo conto di precise e limitate specificità territoriali - e senza creare alcuna incertezza e instabilità in una fase economica complicata dalle tensioni tra i sottoscrittori del debito italiano. Ben vengano, quindi, correttivi che possano ulteriormente migliorare la struttura stessa della riforma, ma senza destabilizzare il sistema. Lo spirito ed i legami di solidarietà della categoria non possono venir meno. Si tratta di una solidarietà “obbligata” perché comune e specifico per tutte le BCC, Casse Rurali e Casse Raiffeisen è il quadro normativo che ne regola l’attività. La solidarietà fra le BCC non può venire meno se non al prezzo di un indebolimento generale del sistema , con grave danno per la tenuta del tessuto economico e sociale del Paese - in questo senso ricordando anche come le BCC e Casse Rurali siano “palestre” di democrazia economica e di partecipazione - nonché alla possibilità di continuare a sostenere efficacemente famiglie ed imprese.

Fonte: Federazione Italiana delle BCC-CRA

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