Rifiuti, Fondazione Caponnetto in commissione. Giannarelli: "Toscana colonizzata dalla mafia"
“Oggi non si può più dire che la Toscana non è terra di mafia. È sbagliato. Oggi si deve dire che la Toscana è diventata terra di criminalità organizzata ed è in parte colonizzata dalla mafia”. È quanto dichiara in“commissione d’inchiesta in merito alle discariche sotto sequestro e al ciclo dei rifiuti”, guidata da Giacomo Giannarelli (M5s), il presidente della fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri.
Sul tavolo, illeciti e infiltrazioni mafiose nel settore dei rifiuti, analizzati da chi sulla mafia ogni anno organizza un vertice riunendo persone impegnate nella lotta al fenomeno e parla di legalità ai giovani attraverso incontri nelle scuole. “Il nostro compito non è indagare ma produrre analisi, censire situazioni di rischio e ancora aperte, perché fotografare la realtà spesso anticipa l’azione della Magistratura” continua Calleri.
E sul traffico dei rifiuti in Toscana, meglio sullo “sversamento” nella nostra regione, il presidente della fondazione è chiaro: “La storia ci dice che i primi accordi tra massoneria, casalesi e imprenditori sono stati siglati qui. A Viareggio e a villa Wanda in provincia di Arezzo, residenza di Licio Gelli”.
Citando l’ultimo rapporto fatto dalla fondazione, il presidente ricorda che la presenza più capillare sul territorio toscano è quella di stampo camorristico, con attività consolidate a livello locale e insediamenti significativi in provincia di Pisa, in Versilia, nel Valdarno aretino e nella provincia di Prato. I casalesi risultano essere un clan “molto attivo” nel business e tra i settori di riferimento ci sono quello conciario ed edile. Tuttavia Calleri avverte che “non esiste una sola organizzazione che smaltisce i rifiuti” e cita i catanesi.
Il tema deve essere affrontato mettendo in campo una serie di “controlli innovativi a tappeto” e tra questi si ritiene fondamentale intervenire al momento della chiusura dei cantieri “di qualsiasi genere, ma rilevanti per dimensione”, avverte, e “prima dell’ultima tranche di pagamento”.
Insieme a Renato Scalia, membro dell’ufficio di presidenza della fondazione, ex poliziotto che si è occupato di antiterrorismo e ha lavorato alla Dia di Emilia e Toscana, dichiara che le mafie nella nostra regione sono state“sottovalutate per troppo tempo” ed esiste una “responsabilità civile che viene prima di quella eventualmente politica”. Sollecitati entrambi su un “modello che può limitare al minimo le infiltrazioni”, Calleri propone di richiedere l’informativa antimafia per tutte le autorizzazioni”. “La certificazione si aggira e non permette di ricostruire la storia delle diverse società” spiega. E come ultima, ma più importante misura di contrasto, dice: “parlare del fenomeno, non continuiamo a essere ‘auto-omertosi’ per paura di affrontare la verità”.
“Quanto emerso oggi è uno stimolo ancora maggiore ad indagare e proporre elementi utili alla redazione di atti regionali non più procrastinabili” dichiara il presidente della commissione Giacomo Giannarelli (M5s), “Parlare di mafia e criminalità organizzata in Toscana oggi significa abbattere il muro dell’auto-omertà; così lanciamo un segnale forte a tutti i cittadini che credono nella legalità” continua.
Anche il vicepresidente Francesco Gazzetti (Pd) ritiene l’incontro proficuo e chiede che agli atti sia inserito anche il secondo rapporto su criminalità organizzata e corruzione in Toscana presentato in Consiglio lo scorso 23 ottobre.
La fondazione di studi sulla mafia è stata fondata nel giugno del 2003 a Firenze a sei mesi dalla morte del giudice Antonino Caponnetto su idea della vedova Elisabetta, di Salvatore Calleri e di alcuni amici.
Ha creato centri di studio e analisi sulla mafia in Italia e all'estero. Con la fondazione Mediterraneo ha dato vita all’Omcom (osservatorio mediterraneo criminalità organizzata e mafia).
Ha siglato un protocollo d’intesa con il generale di brigata dell’Arma Giuseppe Vadalà, commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale.
Fonte: Consiglio regionale della Toscana - Ufficio Stampa