A Night in Kinshasa, Federico Buffa racconta il match Ali-Foreman a Pontedera
Venerdì 23 novembre al Teatro Era di Pontedera, nell’ambito della Stagione 18.19 del Teatro Era, arriva A night in Kinshasa con Federico Buffa, noto giornalista e telecronista sportivo. Nell'autunno del ‘74 in Africa, a Kinshasa, il dittatore Mobutu regalò ai suoi sudditi il match di boxe del millennio per il titolo mondiale dei massimi tra lo sfidante Muhammad Ali e il detentore George Foreman. "È un incontro epocale che va al di là della boxe, un incontro che parla di riscatto sociale, di pace, di diritti civili".
E da lì parte il racconto di Federico Buffa, A night in Kinshasa, giornalista sportivo che si è imposto all'attenzione del pubblico per la capacità di trasmettere le storie dei campioni e degli eventi sportivi. All'interno della cornice visionaria della regista Maria Elisabetta Marelli, oltre a Buffa, in scena il pianoforte di Alessandro Nidi e le percussioni di Sebastiano Nidi.
Oltre alla sua attività di telecronista di basket e commentatore sportivo, Buffa ha condotto alcune trasmissioni antologiche sempre a tema sportivo, nelle quali ha dimostrato - secondo Aldo Grasso - di "essere narratore straordinario, capace di fare vera cultura, cioè di stabilire collegamenti, creare connessioni, aprire digressioni" in possesso di uno stile avvolgente ed evocativo.
Una produzione Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano e un progetto MISMAONDA.
'Da Louisville a Indianapolis a Cincinnati, percorrerò il Tennessee, la Florida e il Mississipi e mostrerò ai neri d'America che i loro antenati sono in Africa. Dio mi ha prescelto, la boxe è solo il mezzo con cui racconterò l'Africa alla mia gente, sono sicuro che non ne sanno niente, anch'io non ne sapevo niente. Sarò il ponte tra l'Africa e l'America. Devo battere George Foreman!'
Autunno del 1974, Kinshasa, Zaire.
Il dittatore Mobutu regala ai suoi sudditi il match di boxe del millennio per il titolo mondiale dei massimi, tra lo sfidante Muhammad Ali (Cassius Clay, prima della conversione all'Islam) e il detentore George Foreman. Ali ha 32 anni, l’altro 25. Sono entrambi neri afroamericani, ma per la gente di Mobutu, Ali è il nero d’Africa che torna dai suoi fratelli, George è un nero non ostile, complice dei bianchi. Tanta gente assedia lo stadio dove ci sarà il match e grida «Alì boma yé», Alì uccidilo.
"È un incontro epocale che va al di là della boxe, un incontro che parla di riscatto sociale, di pace, di diritti civili. E nella consueta sinfonia di contraddizioni che è la storia di Muhammad Ali, il paradosso è che l'incontro simbolo della libertà, ha luogo in un paese oltraggiato prima dal colonialismo, poi da una dittatura che sarebbe durata trent’anni e poi ancora dalla guerra". Ali torna nella terra dei suoi avi, a riscoprire le sue origini. 'Sono africano, l'Africa è la mia terra. Da lì veniamo'.
Sta nelle strade, va negli ospedali, incontra i bambini. Decide di poter trasmettere quello che ha visto ai neri d'America, agli emarginati, a quelli senza sussidi che non hanno coscienza di se stessi. Vuole stare in mezzo ai drogati, ai disperati, alle prostitute. Questo racconta ai giornalisti". E da lì parte il racconto di Federico Buffa, giornalista sportivo che si è imposto all'attenzione del pubblico per la straordinaria capacità di raccontare le storie dei campioni e degli eventi sportivi.
Una narrazione sincopata, tenuta “sulle corde” da una serrata partitura musicale scritta ed eseguita al pianoforte da Alessandro Nidi e ritmata dalle percussioni di Sebastiano Nidi, all'interno della cornice visionaria della regista Maria Elisabetta Marelli. "Ali dopo quella lunga notte a Kinshasa si sente finalmente libero, ha un sogno nuovo in cui credere. È libero perfino di rappresentare l'America: l'America è tutta per lui. Il mondo intero lo è. La storia della dittatura di Mobutu sarà ancora lunga, ma all'alba di quel nuovo giorno i congolesi festeggiano come in una purificazione, colmi di speranza e grati a quell'uomo che da solo aveva sconfitto il sistema".
Scrive Maria Elisabetta Marelli, regista dello spettacolo: “Un ring prende forma sulla scena, corde tese sulla quarta parete. Ė lo stacco deciso che ancora oggi l'umanità pone sul tema aperto dei diritti civili. Federico Buffa, con la straordinaria capacità di trasmettere l'umanità che sta dietro ogni suo racconto, mettendo al primo posto - sempre - lo spettatore, narra le vicende di una sfida che è stata sì un incontro di boxe ma soprattutto il simbolo dell'inizio di una presa di coscienza su alcune tra le tematiche più sentite del secolo scorso. Tematiche che oggi più che mai si ripresentano, in nuovi scenari, sempre intrise della medesima irragionevole assenza di pudore. Violenze nei confronti dell'umanità, della ragione, della giustizia.
Gesti plateali esibiti fuori contesto riscontrano seguito e pensiero. E il mondo sportivo si conferma attento e presente. Allora la battaglia era per l'integrazione degli afroamericani, era contro la guerra, era contro gli abusi politici subiti dall'uomo incolpevole, inerme e ancor più spesso inconsapevole. Lui, Muhammad Ali, il combattente più forte di tutti, quello che della lotta ha fatto la propria vita, non ci sta a combattere per ferire, oltraggiare, imporre il potere. Aspetta, conducendo la sua battaglia lontano dalla violenza, delineando la strategia necessaria perché possa prendere corpo una vittoria consapevole.
Alessandro Nidi partecipa alla grammatica del racconto aderendo profondamente con il suo contributo di autore e interprete delle musiche, inserendosi nella narrazione con percorsi emozionanti e sofisticati che riportano il pianoforte alla sua voce primordiale, in un dialogo costante con la narrazione di Federico Buffa e le percussioni di Sebastiano Nidi.
La purezza della tradizione classica si unisce alla ricerca riuscita di uno spazio di ascolto teso alla radice del timbro acustico e vitale dello strumento, con soluzioni che attingono alla tecnica contemporanea: l’intervento sulle corde del pianoforte, l'impiego di battenti e un utilizzo originale della microfonazione e del sound design. Attraverso un viaggio geografico musicale, i due musicisti e il narratore si fanno strumento unico e il testo partitura per voce e suoni, espressa sulla scena da Federico Buffa, che penetra il ritmo musicale del testo in un dialogo incessante, crescente, con Alessandro Nidi col quale instaura complicità e inventiva che si riversano sul pubblico in pura energia.”
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