Gonfalone d’argento a Vera Vigevani Jarach, madre di Plaza de Mayo
Un lungo applauso ha accompagnato l’ingresso di Vera Vigevani Jarach nella sala Gonfalone di palazzo del Pegaso. Sorretta al braccio dal presidente dell’Assemblea, Eugenio Giani, ha attraversato le fila di persone in piedi e si è lasciata sistemare al centro in attesa di ricevere il più alto riconoscimento del Consiglio regionale.
È iniziata così la cerimonia di conferimento del gonfalone d’argento alla giornalista e scrittrice italiana, residente in Argentina, militante della Memoria e madre di Plaza de Mayo-Linea Fundadora.
Una cerimonia voluta fortemente dal consigliere toscano Tommaso Fattori per celebrare l’impegno “instancabile di una donna straordinaria che ha saputo trasformare il dolore e la violenza subiti in una tenace opera di educazione verso i giovani”. “L’impegno di Vera è tangibile. Trasmette il fermo tentativo di impedire che la storia si ripeta”, ha dichiarato Fattori. “Coltivare la memoria è importante non perché semplicemente dobbiamo sapere cosa è accaduto, ma per cogliere nel presente i segni di nuove forme di razzismo”, ha continuato, affermando che il Gonfalone “non è solo per Vera ma per tutte le madri di Plaza de Majo che insieme a lei sono riuscite a tenere vivo il ricordo di ragazzi e ragazze che la dittatura militare argentina ha cercato di cancellare”.
A questa “potenza femminile non violenta” il presidente del Consiglio regionale ha rivolto un sincero ringraziamento: “Vera è un simbolo, una figura emblematica di quello che significa la lotta per la libertà e per la democrazia. Traduce e trasmette i valori più autentici della Toscana” ha detto ricordando che nel 2015 partecipò al Treno della Memoria dimostrando una volta di più il suo “caparbio impegno verso i giovani”. Giovani peraltro numerosi alla cerimonia a cominciare dal molti esponenti del parlamento degli studenti, compreso l’ex presidente Bernard Dika, oggi rappresentate del Consiglio regionale nel cda dell’unico parco nazionale della Pace in Italia a Sant’Anna di Stazzema.
“Ho tante cose in Italia. Continuo ad essere italiana, non ho mai preso la cittadinanza argentina, ma la Toscana è un plus quindi è un grandissimo onore ricevere questo riconoscimento”, ha detto Vera Vigevani. Da circa un mese nel nostro Paese, ha passato le settimane spostandosi di città in città e di scuola in scuola: “Ho incontrato ragazzi delle medie, delle superiori e anche delle elementari”, ha detto parlando di conoscenza di verità e giustizia, di conservazione della memoria. “Verso i giovani ho impegni forti: mai più il silenzio, mai più l’indifferenza”, ha affermato decisa ma col sorriso.
“Nella mia vita ci sono state due terribile tragedie”, ha ricordato. Il nonno morto ad Auschiwitz e la figlia, uccisa in Argentina negli anni della dittatura militare. Entrambe le perdite sono “senza tomba” perché la diciottenne Franca fu vittima del cosiddetto volo della morte, quella orrenda pratica di sterminio che ha letteralmente spazzato via una generazione argentina. In trentamila sono stati gettati dagli aerei militari nelle acque del Rio de la Plata, era “uno dei tanti metodi usati”, ha detto Vera Vigevani. E nel ricordare i “molti tipi di persecuzione ancora in atto”, ha esortato a “fare qualcosa appena ne riconosciamo i primi sintomi. Mai guardare dall’altra parte ma essere partecipi, essere buoni cittadini. Si capisce quando si deve intervenire. Le analogie col passato sono molte”, ha concluso.
Fonte: Consiglio regionale della Toscana