Neuroscienze e ingegneria: tecnologie indossabili per migliorare la salute delle persone
Trasmettere una carezza da una parte all’altra del mondo, progettare tecnologie indossabili per migliorare la salute delle persone. È la nuova frontiera senese frutto della collaborazione tra neuroscienze e ingegneria che vede lavorare fianco a fianco il SibinLab, Siena Brain Investigation and Neuromodulation Lab, diretto dal professor Simone Rossi all’interno del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Neurosensoriali dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese, diretto dal professor Alessandro Rossi, e il SIRSLab, SIena Robotics and System Lab, diretto dal professor Domenico Prattichizzo del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Siena.
Ingegneri, medici e ricercatori uniscono le forze per il benessere dei cittadini e per le esigenze di salute di chi ha - o ha avuto - problemi piuttosto gravi di tipo neurologico, dall’ictus alle patologie croniche invalidanti.
«Sviluppiamo interfacce nuove tra robot e uomini per migliorare la qualità di vita delle persone, valutando come il cervello sia in grado di riadattarsi plasticamente a queste componenti del corpo del tutto nuove – commentano i professori Simone Rossi e Domenico Prattichizzo -. Alcuni dispositivi possono avere importanti ricadute anche in ambito didattico, come gli anelli o i ditali indossabili che consentono l’autopalpazione dei noduli al seno, che possono essere molto utili per gli studenti di Medicina. Da questa sinergia nascono anche prototipi innovativi indossabili tra cui il sesto dito robotico, cavigliere vibranti per migliorare il passo nei pazienti parkinsoniani, o braccialetti per guidare persone ipovedenti, dispositivi per il social jogging, braccia robotiche per chi ha handicap motori».
In dettaglio, «il sesto dito robotico, attualmente in sperimentazione clinica, è una protesi robotica che si adatta a qualsiasi tipo di superficie e spessore e consente di afferrare gli oggetti grazie ad un controllo remoto – aggiunge il professor Prattichizzo –. Il dispositivo ha la finalità di ridare capacità di presa a chi ha perso la mobilità e la forza di un arto a causa di una patologia invalidante, come un ictus. Un esempio? Un nostro paziente appassionato di vela che aveva perso l’uso di un braccio è riuscito a tornare in barca, realizzando un sogno».
Sviluppato anche un braccio robotico che si muove e risponde agli impulsi dei muscoli della fronte, tramite un piccolo dispositivo collegato alla testa. «Per chi è colpito da malattia di Parkinson – aggiunge Simone Rossi - abbiamo sviluppato anche uno speciale tipo di cavigliere in grado di restituire un corretto ritmo di cammino alla persona che le indossa. Un dispositivo nato soprattutto dall’esigenza di salvaguardare i malati di Parkinson da eventuali rischi di cadute, dato che l’impulso fornito dalle cavigliere permette loro, in molti casi, una costante e pressoché regolare deambulazione. Un altro dispositivo del genere, chiamato ‘Tactile Angel’, permette di orientare le persone ipovedenti a distanza sui percorsi da fare».
Il futuro del Sirslab, con la collaborazione del SibinLab, però guarda ancora oltre: la nuova linea di ricerca è quella della realtà virtuale e aumentata che risponde agli stimoli del tatto, in modo da riuscire a registrare le emozioni e a riprodurle. «Permettere alle persone di trasmettere un’emozione, realizzando una specie di “Instagram del tatto”, è un progetto ambizioso a cui stiamo lavorando. Inoltre - conclude Prattichizzo - contribuire a migliorare la qualità di vita delle persone, in modo che si riapproprino anche delle più semplici attività quotidiane, è per noi la soddisfazione più grande».
Fonte: Policlinico Santa Maria alle Scotte