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Chiesa e soccorso agli Ebrei, una storia speciale arriva da Firenze

C’è una storia speciale di solidarietà che attraversa le pagine dolorose delle persecuzioni ebraiche del 1943-1944 in Italia. È quella che viene scritta aFirenze dove, grazie alla scelta coraggiosa del cardinale Elia Dalla Costa e di un gruppo di esponenti del laicato cattolico, nasce una vera e propria rete di soccorso nei confronti di uomini, donne e bambini diventati preda di una persecuzione belluina.

Questa storia viene approfondita nel volume La Chiesa fiorentina e il soccorso agli ebrei (Luoghi, istituzioni, percorsi 1943-1944), curato da Francesca Cavarocchi ed Elena Mazzini e voluto dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea.

Il libro è stato presentato alla stampa questa mattina nella sede dell’istituto dal direttore Matteo Mazzoni, da Elena Mazzini e dalla storica Marta Baiardi, collaboratrice dell’istituto. Con loro due preziosi testimoni, Umberto Di Gioacchino e Guidobaldo Passigli, bambini che furono messi in salvo grazie all’alleanza tra la Chiesa cattolica e le organizzazioni ebraiche.

“Questa ricerca risponde alla necessità di restituire verità alla storia, anche a fronte di certe attuali tendenze negazioniste – ha sottolineato Mazzoni - Fu una questione di scelta, ci furono italiani che scelsero di proteggere e difendere, senza curarsi di identità, religione, costumi. Altri invece denunciarono amici e conoscenti. E i fascisti furono soggetti attivi nella deportazione e nel progetto di morte che perseguiva”.

“Decisivo e singolare è il patto di collaborazione tra la diocesi e la Delasem (Delegazione per l’assistenza degli emigranti ebrei), l’organizzazione ebraica attiva anche nel resto d’Italia che entra in clandestinità dopo l’8 settembre – ha spiegato la curatrice Mazzini - A Firenze, come a Genova, diversamente dalle altre città italiane, si forma un comitato misto di cattolici ed ebrei che organizza la protezione, gestisce i nascondigli, provvede alla sussistenza”. La rete era collegata anche all’attività partigiana del Partito d’Azione e alla Chiesa Valdese.

Le curatrici ricostruiscono, con dovizia di particolari umani e storici di valore inestimabile, la mappa dove sono segnalati ben 42 luoghi di rifugio nell’area urbana di Firenze. Luogo per luogo, nome per nome viene recuperata l’intera memoria di quei mesi in cui follia disumana, disperazione, solidarietà e coraggio si intrecciano. L’impegno di protezione riguarda molte famiglie della comunità ebraica fiorentina ma anche diversi profughi arrivati a Firenze dal nord Italia e da Oltralpe, in particolare dalla Francia.

“Storie come quella di Guidobaldo Passigli e Umberto di Gioacchino non sarebbero venute alla luce senza il contesto della ricerca documentaria intrecciata con le fonti di memoria”, ha aggiunto Marta Baiardi, che ha curato la raccolta e l’analisi delle oltre 70 memorie di ebrei fiorentini.

Caritas e potestas - È la Chiesa della caritas e non certo quella della potestas, che scrive questa pagina di storia. La solida rete di assistenza e protezione è composta da parrocchie, conventi e monasteri. Parroci, religiose e monache - le donne avranno un ruolo da vere protagoniste - aprono le porte delle loro comunità.

Storie di salvezza - Tra i nomi dei bambini messi in salvo ci sono anche quelli di Umberto Di Gioacchino (1941) e di Guidobaldo Passigli (1939). Umberto Di Gioacchino fu protetto nel Convento delle suore di Santa Marta a Settignano, convitto e orfanatrofio guidato da madre Benedetta Vespignani. Rimase in convento dal 6 novembre 1943 all’aprile 1944, quando un’amica cattolica dei genitori andò a prenderlo per condurlo nel loro nascondiglio presso Colle di Compito in provincia di Lucca.

Per Guidobaldo Passigli, sua nonna Daria Modena Mondolfi, a cui si aggiunse dopo qualche mese la madre Albana Mondolfi Passigli si aprirono le porte dell’Istituto delle suore del patrocinio di Perugia, in via del Guarlone, guidato da suor Rosaide della Madonna di Pompei (Vincenza Orlando). Era stato il parroco di Grassina, don Dino Vezzosi, a indirizzare Albana Mondolfi a quel luogo. Entrambe le donne vestivano l’abito delle suore.

I protagonisti - Il coinvolgimento della Chiesa fiorentina nel soccorso agli ebrei inizia intorno alla metà di settembre 1943, quando il cardinale Elia Dalla Costa viene contattato dagli esponenti della Delasem locale, impegnata nell’assistenza dei profughi giunti nel capoluogo toscano da vari paesi dell’Europa occupata e costretta alla clandestinità all’indomani dell’armistizio. Dalla Costa accetta di collaborare e delega al suo segretario, monsignor Giacomo Meneghello, il ruolo di referente arcivescovile per il comitato di soccorso ebraico-cristiano. La Curia diventa così, tra fine settembre e ottobre, luogo di prima accoglienza specie per gli ebrei profughi dalla zona di occupazione in Francia. Fra gli esponenti ebrei del comitato c’erano Raffaele Cantoni, il rabbino capo Nathan Cassuto, Matilde Cassin, Hans Kahlberg, le sorelle Wanda e Luciana Lascar, Aldo Tedeschi, Giuliano Treves, e Joseph Ziegler, tra i cattolici c’erano don Leto Casini, parroco di Varlungo e padre Cipriano Ricotti, domenicano del convento di San Marco.

Presentazione il 26 novembre - Il volume sarà presentato lunedì 26 novembre 2018, alle ore 16,30 nella sala convegni della Fondazione biblioteche della Cassa di risparmio di Firenze (via Bufalini, 6). L’introduzione è affidata a Donatella Carmi (vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio), Felice Neppi Ventura (presidente dell’Associazione ebraico-cristiana) e Simone Neri Serneri (presidente dell’Istituto storico della Resistenza). Seguono gli interventi di Daniele Menozzi (Scuola superiore Normale di Pisa), Valeria Galimi(Università di Milano), Paolo Zanini (Università di Milano). Il testo, pubblicato da Viella Edizioni con la presentazione di Giulio Conticelli, contiene i contributi di Gilberto Aranci, Marta Baiardi, Bruna Bocchini, Anna Foa, Renato Moro, Liliana Picciotto e Ida Zatelli. La pubblicazione è stata realizzata con il contributo del ministero per i Beni e le Attività culturali, della Fondazione Cassa di risparmio di Firenze e dell’Amicizia ebraico-cristiana di Firenze.

Fonte: Ufficio stampa

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