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Epatite C, debellarla in Toscana in 3 anni: iniziativa Aifa

Danilo Tacconi

Siena – Un Programma nazionale dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) per debellare in tre anni l’infezione da HCV (Epatite C) con la ridefinizione dei criteri per decidere quali pazienti sottoporre al trattamento con i nuovi farmaci antivirali: non solo per i pazienti con malattia epatica severa da HCV, ma la cura viene estesa e offerta anche a tutti i portatori di infezione, indipendentemente dal grado di severità di malattia. La decisione è stata presa grazie alla disponibilità di farmaci in grado di eradicare l’infezione con breve trattamento (2-4 mesi) e senza significativi effetti collaterali e all’evidenza che il controllo delle malattie HCV correlate (ottenuto grazie all’eliminazione del virus) si associa ad una significativa riduzione di morbilità e mortalità.

La Regione Toscana ha pienamente recepito il Programma e ha deciso di varare un Progetto triennale per il controllo dell’epatite cronica C in Toscana. Sono circa 18.500 i soggetti in Toscana con infezione da HCV non ancora trattata (oltre 6600 pazienti sono stati trattati fra il 2015 e il 2017 in base al primo Piano AIFA).

I medici di famiglia indirizzeranno tutti gli assistiti con infezione da virus dell’epatite C presso un Centro autorizzato al trattamento. Il Centro procederà quindi con la valutazione del paziente richiesta dal registro AIFA e con il suo inserimento in cura.

“Questa è una grande occasione e opportunità per tutti i pazienti affetti da questa malattia – commenta Danilo Tacconi, responsabile Medicine Specialistiche Azienda Usl Toscana Sud Est - che secondo i propositi della Regione Toscana potrà essere eradicata in pochi anni con un trattamento medico innovativo, facilmente attuabile e ben tollerato”.

La delibera della Regione Toscana è in linea con quelli che sono gli obiettivi del Piano Nazionale, dell’Agenda Europea e degli obiettivi OMS per l’eradicazione delle epatiti (B e C).
Rimane ancora il problema del “sommerso”(tipico delle malattie virali croniche come anche l’HIV) cioè una certa fascia di popolazione affetta dall’infezione che non conosce il proprio stato o non si è ancora rivolta dallo specialista, è per questo che sono stati coinvolti i medici di famiglia cercando di arrivare anche ad una promozione attiva della diagnosi, con l’esecuzione del test in chi ha alterazione degli esami epatici o presenta fattori di rischio per l’infezione. Una volta identificati dovranno essere indirizzati presso un centro prescrittore con una richiesta specifica con la quale potranno fare la prenotazione attraverso il CUP.

Il trattamento precoce dell’infezione da epatite C risulta ancora più efficace e meno costoso che se la terapia viene ritardata nelle fasi avanzate, oltre ad avere dei vantaggi economici nel lungo termine perché si riduce in maniera significativa il rischio di evoluzione della malattia con le relative complicanze (cirrosi, epatocarcinoma, scompenso epatico, ecc).
“Possiamo oggi affermare - continua Tacconi- che l’impatto della terapia con i nuovi farmaci (DAA) consente di ridurre anche la frequenza di manifestazioni extra-epatiche tra cui: crioglobulinemia, vasculiti, diabete di tipo 2, affaticamento, disturbi cutanei e renali”.
Curare precocemente l’epatite C ha vantaggi oltre che per lo stesso paziente anche per la salute pubblica, con una riduzione sul carico economico pubblico della spesa per la malattia (costi diretti e indiretti quest’ultimi dovuti alla perdita di produttività e assenteismo) e una progressiva, fino alla scomparsa, riduzione della trasmissione e quindi dei nuovi casi di epatite.

Fonte: Asl Sud Est

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