Ridere fa bene, il nuovo volume Cesvot sul circo sociale
“Ridere fa bene. Esperienze e riflessioni sul circo sociale”, questo il titolo del nuovo volume pubblicato da Cesvot e dedicato alle arti circensi come pedagogia sociale. Il libro nasce dall’attività dall’associazione Carretera Central di Siena che dal 2008 porta avanti in America Latina e Medio Oriente progetti di circo sociale e che nel 2013 ha ideato Circomondo - Festival del Circo Sociale. Come racconta nel libro l'autrice Ilaria Colò, volontaria dell'associazione Carretera Central, il circo sociale è una pratica di vita e un metodo pedagogico che si sviluppa negli anni '60 e trova la sua espressione più significativa in Brasile, dove fino ad oggi sono stati coinvolti nelle arti circensi quasi 10mila "meninos de rua", ragazzi di strada.
"Il circo sociale – scrive Ilaria Colò - produce un grande impatto sulla realtà sociale accogliendo tutte/i le/i bambine/i e le/i giovani in situazioni problematiche, allontanandoli così dalla strada e inserendoli in un ambiente adeguato alla loro giovane età. Coloro che non possono fare del circo la loro fonte di sostentamento hanno comunque la possibilità di fare un’esperienza di grandissimo valore, un’esperienza che porta queste/i ragazze/i a guardare in modo positivo al futuro, aumentando la loro autostima e la fiducia nelle loro capacità. Il circo sociale non è destinato solamente ai giovani, ma estende la sua azione anche alle loro famiglie, le quali vengono costantemente coinvolte nelle attività dei figli".
Quella del circo sociale è una realtà molti viva anche nel nostro Paese. Secondo il Registro dei Progetti di Circo Sociale, promosso dall’associazione Giocolieri e Dintorni, in Italia esistono almeno 25 realtà di circo sociale: il libro “Ridere fa bene” ne racconta 12, tra esperienze italiane e straniere. Nel nostro Paese le più note sono senz’altro a Roma e Napoli, come il Circo Corsaro, una vera e propria scuola di arti circensi nata nel 2006 a Scampia e che negli anni è arrivata a contare fino a 130 allievi, tra ragazzi provenienti dal quartiere di Scampia e dai vicini campi rom.
"Il circo mi ha aiutato a uscire da una vita molto difficile”, racconta Marco, 19 anni che, nato nel quartiere napoletano di Barra, ha scoperto da adolescente l’arte circense grazie alla cooperativa sociale Il tappeto di Iqbal. “Adesso sto imparando ed ho capito che il divertimento può esistere anche come cosa normale e non solo con l’uso di stupefacenti. Mi ha tirato Giovanni dentro, chiamandomi e venendomi a prendere per strada e ho imparato da lì. Il mio sogno è di diventare un trapezista".
Grazie a questa e ad altre testimonianze, dal volume “Ridere fa bene” emerge bene la forza del circo sociale come strumento per combattere l'emarginazione e il disagio giovanile perchè offre a bambini e ragazzi, che vivono ai margini delle nostre società, un'opportunità di riscatto, un'occasione di accoglienza, socialità e crescita personale.
“Un caro amico ha scritto che il circo sociale è libertà”, racconta nella premessa al libro Adriano Scarpelli, presidente dell’associazione Carretera Central. “Forse si tratta della definizione più bella. Libertà di poter vivere una vita dignitosa, libertà di non dover vivere nella paura, libertà di poter avere un’infanzia felice, libertà di essere cittadini e non sudditi, libertà di poter sognare un futuro a colori, libertà di essere bambine e bambini e adolescenti che ci sorridono felici, libertà di non morire affogati in mezzo al mare o per mano di una mafia o a causa di una droga, libertà di non essere discriminati perché si ha un handicap. Libertà di poter costruire un mondo migliore”.
Il volume "Ridere fa bene" è consultabile gratuitamente in formato pdf sul sito Cesvot, previa registrazione all'area riservata MyCesvot.
Fonte: Ufficio stampa