Consiglio regionale, affrontate crisi aziendali. Radici culturali non riconosciute in Statuto
No al riconoscimento in Statuto delle radici culturali della Toscana
E’ stata respinta una proposta di legge dal titolo “Riconoscimento delle radici culturali della Toscana”, presentata dai consiglieri regionali del gruppo Lega, che chiedeva una modifica all’articolo 3 dello Statuto della Regione Toscana. La proposta ha, infatti, ricevuto ventinove voti contrari, sette voti favorevoli e un astenuto.
Come ha spiegato il presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd), illustrando il provvedimento in Aula, l’atto chiedeva di introdurre l’ispirazione “ai principi di civiltà cristiana e alle tradizioni di laicità e di libertà di scienza e di pensiero” e sottolineava che la Regione “opera per la valorizzazione delle identità storiche, culturali e linguistiche della propria comunità, al fine di realizzare il pieno sviluppo della persona e dei principi di libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà, rispetto della dignità personale, dei diritti e dei doveri umani”. Bugliani ha comunicato che in Commissione l’atto era stato respinto con voto contrario a maggioranza.
Elisa Montemagni (Lega) ha spiegato che la richiesta nasce “dal desiderio di evidenziare quello che è stato il percorso storico, culturale e religioso della nostra terra, per far vedere a tutti quello che è la Toscana. Sono elementi che hanno fatto grande la nostra regione. Il passato non va rinnegato, anzi dobbiamo riproporlo per il futuro, che speriamo sia luminoso”.
Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) ha sottolineato che “nessuno è mai riuscito a chiarire che cosa si intenda per radici dell’Europa”. “Non esiste un’identità statica, ogni cultura si è sviluppata facendosi influenzare dalle altre - ha proseguito il consigliere -. Dunque la proposta di legge è insensata e sbagliata, anche perché a me pare che l’intento della Lega sia non tanto valorizzare la cultura Toscana, bensì costruire a tavolino un’identità artificiale da brandire come una clava contro gli altri, gli stranieri. E’ un’operazione culturalmente sbagliata e politicamente pericolosa. Non capisco perché si debba ritenere un bambino mediorientale pericoloso e poi affermare che un altro bambino mediorientale, in un presepe, rappresenta la nostra identità”.
Monica Pecori (Gruppo Misto-Tpt) ha commentato che “oggi è un’altra giornata di ordinaria xenofobia. Il riferimento ai valori cristiani non è stato messo negli atti dell’Europa, perché dopo un lungo dibattito si è deciso che non era possibile, non lo è nemmeno per il territorio toscano. A quale cristianesimo si vuole poi fare riferimento? E siamo sicuri che le radici della Toscana siano cristiane? Gli Etruschi erano politeisti”. “Il nostro ordinamento – ha concluso Pecori – rifiuta scelte aprioristiche di un set di valori e privilegia il confronto e il pluralismo”.
Gabriele Bianchi (M5S) ha annunciato il voto contrario del suo gruppo. “Troviamo riduttivo – ha detto – far identificare la Toscana con le sue radici toscane. La Toscana si è caratterizzata nel corso dei secoli per la presenza di popoli diversi e di culture diverse, e proprio questo l’ha arricchita e resa grande”.
“Chiediamo il riconoscimento delle nostre radici cristiane perché è un fatto evidente, basta guardarsi intorno - ha detto Luciana Bartolini (Lega) -. Le opere d’arte che abbelliscono la nostra regione sono state finanziate in gran parte della Chiesa o si ispirano alla cristianità”.
Anche secondo Roberto Salvini (Lega) “la Chiesa ha influenzato molto la cultura del nostro popolo, è stata per decenni l’elemento identitario per eccellenza. Le chiese nei paesi costituivano il fulcro attorno a cui ruotava la vita di tutti, e gli uomini di chiesa, essendo gli unici a saper leggere e scrivere, hanno tramandato la cultura. Parlare di Toscana escludendo tutto questo è intellettualmente scorretto”.
“Rispettare le proprie radici significa soprattutto rispettare le radici di tutti – ha affermato Serena Spinelli (Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista) –. A quale cristianità vi ispirate? La storia non si può leggere a pezzetti. La nostra istituzione nasce dalla guerra di Liberazione e non può avere nel proprio Statuto elementi che appartengono a tutt’altro periodo storico”.
“Accoglienza, carità, amore per il prossimo, perdono, porgi l’altra guancia: sono questi i valori della Cristianità – ha osservato Paolo Sarti (Sì-Toscana a Sinistra) –. Più che alla cultura delle radici cristiane, la Lega sembra ispirarsi all’incultura delle radici barbare”.
Il consigliere Marco Casucci (Lega) ha ricordato lo scritto di Benedetto Croce su i motivi per i quali non possiamo non dirci cristiani. “Lo spirito che animò nel passato la mozione da noi presentata sull’esposizione del Crocefisso anima oggi questa proposta di legge. Il Crocefisso non è un semplice simbolo religioso, ma esprime i valori di libertà, uguaglianza e tolleranza. Il Cristianesimo non è solo religione, ma anche cultura, sulla quale abbiamo costruito la nostra civiltà”.
“Se questa nostra proposta non passasse, la prossima Festa della Toscana diventerebbe la Festa dell’ipocrisia” ha rilevato Jacopo Alberti (Lega), chiedendo di “smetterla di pensare che la storia della Toscana e d’Italia inizia il 28 ottobre 1922 e si chiude il 25 aprile 1945”.
“Perché proprio la cultura cristiana, in Toscana, dovrebbe essere radice?” ha chiesto Massimo Baldi (Pd), ricordando il dibattito, che si sviluppò con la nascita dell’Unione europea. “Vi invito a chiudere questa parentesi di proposte di modifica statutaria che arrivano a ruota, con il solo obiettivo di rovesciare il normale processo di produzione normativa - ha affermato -. Un dibattito politico in genere si conclude con la produzione di norme. Qui, invece, si producono norme per animare il dibattito politico”.
“Non posso votare questa proposta, ha osservato Francesco Gazzetti (Pd), perché nell’atto costitutivo della mia città, a opera del Granduca Ferdinando I, tra il 1591 e il 1593, si legge: a tutti voi mercanti di qualsivoglia nazione, levantini, potentini, spagnoli, portoghesi, greci, italiani, ebrei, curdi, armeni, persiani e altri, concediamo reale, libero, altissimo salvacondotto e libera facoltà e licenza che possiate venire, stare, praticare, passare e abitare con le famiglie, senza partire, tornare, negoziare la città di Pisa e terre di Livorno”. A suo parere, nel bagaglio di idee che hanno condotto successivamente all’abolizione della pena di morte “c’è anche del salmastro livornese”.
Valentina Vadi (Pd) ha ricordato che Dante Alighieri, nella Commedia, sente il bisogno di ricordare quelli che sono stati i punti di riferimento della sua formazione: la cultura greca, romana, araba. “Non credo possiate mettere in discussione – ha concluso – le radici cristiane di Dante”.
Nella replica Elisa Montemagni (Lega) ha precisato che la proposta di legge fa riferimento anche alla laicità, alla libertà di scienza e di pensiero, di diritti dell’uomo, di dignità personale, di libertà e uguaglianza. “Ammettetelo onestamente - ha dichiarato -. Votate contro perché le radici cristiane sono il vostro problema, non il nostro. Volete una Toscana multiculturale”.
Cooperative sociali: inserimento lavorativo soggetti svantaggiati, sì a riforma legge regionale
Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato a larga maggioranza la nuova legge che disciplina i rapporti delle cooperative sociali con gli enti pubblici. L’aula ha espresso 26 voti a favore (Pd, Art.1-Mdp, M5s, Sì-Toscana a Sinistra, Gruppo Misto-Tpt) e 7 voti di astensione (Lega e Forza Italia). Il nuovo provvedimento normativo supera la legge 87/1997, che viene abrogata, tiene conto della recente riforma nazionale del Terzo settore (D.lgs. n.117/2017), conferma il ruolo fondamentale della cooperazione sociale come strumento efficace per favorire l'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e contribuire a una vera integrazione sociale delle persone in difficoltà.
Coinvolgimento delle cooperative sociali, da parte delle amministrazioni locali, nei percorsi di co-progettazione e co-programmazione; riconoscimento del ruolo della cooperazione sociale di tipo b, quelle finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate; introduzione di un sistema di valutazione del progetto di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati; nuovo valore al ruolo della Consulta regionale sulla cooperazione sociale per l’espressione di pareri e proposte in materia di cooperazione e per il monitoraggio sull’efficacia e la qualità dei servizi, ribadendone la necessità di coinvolgimento fin dalla fase di programmazione, progettazione e organizzazione degli interventi e dei servizi alla persona. Questi gli elementi principali della nuova proposta di legge. In particolare, vengono riservate quote dal 3 all’8 per cento al fine di assicurare il diritto di partecipazione delle cooperative sociali e dei loro consorzi alle procedure di appalto e a quelle di concessione.
Il testo è stato oggetto di un profondo lavoro in commissione Sanità, come ha spiegato il presidente Stefano Scaramelli (Pd) nel corso dell’illustrazione in Aula: dopo la fase di ascolto – nei mesi scorsi sono stati sentiti i rappresentanti toscani di Consulta coop, Confcooperative, Associazione generale cooperative italiane (Agci), Cgil, Lega Coop, Coldiretti, Federsolidarietà – e il confronto tra le posizioni dei vari gruppi politici, la proposta di legge presentata dalla Giunta regionale è stata emendata nell’ottica di misure sempre più efficaci per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
“Il lavoro svolto in commissione ha permesso uno scatto in avanti condiviso da quasi tutte le forze politiche verso un testo che può introdurre innovazione”, ha detto Scaramelli. “L’elemento fondamentale è l’obbligo della valutazione e dell’inserimento lavorativo di quelle persone svantaggiate. Soprattutto, facciamo assumere una responsabilità importante al sistema sanitario toscano: per tutti gli appalti che riguardano l’universo del sistema sanitario o sociale, diventa obbligatorio l’affidamento specifico in maniera esclusiva di una fetta, dal 3 all’8 per cento, al mondo della cooperazione sociale”. La cooperazione sociale, ha aggiunto il presidente della terza commissione, “è quel luogo dove il lavoro diventa elemento cardine del valore e dell’identità delle persone”.
“La Toscana, prima in Italia a mettere mano a una legge attesa da 20 anni, rende prioritario l’inserimento lavorativo per contribuire ad una vera integrazione sociale delle persone più deboli. Uno scatto in avanti nel lavoro, un’opportunità in più per le piccole forme di cooperazione che possono crescere ex novo. E la cogenza degli affidamenti riservati alle cooperative ”. Così il presidente della commissione Sanità Stefano Scaramelli definisce la legge che disciplina i rapporti fra le cooperative sociali e gli enti pubblici che ha ricevuto oggi il via libera dall’aula del Consiglio con la sola astensione della Lega. “Grazie agli emendamenti del gruppo Pd – ha aggiunto Stefano Scaramelli illustrando in aula l’atto - dalla mera intenzione si passa alla cogenza normativa. Abbiamo ottenuto di snellire e semplificare i rapporti fra cooperative e pubbliche amministrazioni, adottando misure più efficaci nell’affidamento diretto. Grazie a questo nuovo provvedimento normativo da noi emendato, ci sarà una maggiore valorizzazione e attenzione per i progetti di inserimento lavorativo la cui valutazione da parte delle amministrazioni sarà da oggi in poi obbligatoria. È il lavoro come elemento di dignità, come un diritto fondamentale delle persone, ad essere al centro della nuova legge. Il lavoro che si affianca ai concetti di esperienza vissuta, fatica, soddisfazione e miglioramento stesso dell’uomo, indispensabile come le fondamenta. Un diritto, quello al lavoro, che fra tutti è necessario in particolare per i più deboli o svantaggiati. L’essenza della cooperazione sociale e di questa norma che va loro incontro, risiede proprio nel creare le condizioni affinché le fasce più deboli della nostra società possano emanciparsi. Solo con il contributo e l’impegno di tutti la nostra società può crescere e migliorarsi”.
Nello specifico con gli emendamenti del gruppo Pd si dà maggiore cogenza agli affidamenti riservati alle cooperative sociali aumentando la quota degli appalti da riservare che devono essere fra il 3% e l’8%. “L’obiettivo è – ha concluso Scaramelli - valorizzare e promuovere la funzione delle cooperative sociali che operano con finalità di solidarietà, il benessere e l’integrazione sociale dei cittadini”. Questa nuova legge, attesa da oltre 20 anni, supera la legge 87/1997 che viene così abrogata, tiene conto della recente riforma nazionale del terzo settore e conferma il ruolo fondamentale della cooperazione sociale come strumento di aiuto e sostegno lavorativo per i soggetti svantaggiati.
Soddisfazione per la nuova legge appena approvata è stata espressa in aula anche dai consiglieri del Partito democratico Paolo Bambagioni, Nicola Ciolini e ed Enrico Sostegni . Per Ciolini “Si afferma con forza il diritto del lavoro per tutti. Riservare una quota alle cooperative – ha detto Ciolini in aula- è un segnale importante. Ancora più importante perché ad esprimerlo sono state tutte le forze politiche”. Enrico Sostegni sottolinea l’importanza dell’inserimento lavorativo dei disabili e della cogenza della legge in questo senso. “Un passo avanti fondamentale rispetto al passato – ha aggiunto Sostegni - , che riconosce un ruolo preciso alla cooperative sociali dando opportunità di lavoro alle categorie svantaggiate”. Per Bambagioni “è una buona legge che semplifica la burocrazia per le piccole cooperative sociali e consente di dare aiuti a a persone svantaggiate offrendo un’opportunità di riscatto sociale tramite lavoro”.
Andrea Quartini ha annunciato il voto favorevole del Movimento 5 stelle: “Credo che la nostra Regione faccia davvero un passo avanti a tutela del sistema delle cooperative sociali. C’è stata grande disponibilità e collaborazione per cercare di evitare il rischio monopolistico: sistemi cooperativi giganti avrebbero potuto soffocare sul nascere la libera iniziativa”.
Secondo Serena Spinelli (Art.1-Mdp), che ha sottolineato “l’ottimo lavoro in commissione sulla proposta che proviene dalla Giunta”, c’è bisogno di “distaccarsi da un atteggiamento sempre e costantemente assistenziale nei confronti delle persone che hanno abilità diverse e ridotte. La Toscana lo fa, con questa legge, prima di altre Regioni”.
Il Consiglio regionale ha successivamente respinto la proposta di legge recante disposizioni per favorire la trasparenza tra le società cooperative e la pubblica amministrazione, presentata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, primo firmatario Giovanni Donzelli (ora eletto alla Camera dei deputati e sostituito in Consiglio regionale da Paolo Marcheschi). La proposta di legge intendeva disciplinare l’accesso a contributi, incarichi o finanziamenti “elargiti ovvero transitati dalla Regione Toscana”, riservandolo a società cooperative “che non hanno contribuito direttamente o tramite propri rappresentanti” a partiti, rappresentanti politici o associazioni, fondazioni, giornali e riviste “riconducibili a esponenti o movimenti politici”. Un intervento teso a “garantire la massima concorrenza nell’accesso alla gestione di beni e servizi pubblici e la massima trasparenza nei rapporti tra la politica, la cooperazione sociale e i soggetti coinvolti in entrambi i settori”. La proposta di legge è stata respinta con il voto contrario del Partito democratico, Art.1-Mdp, Sì-Toscana a Sinistra, Gruppo Misto-Tpt, l’astensione del Movimento 5 stelle e il voto favorevole dei gruppi di centrodestra.
Vetreria Egizia di Poggibonsi, mozione in aula
Unanimità in Consiglio regionale, sulla mozione urgente – presentata dal consigliere della Lega Marco Casucci – sulla crisi della vetreria Egizia di Poggibonsi. L’atto impegna il presidente e la Giunta regionale ad assumere tutte le iniziative necessarie “per preservare gli attuali posti di lavoro, promuovendo un tavolo di trattativa tra tutte le parti in causa, per dare un concreto sostegno ai dipendenti e alle loro famiglie”.
Come illustrato in Aula da Casucci: “Abbiamo chiesto alla Regione di aprire un apposito tavolo di trattativa, coinvolgendo tutte le parti interessate; le tempistiche d’intervento sono determinanti per cercare di risolvere tale crisi”. “Occorre trovare una soluzione per preservare i posti di lavoro dei 18 operai e dei 9 impiegati - ha commentato Casucci - La Regione Toscana deve dare un segnale forte su tutte le crisi in atto sul territorio”.
Simone Bezzini (Pd), annunciando il voto favorevole del Partito democratico, ha parlato di “questione delicata e difficile, di una realtà storica del territorio inserita in un contesto particolare”. Il consigliere ha inoltre ricordato che c’è in corso una trattativa, per dare alle istanze dei lavoratori una duplice risposta: recupero degli arretrati da un lato e prospettive per il futuro dall’altro. “Avrei preferito un dispositivo diverso – ha affermato Bezzini – ovvero prima la richiesta di attenzione immediata da parte della Regione, chiamata poi a valutare se convocare o meno un tavolo, ma è giusto approvare una mozione che risponde alla salvaguardia dei livelli occupazionale e della produzione”.
Abbandono minori in auto: dispositivi salva bambino, approvate due mozioni
Due mozioni per intervenire sul tragico fenomeno degli abbandoni dei bambini in auto. Il Consiglio ha approvato i testi degli atti illustrati, rispettivamente, da Irene Galletti (M5S) e da Antonio Mazzeo (Pd).
La mozione M5S muove dal regolamento di attuazione della normativa regionale in materia di educazione e istruzione a proposito dei servizi educativi della prima infanzia (l.r. n.32/2002). Tale regolamento è stato modificato a luglio scorso, con l’intento di introdurre nelle scuole “un sistema di rilevazione delle presenze anche informatizzato dei bambini del nido”. “Abbiamo chiesto la tempestività nella segnalazione della presenza dei bambini” ha spiegato Irene Galletti riferendosi al lavoro svolto in Commissione consiliare lo scorso settembre, considerando “l’importanza di questa comunicazione nella prevenzione del fenomeno dell’abbandono, che spesso avviene nel tragitto casa nido”.
Di qui l’impegnativa della mozione M5S, che chiede alla Giunta di destinare risorse regionali, anche facendo ricorso a fondi statali comunitari, ai Comuni toscani per finanziare o cofinanziare “sistemi idonei che possano tempestivamente agire per prevenire i casi di abbandono involontario di bambini in auto, anche attraverso una campagna informativa sul territorio”. Galletti ha ribadito l’utilità della mozione che, ha detto, non sostituisce l’intervento dello Stato.
La mozione del Pd è stata approvata, anch’essa, all’unanimità. Nel dispositivo impegna la Giunta ad attivarsi presso Governo e Parlamento, oltre che in Conferenza Stato Regioni, perché si possa arrivare in tempi rapidi all’approvazione di una specifica normativa, “finalizzata a rendere obbligatoria l’installazione nelle autovetture di idonei dispositivi salva bambino”. E anche a mettere in atto “ogni iniziativa utile” a sensibilizzare i Comuni affinché si impegnino, di concerto con gli istituti scolastici e con riferimento alle scuole o ai servizi dedicati alla fascia 0-3 anni, a valutare “modalità tempestive di avviso alle famiglie circa l’assenza non comunicata del minore”.
Paolo Marcheschi (FdI) ha espresso il voto favorevole per provvedimenti che “vanno in una direzione che tutti vogliamo”. Ha ricordato però che nel frattempo è stata approvata una legge nazionale: “La legge Meloni approvata all’unanimità il 25 settembre – ha ricordato il consigliere – dispone che dal primo luglio 2019 le macchine con a bordo bambini di età inferiore ai 4 anni dovranno essere equipaggiate con dispositivo elettronico nei seggiolini, per segnalare, in caso di bisogno, la presenza del bambino”. Ora un decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che dovrà essere emanato entro 60 giorni, stabilirà le caratteristiche tecniche del sistema di allarme.
Voto favorevole agli atti e “condivisione dei temi” è stata espressa da Marco Casucci (Lega) : “Ora bisogna produrre fatti e trovare risorse”.
“All’ordine del giorno del prossimo ufficio di presidenza è già stata inserita la presentazione di una proposta di legge con la quale il Consiglio Regionale stanzierà 100mila euro per cofinanziare, insieme alla giunta, un sistema di alert da dare in dotazione a tutti i nidi comunali e convenzionati in modo da ridurre il più possibile il rischio di abbandono di bambini in auto”. È quanto detto questa mattina in aula da Antonio Mazzeo, consigliere regionale PD e membro dell’ufficio di presidenza, intervenendo nella discussione su una mozione, poi approvata all’unanimità, in materia di prevenzione del rischio di abbandono di bimbi in auto.
“Siamo già andati oltre il testo di quella mozione e siamo ormai già nella fase operativa che vedrà anche il coinvolgimento di Anci Toscana – ha spiegato Mazzeo – Possiamo farlo grazie alle risorse che abbiamo recuperato dai risparmi del bilancio del Consiglio e che, anche alla luce degli ultimi drammi che hanno sconvolto la nostra Regione, potranno dare un contributo concreto su un tema di fronte al quale nessuno di noi può rimanere indifferente. Con la giunta che, dietro nostra sollecitazione, aveva già modificato il regolamento sui servizi educativi per la prima infanzia istituendo l’obbligo dal 1° gennaio di rilevare le presenze nei nidi e comunicare le assenze non giustificate, stiamo dunque lavorando per dare risposte concrete alle famiglie toscane. E’ la dimostrazione che non vogliamo perdere tempo ed essere operativi il prima possibile, già fin dall’inizio del prossimo anno. E se questo servirà a salvare la vita anche a un solo bambino, sapremo di aver fatto un buon lavoro”.
Acqua potabile, garanzia di accesso per vivere ai toscani in difficoltà
A Grosseto un nucleo familiare in grave difficoltà socio-economica “si è visto staccare il contatore dell’acqua dal gestore del servizio idrico Acquedotto del Fiora Spa, poiché impossibilitato a pagare un’ingente bolletta che gli era stata recapitata, non essendo stata concessa neppure la possibilità di rateizzazione”. Sì-Toscana a sinistra ha presentato una mozione - approvata dall’Aula all’unanimità - a “garanzia dell’accesso al quantitativo minimo vitale di acqua potabile per i residenti toscani in condizioni socio-economiche disagiate”. Il nucleo familiare, si spiega nel testo dell’atto, facendo riferimento anche a notizie di stampa, è “composto da una giovane coppia con marito invalido al 60 per cento, moglie disoccupata e un’anziana madre con invalidità al 100 per cento e pensione di 280 euro mensili”.
La mozione, presentata da Sì-Toscana a sinistra, primo firmatario il capogruppo Tommaso Fattori, impegna la Giunta regionale “ad attivarsi presso Acquedotto del Fiora Spa e il Comune di Grosseto, peraltro socio della Spa con una quota del 6,43 per cento, per risolvere la vicenda della famiglia grossetana, a fronte di una situazione di grave difficoltà socioeconomica”; ad attivarsi “presso il Governo affinché sia data piena attuazione a quanto disposto dal Dpcm 29 agosto 2016 in materia di diritto al quantitativo minimo vitale giornaliero di acqua potabile”; ad attivarsi “presso i gestori del servizio idrico integrato della nostra regione per impedire la sospensione dell’erogazione della fornitura di acqua nei confronti degli utenti morosi in documentate condizioni socio-economiche disagiate e limitatamente alle utenze domestiche residenziali, al fine di non negare loro l’accesso al quantitativo minimo vitale giornaliero di acqua potabile, quale diritto umano fondamentale”.
I consiglieri di Sì-Toscana a sinistra hanno fatto riferimento al decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, il quale afferma che “il quantitativo minimo di acqua vitale necessario al soddisfacimento dei bisogni essenziali alimentari, igienico-sanitari e di tutela della salute è stabilito in 50 litri al giorno” e che “a coloro che si trovino in documentate condizioni economiche disagiate, il quantitativo minimo vitale deve essere garantito anche in caso di morosità”.
Ferrovie: scongiurare chiusura agenzia nazionale sicurezza di Firenze
Garantire adeguata indipendenza e piena operatività, salvaguardare il presidio dedicato alla sicurezza ferroviaria nazionale, evitare conseguenze per i lavoratori. Sono gli obiettivi contenuti nella mozione presentata dal presidente della commissione Ambiente, Stefano Baccelli (Pd), sulla chiusura dell’Agenzia Nazionale Ferroviaria per la Sicurezza di Firenze (Ansf) che il decreto Genova ha deciso di sopprimere.
Il decreto legge “Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze” istituisce, dal 2019, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa), con sede presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Le attuali funzioni di Ansf saranno dunque attribuite a questa nuova struttura che “succede a titolo universale in tutti i rapporti attivi e passivi al predetto ente e ne acquisisce le relative risorse umane, strumentali e finanziarie”, si legge nel decreto.
Nell’atto, condiviso con la capogruppo Art.1/Mdp Serena Spinelli, si dà conto che l’Agenzia opera a Firenze dal 16 giugno 2008 ha portato avanti “compiti rilevanti” nel settore ed è un soggetto “tecnicamente indipendente rispetto a tutti gli operatori nel campo del trasporto ferroviario”. La struttura, rileva la mozione, si contraddistingue per un “riconosciuto livello di efficacia e indipendenza” che il passaggio sotto al Mit potrebbe compromettere. La costituzione di un’unica Agenzia di controllo di due settori disciplinati da diversi regimi giuridici rischia di generare ricadute negative in ambito organizzativo e gestionale. La decisione del Governo mette, inoltre, a rischio i posti di lavoro dell’Agenzia (116 di cui circa la metà a Firenze) e comporta, in ogni caso rileva la mozione, l’allontanamento dalla Toscana di molte competenze e professionalità cresciute negli anni.
Il Consiglio regionale ha approvato l’atto nel corso della seduta di oggi, mercoledì 24 ottobre, senza dibattito.
“È a rischio una struttura contraddistinta da un riconosciuto livello di efficacia e di indipendenza, condizioni che il passaggio sotto al MIT rischierebbero di non produrre. – spiega Baccelli - La costituzione di un’unica Agenzia di controllo di due settori disciplinati da diversi regimi giuridici rischia di generare ricadute negative in ambito organizzativo e gestionale, con un aggravio, ad esempio, del lavoro del personale tecnico (specializzato in un regime ma non nell’altro). La decisione del Governo mette a rischio inoltre i posti di lavoro dell’agenzia, 116 di cui circa la metà a Firenze e comporta, in ogni caso, l’allontanamento dalla Toscana di molte competenze e professionalità cresciute negli anni attorno a tali tematiche. Un indiscusso impoverimento, insomma, per una regione in cui ha avuto luogo uno dei disastri ferroviari più cruenti in epoca recente, ovvero la strage di Viareggio. Una decisione che avviene, peraltro, proprio a pochi giorni dall'inizio del processo di appello previsto per il prossimo 13 novembre. Chi ha vissuto da vicino quella drammatica vicenda non può che lavorare costantemente perché siano garantite con ogni mezzo le migliori condizioni di sicurezza ferroviaria. La scelta di chiudere l’Agenzia va nella direzione opposta, andando a smantellare un vero e proprio presidio della sicurezza ferroviaria e inglobandolo in una struttura che al momento non è in grado di garantire la stessa indipendenza, né una piena operatività. Scongiurare attraverso ogni mezzo che si concretizzi questa decisione: è l’impegno che chiedo alla Regione, sollecitando un suo intervento diretto con il Governo nazionale”.
lavoratori Multiservice, respinta mozione Sì-Toscana a sinistra
Respinta la mozione presentata da Sì-Toscana a sinistra in Consiglio regionale, primo firmatario il capogruppo Tommaso Fattori, per “garantire la continuità di impiego ai 15 dipendenti della Multiservice”, società per azioni cui il Comune di Firenze ha affidato il servizio di censimento, accertamento e ispezione sugli impianti di climatizzazione invernale ed estiva nel proprio ambito territoriale. L’appalto del servizio scadrà il prossimo 30 novembre e i vertici aziendali hanno già comunicato il licenziamento dei dipendenti dal primo dicembre prossimo.
La vicepresidente Pd Monia Monni ha esortato più volte Fattori a modificare la mozione per arrivare ad un testo condiviso e si è detta “perplessa” del rifiuto. “Spiace non trovare unità di intenti su una questione così delicata”. A detta di Monni, la mozione “non è sostenibile giuridicamente”, il contratto di appalto è, infatti, stato stipulato dal Comune e non dalla Regione, ha sottolineato più volte. Ma secondo Fattori “c’è anche una responsabilità politica” e lamentando l’assenza di un “impegno più ragionato”, il capogruppo non ha accettato emendamenti e chiesto il voto dell’aula.
Sviluppo Toscana spa, mozione in aula
Avviare un percorso di rilancio dell’incubatore Sviluppo Toscana spa nell’area ex Dalmine, insieme a Invitalia, Comuni di Massa e Carrara e Università di Pisa, anche tramite l’aggiunta di “servizi da acceleratore di imprese”. Un rilancio però che sia “centrato unicamente su ricerca e sviluppo in ambito green economy ed economia circolare”. È quanto prevede la mozione presentata da M5S e approvata dall’aula del Consiglio regionale, primo firmatario Gabriele Bianchi, e sottoscritta da Giacomo Bugliani (Pd).
L’atto ricorda che la società sta rispondendo agli indirizzi della Giunta regionale attivando aste pubbliche o perizie sugli immobili di proprietà nei comuni di Venturina Terme e Massa. Al momento, si aggiunge, l’immobile di pregio “Ex portineria Dalmine”, a Massa, “è in stato di abbandono” ed è a norma, ma richiede interventi di ripristino dopo il crollo di un controsoffitto. Manca inoltre un atto della Regione che certifichi la possibilità di alienarlo e la conseguente diversa locazione di sviluppo Toscana spa “solo ed esclusivamente nel perimetro del Comune di Massa”.
La mozione afferma che Sviluppo Toscana spa deve recuperare l’elemento “incubatore e acceleratore di impresa” quale elemento portante del suo oggetto sociale, anche “tramite il rapporto con chi, come Invitalia, cura tali aspetti a livello nazionale”, e con i Comuni dove si trovano le sedi operative dove poter realizzare queste attività.
In particolare la sede di Sviluppo Toscana spa potrebbe rappresentare uno spazio sperimentale dove attuare gli indirizzi, favorendo lo sturtup d’impresa in innovazione e green economy, con particolare attenzione all’economia circolare, come già scritto nel Defr 2018.
La sfida di questo rilancio potrebbe essere inclusa in una aggiunta all’Accordo di Programma che indica Massa Carrara “Area di crisi non complessa”, tra Ministero dello sviluppo economico, Regione Toscana e Comuni di Massa e Carrara, finanziato in parti eguali da Mise e Regione, per un totale di 10 milioni di euro.
L’atto si muove nel solco della legge toscana 85/2016 a seguito della quale dal primo gennaio 2017 la Regione ha assunto le competenze degli enti locali in materia di controllo di efficienza energetica degli impianti termici, per lo più caldaie e condizionatori fissi. Incaricata dei controlli è Arrr (Agenzia regionale recupero risorse) nel cui ambito non rientra, al momento, Firenze, che resta di competenza del Comune fino al 31 dicembre prossimo.
La mozione rileva come con la conclusione dell’appalto a Multiservice, senza una soluzione che copra anche la città di Firenze, “si rischia di avere un anno di vuoto nel controllo delle caldaie, con tutti i rischi che ciò comporta per la sicurezza”. Quindi un “primo intervento tampone” individuato nella mozione è la “semplice proroga di un anno dell'appalto alla società, studiando nel frattempo una soluzione ottimale e duratura per il futuro”.
Il capogruppo Fdi, Paolo Marcheschi, ha sollevato un problema analogo anche a Grosseto su cui si è inserita anche l’assessore regionale Federica Fratoni: “La platea dei soggetti è molto più ampia e la nostra attenzione è alta non da oggi. Abbiamo già dato continuità lavorativa a 81 dipendenti delle ex società pubbliche”. Fratoni ha poi informato il Consiglio di una tavolo di crisi che sta affrontando la questione pensando anche al “riassorbimento dei lavoratori nel sistema imprenditoriale che ruota attorno all’Agenzia regionale”. “Stiamo facendo il massimo nei limiti concessi dalla normativa. L’unico terreno oggi percorribile è quello di essere franchi con i lavoratori assumendoci un impegno corale forte”.
Con il suo intervento, l’assessore regionale ha inteso rispondere anche all’interrogazione presentata dalla capogruppo Art.1/Mdp Serena Spinelli sullo stato di attuazione della razionalizzazione societaria delle partecipate, sul processo di confluenza in Arrr e garanzie sull’operatività dell’Agenzia regionale recupero risorse entro i termini previsti. A detta della capogruppo però, l’intervento di Fratoni non ha chiarito tutti i punti sollevati ed è per questo che ha fatto richiesta formale di risposta scritta alla sua interrogazione. Nel testo, infatti, si affrontava anche il nodo delle garanzie per la continuità delle attività di controllo e manutenzione degli impianti nel comune di Firenze.
Fonte: Consiglio regionale della Toscana