Torturato in Africa, adesso ha una nuova mano: ricostruzione al San Jacopo di Pistoia
Ora potrà afferrare un qualsiasi oggetto, scrivere e un domani anche lavorare, il giovane nigeriano al quale è stata ricostituita la funzionalità della mano dall'équipe chirurgica del San Jacopo. Il difficile e delicato intervento è stato svolto in questi giorni dal dottor Piergiuseppe Zampetti insieme alla collega Serena Puccini, del Servizio di Chirurgia della Mano dell'ospedale di Pistoia, afferente all'unità operativa di Ortopedia e Traumatologia diretta dal dottor Giuseppe Maffei, con il supporto dell’anestesista il dottor Massimiliano Nardin.
Il paziente era stato segnalato dai servizi sociali del Comune di Pistoia per le ustioni che aveva riportato da bambino.
Il direttore del dipartimento delle specialistiche chirurgiche, dottor Stefano Michelagnoli ha commentato: "la chirurgia della mano rappresenta una specialità all’interno della specialità ortopedica. Le moderne tecniche chirurgiche applicate dai nostri professionisti sono in grado di restituire molto spesso arti funzionali. E’ sempre con orgoglio - ha sottolineato- che comunichiamo i successi dei nostri trattamenti dietro cui stanno anni di lavoro, duro costante e silenzioso. Ancora di più quando possono dare futuro e serenità a giovani con un trascorso difficile".
Anche per il direttore dell'area chirurgica Sandro Giannessi l'esito dell'intervento è motivo di soddisfazione per tutti gli operatori sanitari, principalmente, chirurghi, infermieri, anestesisti, feristi.
L'intervento, durato quasi tre ore, è consistito in un'artrosi della metacarpo falange, un'artrolisi delle articolazioni lussate, nell'amputazione estetica del terzo raggio e in una plastica cutanea.
Il personale è stato coordinato dalla dottoressa Federica Pellegrini, responsabile del blocco operatorio e dalla nuova coordinatrice infermieristica Tania Fioravanti.
O.M. queste le iniziali del paziente, aveva la mano completamente devastata dall’ustione: la pelle, ritraendosi, gli aveva causato la lussazione delle quattro dita lunghe. I chirurghi hanno praticamente ricostruito le falangi e riportato in posizione fisiologica le dita retratte; è stato necessario amputare un dito poi servito per l’autotrapianto. In fase di dimissione gli è stato applicato un tutore termoplastico dalla dottoressa Vanessa Carpini, del servizio integrato di Fisioterapia della Mano.
"Nelle ustioni il processo di retrazione è devastante e noi volevamo restituire a O.M. una mano utile –spiega Zampetti- non nuova, non esteticamente bella ma sicuramente funzionale per migliorare la qualità della sua vita, che non è mai stata facile”.
O.M., che potrebbe avere tra i 20-25 anni (nessuno sa con precisione la sua data di nascita) era un bambino piccolo quando i guerriglieri danno fuoco alla sua casa, torturano ed uccidono tutti i suoi familiari. Il piccolo viene ritenuto morto ma, invece, sopravvive nonostante una grave ferita alla testa e la mano completamente ustionata.
Fonte: Asl Toscana Centro