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Delitto Scarperia, dalla Regione: "I servizi di salute mentale hanno fatto il loro dovere"

Novità dal Consiglio regionale. Lo scorso 14 settembre, a Scarperia, un uomo di 34 anni, ha ucciso a coltellate il figlio di un anno ed è stato quindi arrestato dai carabinieri. L’uomo, secondo quanto riportato dalla stampa, è accusato anche del tentato omicidio della figlia di 7 anni e della convivente, madre dei suoi figli.

La Lega prende le mosse dall’intera vicenda per interrogare la Giunta su ruolo, funzione e operato delle strutture (servizi sociali e reparto di psichiatria) che hanno assistito o avuto in cura l’uomo, e comunque sulla capacità delle strutture alle dipendenze della Regione di seguire “i protocolli previsti in situazioni analoghe”.

Il delitto, ricostruisce l’interrogazione, era stato preceduto da episodi di violenza in famiglia già noti alle forze dell’ordine e ai servizi sociali, a partire dal 2015. Il trentaquatrenne, cui era stato diagnosticato un disturbo bipolare, era stato messo in cura e si era ritenuta sufficiente, ai fini del contenimento della pericolosità sociale, la terapia farmacologica applicata.

La Lega interroga la Giunta anche per sapere se la Regione non ritenga “di immediata urgenza” adoperarsi presso il Ministero di Grazia e Giustizia  per rendere più efficaci i controlli su soggetti sotto indagine giudiziaria che presentano disturbi psichiatrici, proprio per evitare “le estreme conseguenze verificatesi nell’episodio di Scarperia”.

Si chiede poi se, a seguito della chiusura dell’Opg di Montelupo, sia stato predisposto e sia efficace un sistema alternativo di detenzione dei criminali psichiatrici e infine se la Regione Toscana, data la debolezza dei componenti le famiglie in cui è presente un malato psichiatrico pericoloso, non intenda “intervenire fornendo una più efficace assistenza per garantire la sicurezza”.

Parlando di “fatto grave che lascia tutti attoniti e dispiaciuti”, l’assessore Stefania Saccardi ha letto in aula stralci della relazione sanitaria trasmessa alla Direzione Generale dell’Azienda Usl Toscana centro dal servizio salute mentale della zona Mugello, dove si desume che, “fatto salvo un periodo compreso tra il 2013 e il 2014, l’uomo è stato in trattamento nel servizio di salute mentale del Mugello per soli 6 mesi (dicembre 2017-maggio 2018), non è mai stato ricoverato in Tso, ha volontariamente interrotto le visite al centro di salute mentale preferendo farsi seguire privatamente; sono state formulate diverse diagnosi e l’ultima in ordine temporale parla di ‘disturbo della personalità’”, quindi non assimilabile a un disturbo mentale propriamente detto.

L’assessore ha ricordato che la nostra legislazione prevede l’invio in Rems solo su disposizione della Magistratura e sempre dopo un reato commesso, non è possibile l’applicazione di qualsiasi misura di sicurezza con limitazioni della personalità a scopo preventivo. “E’ in corso una indagine della Magistratura per appurare se siano stati commessi errori nel caso specifico – ha affermato Saccardi – l’indagine interna svolta dal Dipartimento di salute mentale e dipendenze non ha evidenziato al momento elementi che depongano in tal senso”. “Spiace rilevare come la cronaca giornalistica citata nell’interrogazione sia stata spesso improntata al sensazionalismo – ha concluso – purtroppo non tutto si può prevedere e restiamo in attesa degli esiti dell’indagine della Magistratura”.

“La nostra non voleva essere una interrogazione speculativa” ha esordito Jacopo Alberti (Lega), che si è detto soddisfatto della risposta dell’assessore e ha parlato della interrogazione come di uno stimolo per riflettere se è possibile rivedere alcuni protocolli.

Fonte: Consiglio regionale della Toscana - ufficio stampa

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