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Quando Leporaia aveva un castello: la leggenda guida la storia

A volte la leggenda si incontra con la storia, anzi in qualche caso la guida. La vera collocazione del castello e casale di Leporaia (XI-XIV secolo) sarebbe rimasta avvolta nel mistero o nell’errore, se fossimo rimasti legati alle vaghe indicazioni di storici come Emanuele Repetti che, fidandosi dei propri corrispondenti, situava il castello di Leporaia fra Cigoli e Montebicchieri. Si tramandava, invece, da famiglie di pontaegolesi, l’origine del Ponte a Egola, proprio nel toponimo di Leporaia che quindi doveva essere nelle campagne vicine. La ricerca non fu agevole per la discreta diffusione del nome Leporaia che non vuol dire altro che zona di lepri; ma il castello dov’era? E come era esteso il suo territorio? Devo ricordare il contributo dello scomparso Don Lelio Mannari, straordinario conoscitore delle terre valdarnesi, che suggerì di cercare il castello in un poggio a destra dell’Egola sopra il mulino dei Salviati, oggi dei Matteucci.

Fondamentali per questo viaggio intorno all'origine e al ritrovamento di Leporaja, sono alcuni cenni riguardo al territorio che è stato, per secoli, teatro delle vicende politiche e sociali e guerresche, dei comuni di Cigoli, Leporaja, Stibbio e Montebicchieri nella bassa Valdegola.
Si legge nel “Diario” di Lelmo da Comugnori, di un agguato il 15 giugno del 1316, teso dai cigolesi ad alcuni ribelli che si erano rifugiati nel castello di Leporaia: “Messer Tedaldo Ciccioni da San Miniato (ribelle), andò con certi a Leporraia (sic) dove di poi all’uscir fu veduto da quelli di Civoli (leggi Cigoli), i quali assaltatili ne ammazzarono dua e sette ne fecero prigioni infra li quali fu Trainuzzo de’ Traini, Federigo di ser Agone, e Jacopo di Bazante Bardini.”

Un altro episodio, sempre narrato da Lelmo, parla di uno scontro del 27 febbraio del 1318 “…uomini di Leporaia che catturarono due ribelli che uscendo da Moriolo andavano a Bucciano, e li portarono a messer Donato Donati capitano di Firenze.”

In effetti in quegli anni Leporaia formava con Peticciano e Villa Nova una Societas e ‘distretto militare’ capace di fornire 45 armati a San Miniato. Piccolo castello dunque, ma ben fornito di uomini e mezzi.

Centrale, per l'indagine e la comprensione della posizione strategica del castello di Leporaja, sobborgo di Cigoli situato a presidiare una strada che scendeva fino al molino dell’Egola, è la presenza della Pieve di Fabbrica al molino d'Egola di cui si hanno notizie dal 770 e la sua floridezza durerà fino ai primi anni del 1300, fin quando non subirà un primo saccheggio ad opera di una scorreria di Uguccione della Faggiola che guastò anche il ponte sull'Egola. L'ubicazione della pieve è bene individuabile ancora oggi perché i suoi resti murari sono incorporati in un edifìcio nella località del Mulino d'Egola vicino al bivio che porta da un lato a Cigoli e dall'altro alla Tosco-Romagnola.

Il castello di Cigoli, di cui Leporaja era un comunello alleato, rappresentava un punto di riferimento importante sia come difesa che per rapporti commerciali. Parlando di Leporaja, credo che si debba distinguere fra il territorio che porta questo nome, e il castello o casale. Il territorio di Leporaja, secondo Francesco Salvestrini nel suo Un territorio tra Valdelsa e Medio Valdarno, con il quale concordo, è posto in gran parte nella zona dell'attuale Ponte a Egola; ciò significa che Leporaja si insinuava fra i territori di Cigoli e Stibbio, fino a giungere a Giuncheto-Romaiano. Tale affermazione è verosimile, a parer mio, solo se si pensa al compito riservato a Leporaja, di provvedere alla manutenzione della strada che da San Miniato portava a Castelfranco.

Questo territorio, che grosso modo poteva estendersi da La Serra fino a Romaiano, e per buona parte della bassa Valdegola, credo che non potesse essere tutto sotto l'egemonia della piccola Leporaja. Era bensì posto nel 1370, sotto una comune giurisdizione di Montebicchieri, Stibbio, Cigoli e Leporaja, almeno fino alla metà del XIV secolo.

Le vicende del castello e del suo territorio, sono rimaste intrecciate con quelle di San Miniato fino alla dominazione fiorentina; poi nella generale decadenza economica, negli anni terribili della peste e del nel conseguente crollo demografico: nel 1427 Stibbio e Montebicchieri erano ridotti a 18 famiglie Cigoli a 66 e Leporaja ridotta ad una sola famiglia di 12 persone, di Leporaja come comunità, poiché il castello era stato probabilmente distrutto alla fine del XIV secolo, non restava più nulla.

Se è stato possibile recuperare le memorie materiali con la scoperta dei resti del castello (poco più che frammenti ceramici e laterizi sparsi), devo ricordare l’apporto fondamentale dell’amico Dani Agostino, paleolitologo e archeologo, che mi aiutò a identificare e classificare i resti medievali e romani presenti nel castello e nelle zone limitrofe. Una pubblicazione: Leporaia in Valdegola, il catello medievale e la Villa romana scritta a due mani (Vallini e Dani), è ancora oggi reperibile nella Biblioteca di San Miniato. I reperti donati al Museo storico di San Miniato, sono purtroppo non ancora in visione a distanza di vent’anni.

Valerio Vallini

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