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Cessione quote Toscana Energia, FabricaComune: "Servizi strategici siano in mano pubblica"

Da sinistra Samuela Marconcini e Dusca Bartoli (foto gonews.it)

Mercoledì sera in Consiglio Comunale si è di nuovo parlato di gas. Si trattava di approvare la volontà di mettere in vendita la porzione delle rete comunale di condotte del gas ancora di proprietà del comune. Una cosa tutto sommato marginale se consideriamo che si tratta del 3% della rete comunale, che per il restante 97 % è già di proprietà del gestore. Ma lo spunto per ridiscutere complessivamente le intenzioni e gli orientamenti di fondo dell’amministrazione nei confronti di un servizio, quello della fornitura del gas appunto, sicuramente molto rilevante per la comunità.
E questi orientamenti non sono affatto tranquillizzanti, dicono a FabricaComune.

E’ di questi giorni l’esito della gara per cedere al privato una parte delle quote di Toscana Energia, consentendogli di raggiungere la maggioranza azionaria e quindi il controllo pieno della società di gestione del nostro gas, “alla faccia di tutte le rassicurazioni, date nel tempo, sul mantenimento della titolarità pubblica sulle scelte di fondo e sulle decisioni strategiche”.

La legge Madia, nel solco consolidato del restringimento del pubblico a favore del privato, ha spinto i comuni a dismettere le cosiddette partecipazioni “non strategiche” e questo è stato lo spunto per modificare il regolamento di Toscana Energia, azienda di gestione del gas partecipata da tutti i nostri comuni, che prevedeva l’obbligo del mantenimento della maggioranza azionaria in mano pubblica. Eliminata la clausola che impediva di vendere se non c’era un socio pubblico disposto a compare, alcuni comuni ingolositi dalla possibilità di racimolare un pugno di risorse e nell’assenza sempre più drammatica di qualsiasi visione politica complessiva, hanno ceduto le proprie quote al privato ed altri come i nostri hanno manifestato la volontà di farlo, mettendo a gara una parte delle proprie azioni che avrebbero permesso ad Italgas (il socio privato) di acquisire la maggioranza dell’azienda e di svincolarsi dai condizionamenti pubblici riguardo alle strategie di sviluppo ed agli investimenti.

“Un po’ di soldi maledetti e subito a fronte di una perdita consistente di ricchezza e di sovranità per i cittadini” - spiegano le consigliere.

Farsa nella tragedia la gara è andata nulla, perché Italgas ha fatto un’offerta 5 volte inferiore rispetto alla base di gara (ha offerto 15 milioni contro i 70 richiesti) “a dimostrazione che il privato fa i suoi di interessi e, se si comincia a vendere, aspetterà di spuntare il prezzo migliore, non si impiccherà certo alla prima richiesta. Così si rischia, più che vendere i gioielli di famiglia, di portarli al monte di pietà.

Il danno è stato fatto con la modifica del regolamento che non protegge più il primato pubblico dentro l’azienda, ma il misfatto, come si vede, non è ancora compiuto e resta tempo per ripensare complessivamente la strategia di approccio ai servizi pubblici di importanza primaria come quello dell’energia.

E questo crediamo si debba fare: riaprire la discussione in maniera allargata.

Vediamo profferte di rivalutazione della concertazione e del confronto anche da parte di esponenti della maggioranza del nostro comune, ma su cosa esercitarli se non sulle decisioni che riguardano strumenti strategici del governo e della qualità della vita delle comunità? Bisogna invertire la rotta e riportare saldamente in mano pubblica il governo dei servizi essenziali, che devono rispondere in via esclusiva alle esigenze della migliore funzionalità per i cittadini, uscendo da logiche estranee di produzione di utili e garanzia di profitto che, come purtroppo si constata sempre più spesso, possono produrre solo danni”.

Empoli 28.09.2018

Dusca Bartoli e Samuela Marconcini, gruppo consiliare FabricaComune per la Sinistra

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