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La trilogia 'tricolore' di Giuseppe Verdi: un grande impegno produttivo del Maggio

Zuzana Marková, Min Kim, Adriano Gramigni, Dielli Hoxha e Ana Victoria Pitts © Pietro Paolini-TerraProject-Contrasto

È possibile unire i tre titoli della “trilogia popolare verdiana” con un trait d’union che passi attraverso di loro e che sia reso con una proposta registica e drammaturgica d’insieme? Il regista Francesco Micheli, il maestro Fabio Luisi e il Teatro del Maggio ci scommettono, mettendo in scena la trilogia – una sorta di testamento popolare che Giuseppe Verdi, “Padre della Patria”, consegna al pubblico – come primo appuntamento della ripresa autunnale del Teatro. Le tre opere verranno messe in scena a staffetta nel corso del mese di settembre 2018, con la prima de Il trovatore fissata per il 13 (repliche il 16, 19 e 22 settembre), la prima di Rigoletto il 15 (repliche il 20, 26 e 29 settembre) e la prima de La Traviata il 21 settembre (repliche il 23, 25, 27 e 30). A fare da filo conduttore nella Trilogia, ci penseranno diversi fattori: primo fra tutti un monumentale tricolore che aprirà la prima scena di ciascuna delle opere connotando in questo modo la natura intimamente italiana della Trilogia, un impianto scenografico caratterizzato da alcuni elementi che andranno a ripetersi, declinati a seconda del contesto delle opere, e infine il coro, quel coro che secondo Giuseppe Verdi è un personaggio unanime che lega, che passa, che trasmigra in Trovatore, Rigoletto e Traviata che non hanno un’unitarietà drammaturgica ma toccano profondamente l’immaginario collettivo, unendolo nelle emozioni, a volte contrastanti, delle passioni. Quel coro rappresenta tutti noi, anzi siamo noi.

Il filo che unisce le tre opere, passa dunque e intesse le trame prendendo i colori della bandiera italiana e la “trilogia” diventa un polittico a tinte forti che dice quello che siamo, quello che dovremmo essere, anzi quello che vorremmo essere. E lo fa attingendo a vicende italiane e non solo. Con la Spagna del Trovatore, la Parigi de La traviata e la Mantova (che in realtà sarebbe dovuta essere ancora Parigi, dalla pièce Le roi s’amuse di Victor Hugo) di Rigoletto, Verdi sembra dire al Paese di guardare fuori dai propri confini e di guardare a temi politici di ampio respiro. Lo fa declinando elementi della nostra cultura e del nostro sentire: il candore di Violetta, la focosità di Manrico e la viscosità - vale a dire la dubbia moralità - di Rigoletto corrispondono al bianco, al rosso e al verde della bandiera. Traviata sarà dunque tinta di bianco, perché è anche il colore della camelia ma soprattutto perché Violetta ambisce a una purezza e uno status che il pubblico facilmente le riconosce, e molto di più, rispetto agli altri personaggi. Il rosso sarà la tinta predominante del Trovatore, colore del fuoco, del sangue e dell’omicidio. L’ambiguità, l’invidia, la rabbia sono verdi, il colore che spesso viene attribuito a queste condizioni e stati d’animo. Verde sarà dunque il colore che tratteggerà il Rigoletto.

La Trilogia popolare verdiana è senza dubbio uno dei nostri tesori, divenuto patrimonio di tutti e assurto a simbolo dell’unità d’Italia culturale. Rigoletto, Trovatore, Traviata, tre opere tra le più rappresentate al mondo, al Maggio vengono proposte sottolineandone il valore simbolico, presentandole come un corpo unico – il regista Micheli le ha concepite e messe in scena non come tre opere distinte ma come se fosse “un unico spettacolo lungo sette ore e mezza”, nonostante siano rappresentate singolarmente - ma conservando le grandi peculiarità che contraddistinguono i tre titoli. Tre opere dissimili, quasi “scomode”, con tre tematiche differenti, ma che possono offrire una visione unitaria e cioè di rappresentare i sentimenti tipicamente italiani. Francesco Micheli al quale, con il maestro Fabio Luisi, è stata affidata dal Teatro del Maggio la drammaturgia e la regia di questi capolavori, ha trovato una configurazione omogenea e armonica che rappresenta un senso di stare assieme tutto italiano, sia dal punto di vista culturale che in quello aspirazionale. Saranno comunque tre allestimenti non convenzionali così come, però, non sono convenzionali i protagonisti delle tre storie. La volontà del Maggio con questa proposta culturale di alto profilo è quella di porsi al centro del sentimento di appartenenza alla comunità nazionale che è sempre vivo attorno all’unità del nostro Paese e dei suoi ideali più alti e costituenti, a cominciare dalla bandiera.

Unitarietà anche nel team che affianca Francesco Micheli: le scenografie di tutte e tre le opere sono firmate da Federica Parolini, i costumi da Alessio Rosati e le luci da Daniele Naldi, scelte che sottolineano l’idea di un progetto attorno a un’unica grande messinscena per l’intera Trilogia. Altra caratteristica che lega i tre titoli è la presenza di parte dell’attrezzeria di scena realizzata in cartapesta da Jacopo Allegrucci, scenografo versiliano che da venti anni lavora per il Carnevale di Viareggio e che da due anni fa parte dei costruttori di “prima categoria” della celebre manifestazione viareggina, scelta che denota – da parte del Teatro del Maggio – la volontà di avvalersi della collaborazione delle eccellenti maestranze disseminate sul territorio toscano. Nel Trovatore si vedranno in scena un esercito di burattini, nel Rigoletto uno stuolo di maschere mentre per La Traviata Allegrucci ha realizzato delle bambole a grandezza umana, oltre ad una coppa di champagne che ricorda quella nella quale si immergeva la diva del burlesque Dita Von Teese durante le sue esibizioni. Sì, perché nella rilettura scenica di Francesco Micheli, Violetta è proprio una ballerina di burlesque, che indosserà abiti tanto eleganti quanto discinti. A fare da spalla a Francesco Micheli nelle opere, tre assistenti diversi: nel Trovatore il regista collaboratore è Paola Rota, nel Rigoletto Benedetto Sicca, mentre nella Traviata è Valentino Villa.

Da sottolineare anche la scelta dei cantanti, molti dei quali sono giovani molto apprezzati sul panorama internazionale al loro debutto sul palcoscenico del Maggio. A cominciare dal soprano Jennifer Rowley, Leonora nel Trovatore, che ha all'attivo collaborazioni con la Metropolitan Opera House di New York e l'Opera National de Paris e che per la prima volta calca un palcoscenico italiano. E ancora, il mezzo-soprano Olesya Petrova – che interpreta Azucena nel Trovatore – anche lei alla sua prima esibizione fiorentina. Prima volta nel Bel paese anche per Yngve Søberg – che interpreta Rigoletto – mentre il tenore Ivan Ayon Rivas, chiamato a impersonare il Duca di Mantova, torna sul palcoscenico del Maggio da protagonista dopo aver fatto proprio nel teatro fiorentino la sua prima audizione. Non fa eccezione Violetta alias Zuzana Markova, soprano che ha all'attivo numerose esibizioni in teatri italiani ma è al suo debutto sul palcoscenico di Firenze. Tra i cantanti che ricoprono ruoli di primo piano, sono da ricordare anche alcuni importanti ritorni come

Jessica Nuccio che interpreta Gilda nel Rigoletto e che ha già calcato più volte il palcoscenico del Maggio, Piero Pretti ovvero Manrico nel Trovatore, Matteo Lippi che interpreta Alfredo nella Traviata, e Massimo Cavalletti baritono toscano che sarà il Conte di Luna nel Trovatore.

Il Trovatore - Artisti principali Direttore Fabio Luisi Regia Francesco Micheli Maestro del Coro Lorenzo Fratini Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino Leonora Jennifer Rowley Manrico Piero Pretti Conte di Luna Massimo Cavalletti Azucena Olesya Petrova Ferrando Gabriele Sagona

Rigoletto – Artisti principali Direttore Fabio Luisi Regia Francesco Micheli Maestro del Coro Lorenzo Fratini Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Duca di Mantova Ivan Ayon Rivas

Rigoletto Yngve Søberg Gilda Jessica Nuccio Sparafucile Giorgio Giuseppini

La traviata – Artisti principali Direttore Fabio Luisi Regia Francesco Micheli Maestro del Coro Lorenzo Fratini Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino Violetta Valery Zuzana Markova Alfredo Germont Matteo Lippi Giorgio Germont Giuseppe Altomare

Fabio Luisi

Nato a Genova, attualmente Direttore stabile (General Music Director) al Teatro dell’Opera di Zurigo e Direttore Principale della Danish National Symphony Orchestra di Copenaghen, è il Direttore Musicale del Maggio Musicale Fiorentino dall’aprile 2018. Dal 2011 al 2017 è stato Direttore Principale del Metropolitan Opera House di New York, nonché Direttore Principale dei Wiener Symphoniker (2005-2013), della Staatskapelle di Dresda (2007- 2010), dell’Orchestre de la Suisse Romande a Ginevra (1997-2002), dell’Orchestra del Mitteldeutscher Rundfunk di Lipsia (1999-2007)

e dei Tonkünstler di Vienna (1995-2000). Dal 2015 è Direttore Musicale del Festival della Valle d’Itria a Martina Franca, un Festival al quale è stato legato fin dagli inizi della sua carriera. Dirige stabilmente nei maggiori Teatri d’opera del mondo (Teatro alla Scala di Milano, Covent Garden di Londra, Opéra di Parigi, Liceu di Barcellona, Bayerische Staatsoper di Monaco, Lyric Opera di Chicago) ed è ospite delle migliori orchestre (fra cui, Cleveland Orchestra, Philadelphia Orchestra, San Francisco Symphony, Concertgebouw Orkest, London Symphony Orchestra, Wiener Philharmoniker, Filarmonica della Scala, NHK Orchestra Tokyo). Ha al suo attivo numerose registrazioni, fra cui l’integrale delle Sinfonie di Robert Schumann, di Arthur Honegger e di Franz Schmidt, poemi sinfonici di Richard Strauss, opere di Verdi, Bellini, Donizetti, Rossini, Strauss, Wagner e Berg. Per il DVD di Siegfried e Götterdämmerung con i complessi del Metropolitan di New York ha vinto un Grammy Award e ha ricevuto numerose onoreficenze, fra le quali il premio Abbiati, l’Anello d’oro dedicato ad Anton Bruckner dei Wiener Symphoniker, il Grifo d’Oro della città di Genova, la Laurea honoris causa dell’Università di San Bonaventure (Stati Uniti), l’Ordine della Repubblica Austriaca per Scienze ed Arti. È Cavaliere della Repubblica Italiana e Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia.

Francesco Micheli

Nato a Bergamo nel 1972, laureato in Lettere Moderne, si è diplomato alla Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. La sua carriera professionale si è sviluppata nel tempo secondo un doppio binario: da una parte il percorso come direttore artistico di manifestazioni di rilevanza internazionale, strettamente connesso all’ideazione di progetti innovativi sempre in ambito operistico; dall’altra corre parallela l’attività di regista in Italia e all’estero, senza trascurare l’insegnamento. Dal 2012 al 2017 è stato direttore artistico del Macerata Opera Festival, gloriosa manifestazione nata nel 1921 dentro la cornice superlativa dello Sferisterio: Micheli ha rilanciato l’istituzione riportandola all’originario prestigio internazionale con lusinghieri riscontri di critica e pubblico. Il suo è stato un festival inedito, luogo di ricerca e di eccellenza, nella convinzione che l’opera sia un inestimabile bene comune. Dal dicembre 2014 è direttore artistico della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo dove sta realizzando una profonda rivoluzione prospettica sul ruolo e le opere del compositore orobico, portando nella città natale i valori e le idee che sostanziano il suo progetto artistico; ha fondato due momenti festivalieri cittadini: la Donizetti Night a giugno e il festival Donizetti Opera in autunno in cui vengono eseguiti i lavori più rari del compositore. La creatività di Micheli trova forma anche in una serie di progetti, in collaborazione con diversi teatri, pensati per dare al più vasto pubblico la possibilità di avvicinarsi al mondo operistico. L’attività divulgativa lo ha visto autore e presentatore in ambito televisivo per le reti Sky Classica e Sky Arte nell’ideazione e conduzione di programmi relativi all’opera; conduce una rubrica settimanale su Rai 1. Sul fronte registico, dopo gli inizi in As.Li.Co., numerosi i teatri e i Festival nazionali e internazionali per cui Micheli ha firmato la regia di opere sovente rimaste in repertorio, alla Fenice di Venezia, all’Arena di Verona, al Maggio Musicale Fiorentino, al Teatro Massimo di Palermo, al Comunale di Bologna e all’NCPA di Pechino.

Fonte: Ufficio Stampa

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