Presentato il Drappellone del Palio del 16 agosto
E’ un’esplosione di colori e forme il drappellone dipinto dal pittore belga Charles Szymkowicz per il Palio del prossimo 16 agosto dedicato alla Madonna Assunta in cielo, e presentato questo pomeriggio nel Cortile del Podestà di Palazzo Pubblico.
Nella sua opera l’artista, fra i maggiori pittori neoespressionisti operanti in Europa, ha mantenuto inalterata la sua riconoscibilissima e potente tecnica pittorica.
Il colore, forte e denso, è stato steso sulla seta con pennellate vigorose creando un effetto a rilievo. Le immagini, per la loro potenza rappresentativa, sembrano, così, non riuscire a restare ancorate al drappo. Emergono.
Bella, suggestiva e dominante l’immagine della Vergine. Una Madonna giovanissima, dalla quale traspare ancora il carisma della fanciullezza, e nella quale si ritrovano i lineamenti di Sarah, la figlia di Szymkowicz. Tra le mani tiene un cavallo bianco, l’animale emblema del Palio e, come tale, non è raffigurato in maniera statica. Gli arti sono in movimento, come nel fremito della corsa. Sembra, quasi, che aneli il galoppo nella magica conchiglia di Piazza del Campo riproposta più in basso, e arricchita da un altro cavallo, questa volta nero, per una proiezione speculare del primo.
Il drappellone di Charles Szymkowicz non è sicuramente minimalista. Tanti i richiami ai quali l’artista non ha saputo resistere. Primo fra tutti l’amore per la terra di Siena, per quegli elementi naturali ed architettonici che lo hanno portato a vivere parte della sua vita in Toscana. Ecco, infatti, svilupparsi sulla destra del drappellone l’elegante figura della Torre del Mangia dove il pittore ha voluto lasciare qualcosa di intimo: il tondo dell’antico orologio racchiude il suo autoritratto. Sul lato sinistro un particolare della cupola del Duomo, con sotto un altro elemento simbolo: un frammento di campagna con i cipressi illuminati da stelle sospese in un cielo blu cobalto. E poi girasoli. Tanti petali abilmente disposti, anche a formare l’aureola della Madonna, per richiamare luoghi e fascinazioni del cuore e della mente.
Elegante la raffigurazione in oro del bestiario contradaiolo su un fondo cremisi.
Szymkowicz ha attinto senza limiti alla tavolozza dei colori. Puri o abilmente mescolati per giochi cromatici di grande effetto. Colore vivo, che dà corpo e anima alle forme generando infinite possibilità di linguaggio, che talvolta sussurra, come in quella micro-rappresentazione di una calda notte d’estate; e talvolta grida come con l’espressività della Madonna che sul grembo appoggia un cavallo da Palio. Un segno di protezione per la grande Festa senese che, ad ogni Carriera, rinnova la sua dedizione alla Madre di Gesù. Una creatività entusiasmante e vitalissima. Una dichiarazione d’amore che Charles Szymkowicz ha donato alla città di Siena e a tutti i senesi.
PRESENTAZIONE DEL PALIO di Enrico Crispolti
Charles Szymkowicz, operante a Charleroi, in Belgio (dove è nato nel 1948), e della cui possente pittura “neoespressionista” si è appena conclusa a Siena un’importante mostra antologica, articolata in più sedi, frequenta la Toscana, dagli ultimi decenni del secolo scorso. In particolare attraverso un intenso dialogo con il poeta Leo Ferré, suo profondo estimatore, insediatosi dall’inizio degli anni Settanta in terra di Castellina in Chianti, ha sviluppato un intenso rapporto con la Toscana. E in certo modo la scelta del bozzetto di Drappellone proposta da Szymkowicz premia anche questa sua appassionata frequentazione, che fra l’altro si concretata nel 2006 in una grande mostra nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di San Gimignano, tutta improntata a una dimensione emotiva di spessore memoriale. E la cui meticolosa lunga preparazione ha offerto occasione di molteplici seminari nell’ambito dell’attività didattica della Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte dell’Università senese, fra la Certosa di Pontignano e l’ex-convento dei Servi.
Dunque un drappellone di forte impatto emotivo, che ripropone sinteticamente i modi del linguaggio pittorico emotivamente coinvolgente, assai originale, ormai tipico della pittura di Szymkowicz. Vale a dire di quello che è stato definito un “espressionismo vitalistico”, un “espressionismo etico”, che si manifesta in modi anche di un forte edonismo plastico e cromatico. Nel suo originalissimo e forte drappellone per il Palio di questo 16 agosto Charles ha scelto un’impostazione frontalmente molto forte e sintetica, d’intensità emotiva affidata anzitutto alla potenza evocativa plastica del colore, risolvendo efficacemente l’allusione alle necessarie presenze iconiche tradizionali, riproposte in efficacissima sintesi: fra iconico forte volto della Vergine, cavallo bianco, emblemi storici necessari; il tutto su un remoto ma partecipe sfondo di memorabili richiami architettonici senesi.
PREMIO SPECIALE AI MIGLIORI ALFIERI
E’ stato realizzato dal maestro d’arte orafa Paolo Penko il “Premio speciale” offerto dalla Contrada della Selva in onore e a memoria di Giancarlo Galardi, che andrà alla coppia di alfieri che, per bravura, si distinguerà in occasione del Corteo storico del Palio del 16 agosto.
L’opera ripropone la raffigurazione in bronzo di Piazza del Campo. Curatissima nei dettagli del mattonato che compone i nove spicchi e sui quali si stagliano, in un baleno di luce, due alfieri in lega ricoperta da foglia in oro 24Kt, realizzata con la tecnica a “missione” dal M° Gabriele Maselli. Un’antica tradizione senese, quella di impreziosire i metalli, e ripresa da Penko per un omaggio alla città e all’amico Giancarlo conosciuto durante l’infanzia. Un altro tocco di senesità è racchiuso in quel rametto di verbena in argento cesellato e arricchito con fiori in un arcobaleno di pietre naturali: tormaline, granati e ioliti. Sono 17 piccole gemme come le Contrade di Siena, così come le bandiere, disposte a semicerchio, che si sollevano da quel cartiglio in ottone, sostenuto da due lupe, che si apre come una dilatazione della Piazza, per contenere la dedica: “La Selva per Giancarlo Galardi e per l’arte della bandiera”.
La creazione artistica di Paolo Penko è dettata da una forte e sentita intenzione di continuità. Giancarlo Galardi, elegantissimo alfiere di Piazza, è incarnato da quelle due figure d’oro che, una volte liberate dai cuspidi in argento – realizzati con la tecnica del bulino, come nel Medioevo – danno vita ad altri due alfieri, “attori” di quel mito tutto senese che è il Palio. Una coppia, senza così spogliare il Premio dei suoi elementi fondanti, andrà a ricordo ai due giovani che, con maestria e grande abilità, hanno affascinato la città, racchiusa nella magica Conchiglia, con i loro giochi e volteggi di bandiera.
Un’opera-gioiello unica, come oramai ci ha abituato l’artista, sempre in grado, con la sua colta e ricercata capacità, di materializzare i pensieri della committenza, e i sentimenti che fanno da marca connotativa a quella collettività che si appresta a riceverla.