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Contributo affitti Pisa, la sinistra: "Cancellare norme discriminatorie dopo sentenza della Consulta"

Ciccio Auletta

Il diritto all’abitare come dovrebbero sapere tutti coloro che legiferano e amministrano, è tutelato dalla nostra Costituzione attraverso l’Art 47 e negli anni confermato con sentenze della Consulta richiamano costantemente i trasgressori al rispetto.
Oggi nuovamente la Corte Costituzionale è dovuta intervenire per ribadire i principi costituzionali, (ricordiamo confermati nel referendum dalla stragrande maggioranza del popolo italiano di appena 18 mesi fa) esprimendosi su una norma intervenuta nel 2008 concernente le modalità per l’accesso al contributo all’affitto. Ciò è avvenuto al fine di garantire l’adeguato sostegno al diritto alla casa individuato oltre che con la disponibilità di case popolari, con l’istituzione da parte di comuni e regioni, di fondi per contribuire alle spese per l’affitto per le persone/famiglie in disagio economico.

Nel 2008 purtroppo e illegalmente vengono introdotti attraverso uno specifico articolo del DL 112, elementi discriminatori nelle modalità di accesso a questi contributi, prevedendo che per i cittadini non appartenenti alla comunità europea, fosse presente un requisito legato alla residenza; sostanzialmente si introduce nella legge, già nel 2008, il concetto - incostituzionale - ormai non solo di moda leghista del “prima gli italiani”.

La Corte Costituzionale con sentenza n. 166 del 2018 lo ha ritenuto illegittimo ed in contrasto con l’Art 3 della Costituzione riconoscendolo irragionevole nei modi e anticostituzionale nella sostanza, in barba a chi continua a farne una permanente campagna elettorale, ma anche un “richiamo” per tutte le amministrazioni comunali, come anche quelle della nostra provincia, che hanno pubblicato il bando per l’erogazione del contributo affitto richiedendo tra gli altri requisiti anche quello della c.d. residenza storica.
La sentenza della Corte richiama inoltre chi governa a livello nazionale e locale al rispetto dei principi costituzionali, distinguendosi fortemente da quanti alimentano politiche razziste e “divisive” anziché rimuovere anche attraverso investimenti pubblici le cause che alimentano il disagio o attuando strategie per sostenere maggiormente tutti i cittadini, senza distinzioni.

Con questa lunga premessa motiviamo il nostro sostegno ai sindacati degli inquilini che in questi giorni contestano questi bandi per il contributo all’affitto e annunciamo che nei prossimi giorni depositeremo atti nei comuni interessati - anche attraverso gli amministratori che fanno riferimento alla nostra area politica/istituzionale - per chiedere l’annullamento e la riformulazione con la riapertura dei termini.

Richiamiamo anche al senso di responsabilità le amministratrici e gli amministratori che qualora perseverassero nell’intento discriminatorio e non modificassero i bandi, potrebbero, alla luce di questa sentenza, essere giustamente coinvolti in una atti giuridici da parte di coloro ingiustamente esclusi. Iniziative che sosterremo, promuoveremo, solleciteremo

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