'Nannetti, il colonnello astrale': Gustavo Giacosa al Teatro Romano
Sabato 21 luglio alle 21,45 al Teatro Romano va in scena uno spettacolo che viene dall’Argentina – dove è nato l’attore e regista: Gustavo Giacosa – e dalla Francia, dove è stato realizzato. La sua origine però è nella città di Volterra. “Nannetti, il colonnello astrale” questo il titolo, dopo essere stato presentato a Tolone e a Losanna, arriva appunto a Volterra, nel luogo dove si è svolta la storia.
Attore storico del gruppo di Pippo Delbono, Giacosa ha preso ispirazione per questo nuovo progetto teatrale dalla propria esperienza di curatore di mostre d’arte e dalla sua ricerca sull’art brut. Ogni giorno per nove anni Fernando Oreste Nannetti (1927-1994), auto-ribattezzatosi NOF4, utilizzando la punta metallica della fibbia del suo gilet, incise sui muri dell’ospedale psichiatrico di Volterra, in cui era internato dal 1958, testi e graffiti, simboli e formule, che si dispiegano per un totale di 180 metri e 22 centimetri di lunghezza. Un vero e proprio libro murale in cui Nannetti, persuaso di essere in contatto con presenze soprannaturali e cosmiche, restituisce poeticamente i suoi dialoghi con l’universo interstellare e anche con la terra e le sue viscere. Quest’opera colossale, che racchiude un mondo sorprendente, sospeso tra sogno e realtà, scienza e immaginazione, è stata oggetto di numerose esposizioni e il complesso dei testi è stato decifrato,trascritto e tradotto dalla Collection de l’Art Brut di Losanna. Dopo avere curato alcune mostre dedicate all’opera di Nannetti, Gustavo Giacosa ha deciso di dare un respiro vitale a quello che può apparire un grido muto,
soffocato dalla reclusione, attraverso una performance che sposa le immagini di una video installazione con la musicalità della parola dell’artista.
I brani originali che Fausto Ferraiuolo esegue al piano scandiscono il ritmo, assecondando le fluttuazioni della pulsazione grafica.
Entrano a fare parte dello spettacolo anche le molte cartoline postali, scritte e mai spedite da NOF4 a una serie di parenti immaginari, ai quali raccontava la quotidianità del suo internamento
Fonte: Ufficio Stampa