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Decreto Dignità, la Cgil: "Insufficiente, ritarda solo licenziamenti"

“Il giudizio della CGIL Toscana sul Decreto Dignità è di una netta insufficienza, non ridisegna in profondità le regole del mercato del lavoro pur contenendo misure interessanti e condivisibili a partire dall’intervento sui tempi determinati.

Questo Governo se vuole, come annunciato, rimettere al centro il lavoro e la sua dignità, deve mettere in campo una proposta più forte che parta:
1) dagli investimenti per creare occupazione;
2) dal sostegno agli ammortizzatori sociali per affrontare l’enorme problema sociale determinato dalla crisi;
3) dal rilancio e dagli investimenti sulle politiche attive del lavoro, sostenute da un organico disegno di contrasto alla precarietà, onde evitare che le pur positive misure sul tempo determinato ne spostino il peso su forme ancora meno tutelate ed ampiamente abusate, tirocini, false partite Iva, ed incrementino il ricorso al lavoro intermittente o al lavoro autonomo tout court.

La CGIL Toscana poi è nettamente contraria all’inserimento nel “decreto dignità” dei voucher in agricoltura e nel turismo, settori importanti per l’economia regionale, che hanno una varietà di contratti che possono essere utilizzati senza andare a scapito delle protezioni che servono a tutelare i bisogni primari dei lavoratori. Non costruiremo il futuro della nostra regione sulle precarietà.
Servono misure per contrastare il precariato ed è condivisibile che si passi alla riduzione del limite massimo previsto nei contratti a termine dai 36 mesi ai 24, così come il numero delle proroghe possibili da 5 a 4. La Cgil chiede con forza che sia mantenuta a 24 mesi la durata massima dei contratti a tempo determinato e che la causale sia obbligatoria fin dal primo contratto.

Leggo che Confindustria Toscana, essendo in buona ed anche sorprendete compagnia, mette in capo al decreto dignità la perdita di migliaia di posti di lavoro. Davvero non capiamo il perché.

Il dato toscano delle trasformazioni dei tempi determinati, ivi compresi gli apprendisti, ci dice che il loro allarme non è giustificato. Sono state 35.996 nel 2015, 24.389 nel 2016, 17.738 nel 2017, le mancate trasformazioni degli apprendisti gridano vendetta. Sono dati che ci raccontano di aziende che hanno messo a sistema la precarietà, assumono, ‘licenziano’ e riassumono, il saldo da quando c’è un po' di ripresa è pure positivo.
Se così è, questo dimostrano i dati, il decreto dignità al massimo anticiperà di qualche mese licenziamenti e riassunzioni. Forse sarebbe il caso di subordinare gli incentivi alle imprese, mirati e non a pioggia, a controlli su posizioni e mansioni dei lavoratori nelle aziende, perché certe posizioni strutturali non dovrebbero essere coperte con contratti a tempo determinato, avvicendando lavoratori sempre nuovi nella stessa posizione”.

Mirko Lami, (segretario regionale con delega al Mercato del Lavoro e alle Attività Produttive)

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