Affitti a Pisa, niente crisi grazie agli universitari: la cultura paga
Quanta sicurezza nelle case di Pisa e provincia? La recente esplosione in un appartamento al Cep in via Antonio Veneziano fa porre una serie di interrogativi sullo stato degli immobili della città. Una questione aperta è quella della sicurezza degli impianti a gas e di riscaldamento in generale. E a questa è legata la questione della qualità degli appartamenti: qualità che viene sempre più richiesta da una fetta importante di chi cerca casa in affitto. Parliamo degli studenti fuori sede dell'Università. Gli universitari sono oro per i proprietari di case nel Pisano. In affitti gli studenti valgono 72 milioni di euro all'anno (senza contare che di solo indotto, cioè di spese alimentari, gli studenti fuori sede nella città di Pisa spendono 73 milioni all'anno). Un posto letto in stanza singola vale infatti in media 300 euro. Considerato che gli studenti fuori sede sono circa 20.000 non è difficile calcolare che in tre anni (se stiamo al calcolo del sola laurea triennale) il valore complessivo dei fuori sede in affitto si traduce in 216 milioni di euro (fonte phosphorosrl.com e phosphoro.com). Appartamenti e villette singole rappresentano quindi un patrimonio enorme per l'economia della città. In un territorio di 90.000 abitanti gli studenti universitari rappresentano il 49%. Gli iscritti all'ateneo sono 44.000 . Di questi solo il 20% è composto da residenti. I frequentanti, stando alle stime, sono 25.515. Stime e analisi realizzate da Phosphoro, società di gestione immobiliare: un osservatorio sul sistema casa nel Nord e Centro Italia che ha a disposizione una serie di dati e analisi sulla realtà pisana. E a Pisa la società cerca appartamenti di qualità e sicuri. Come detto, c'è fame di case di qualità nella "piazza toscana". A fare la parte del leone nella domanda sono proprio gli universitari e chi ha abitazioni di proprietà non può sottovalutare questo fenomeno in crescita, che pare essere più forte della crisi in corso. Se poi consideriamo il potenziale economico dei laureandi quinquennali, si arriva ad una stima che tocca quota 360 milioni di euro. In pratica, in un anno, su una popolazione di 90.000 abitanti, ogni studente garantisce ad ogni singolo pisano una rendita di 800 euro. Certo, è ovvio che qui si parla della distribuzione dei "polli di Trilussa" (con persone che hanno decine di stabili da dare in affitto e una maggioranza che ne ha zero), ma il dato è comunque interessante, soprattutto in una fase economica come quella che stiamo attraversando.
Insomma, nonostante ciò che si dice di solito, la cultura paga eccome. Lo conferma Simone Cesana, coordinatore di Phosphoro srl, che spiega: "In Italia, negli anni (dal 2015 al 2017), nonostante il momento a dir poco difficile attraversato dal Paese, i prezzi degli affitti sono rimasti sostanzialmente invariati. Possiamo dire con certezza che il mercato degli affitti è rimasto immune. Mentre lo stesso non si può dire per i prezzi di vendita che dal 2007 hanno iniziato a scendere fino ad arrivare ad un calo medio del 30%. Questa crisi non ha mai avuto riflessi sul mercato degli alloggi universitari di Pisa che anzi, stando ai dati in nostro possesso e considerando che a noi viene chiesta (e noi garantiamo) un livello qualitativo medio alto, è ancora molto florido". Nel 2018 gli universitari - le cui spese vengono pagate principalmente dai genitori - chiedono alloggi sicuri e di qualità. Non si accontentano del classico "appartamento della nonna", con quella mobilia vecchia in stile anni '60 o '70, che può avere un valore affettivo per i proprietari, ma che è ben lontana dagli standard europei. Sicurezza, estetica, qualità e facilità di gestione: è questo ciò che chiede lo studente universitario. Quella degli affitti a studenti è una giungla. Lo studente spesso si trova in difficoltà perché spesso si vede proporre dal proprietario l'affitto in blocco dell'intero appartamento (della serie: poi ti arrangi tu a trovare gli altri inquilini con cui dividere le spese), a volte con camere senza materasso, con cucine vecchie, a volte vecchissime, a volte poco sicure".
Fonte: Ufficio Stampa