L'azienda di scarpe di lusso finge di vendere all'estero per evadere le tasse
Nell’ambito dell’azione di contrasto della Guardia di Finanza all’evasione fiscale internazionale ed alla concorrenza sleale fra imprese, il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Arezzo, reparto specialistico di punta del Corpo, ha scoperto una consistente evasione messa in atto da un’importante azienda di fabbricazione e commercializzazione di calzature.
I militari del Nucleo hanno individuato un’azienda inglese che ha operato in Italia in totale evasione d’imposta e in maniera occulta attraverso una cd “stabile organizzazione”, cioè un centro di attività fissata all’interno della sede di un’altra azienda italiana (nota al Fisco), da dove ha diretto e amministrato - senza mai palesarsi al Fisco italiano - l’intero ciclo produttivo e di commercializzazione del prodotto.
Ulteriori accertamenti, anche di carattere internazionale, hanno permesso di appurare che la società italiana, nelle produzioni operate per conto dell’azienda inglese, si è avvalsa delle prestazioni di servizio di manodopera fornite da diverse ditte individuali, succedutesi nel tempo e tutte gestite da cittadini cinesi, con sede nella Provincia di Firenze ed Arezzo.
Tali aziende, attive prevalentemente per brevi periodi di tempo, non hanno mai presentato le dichiarazioni dei redditi o comunque non hanno indicato parte consistenti dei ricavi, omettendo anche di versare le ritenute previdenziali ed assistenziali ai propri dipendenti. Tale schema fraudolento ha creato effetti distorsivi e danni alla libera e sana concorrenza tra imprese, consentendo al committente un rilevante ed indebito risparmio di
costi-imposte.
In conclusione l’azienda italiana faceva produrre scarpe di alta gamma (poste in vendita al dettaglio anche a 800 – 1.000 euro al paio) alle ditte cinesi evasori fiscali, facendo risultare successivamente e fittiziamente la vendita all’estero, quando invece la merce rimaneva in Italia nella disponibilità della società inglese, sconosciuta al fisco.
In definitiva, lavoratori cinesi irregolari e ricavi spostati in Gran Bretagna, con danni per il fisco italiano e per le imprese dello stesso settore che pagano le imposte in Italia. Considerata la solidità dei rilievi mossi, i rappresentanti delle società inglese e italiana hanno richiesto all’Agenzia delle Entrate di accedere all’Istituto deflattivo dell’accertamento con adesione di cui all’art. 6 comma 1 del D.lgs 218/1997, versando alle casse dell’Erario già 800.000 € di imposte.
Sono stati inoltre denunciati all’A.G. 3 soggetti di origine cinese per diversi reati tributari e previdenziali, avendo sottratto al fisco ricavi per circa 3 milioni di euro, evaso I.V.A. per 500 mila euro ed omesso versamenti di ritenute previdenziali per circa 75 mila euro. E’ stato altresì richiesto il sequestro per equivalente per tutelare il credito al fisco italiano.