gonews.it

GoBlog  - stagista gonews.it


Giuseppe Di Bernardo: il Diabolik(o) fumettista fiorentino

Diabolik, ladro ed assassino spietato, è un personaggio immaginario dei fumetti, creato nel 1962 da Angela Giussani. Ha portato alla nascita del genere "fumetto nero italiano" del quale è stato precursore. Pubblicato nel caratteristico formato del libretto tascabile, che la testata fece diventare famoso, fu imitato da tutti, dopo aver esordito in edicola nel novembre del 1962.

Il terzo numero venne pubblicato nel marzo 1693, e fu il primo ad essere disegnato in maniera professionale da Luigi Marchesi. Qui, abbiamo l'esordio di Eva Kant, compagna di vita e complice di Diabolik. Ma è solo nel 2002 che il suo disegnatore cambia. Al suo posto, abbiamo l'entrata in scena di  un fiorentino doc: Giuseppe Di Bernardo, fumettista italiano, a cui ho rivolto qualche domanda:

Come sei arrivato a disegnare Diabolik, è sempre stato il tuo sogno?

 "E' stato inaspettato, emozionante, commovente e gratificante. Mi è arrivata questa prestigiosa proposta quando stavo per lasciare il fumetto e dedicarmi a tempo pieno al lavoro come pubblicitario, mi occupavo specialmente degli storyboard per gli spot di giocattoli. Poi ho incontrato il "Re del terrore" e la nostra storia è iniziata, guarda caso, con un furto. Sono colpevole, signori della corte. Sono colpevole di aver rubato da una edicola un cartone pubblicitario che rappresentava un bacio tra Eva e Diabolik. Lo rubai a notte fonda, senza un vero motivo. Non sono mai stato un lettore affezionato di Diabolik, ma quella immagine mi stregò. Gettai il cartone in auto mentre l’edicolante dalla finestra mi riempiva di improperi. Solo pochi giorni dopo, incredibilmente, ho ricevuto la proposta di fare delle prove per l’Astorina. Il caso è Dio che passeggia in incognito."

Sei sempre stato appassionato di quello che viene definito "fumetto nero italiano"?

"No, sinceramente no. Lo avevo letto molto occasionalmente. La mia formazione è stata legata specialmente a Dylan Dog ed al fumetto francese in genere. Disegnare per “Il Re del Terrore” è stata una grande opportunità ed una sfida difficile. Oggi, dopo sedici anni, mi guardo indietro, e devo dire che “il diavolo” non è spaventoso come lo si dipinge."

So che segui da vicino la vicenda del Mostro di Firenze, che idea ti sei fatto sulla vicenda?

"Seguo il caso fin da ragazzino e ho attraversato un po' tutto "l'arco costituzionale" delle tesi sul mostro: paccianista, pista esoterica, pista sarda e alla fine mi sono concentrato su una ipotesi poco battuta dai "mostrologi". In breve, mi ero fatto l'idea che il Mostro di Firenze potesse essere in qualche modo legato alle vicende italiane degli anni 70. La mia ricerca è partita da questa ipotesi: il delitto del 1968 deve essere stato fatto in accordo con qualcuno dell'ambiente della vittima femminile. Allora mi sono chiesto se il gruppo dei cosiddetti "sardi" avesse potuto entrare in contatto con una persona "abituata" ad uccidere, qualcuno che avesse un passato fatto di violenza. Questa persona, poteva aver aderito a gruppi eversivi che hanno avuto un ruolo fondamentale nell'Italia di Piazza Fontana e dell'Italicus. Ma attenzione, non intendo dire che i delitti del Mostro di Firenze fossero orchestrati dagli stessi mandanti della Strategia della Tensione, ma che una persona che ha operato in questi contesti era anche uno psicopatico maligno, estremamente narcisista, che ha agito di personale iniziativa per continuare la propria guerra contro il sistema. Il Mostro era per me un assassino istrionico che aveva in odio quei ragazzi che rappresentavano un mondo che ideologicamente rifiutava, il mondo degli anni 80 che promettevano un futuro fatto di libertà. E sì, parlo degli anni 80, perché i veri e propri delitti del Mostro di Firenze, a mio parere, sono quelli che vanno dal 1981 al 1985, visto che i due precedenti sono frutto di condizioni diverse. Da questa ipotesi di lavoro che ho sviluppato in tre anni di ricerca, sta nascendo una graphic novel sull'argomento che verrà pubblicata dalle Edizioni Inkiostro nel 2019 anche se in forma di storia di fantasia, non di cronaca."

Giulia Meozzi

Exit mobile version