Bekaert, Rossi: "Giovedì a Roma vogliamo il Governo, l'azienda ma anche la Pirelli"
In cinquemila sono scesi ieri sera in strada a Figline per salvare la Bekaert, i 318 lavoratori a cui è stata spedita dall'oggi al domani una lettera di licenziamento e quelli dell'indotto. E dal palco il presidente della Toscana Enrico Rossi chiede con forza che all'incontro previsto giovedì a Roma al Ministero delle sviluppo economico ci sia stavolta un rappresentante politico del Governo, ci sia l'azienda che ugualmente aveva disertato la prima convocazione – e si faccia magari pressione sul governo belga perché non manchi - ma ci sia anche la Pirelli, che nel 2013 ha messo in vendita lo stabilimento e consegnato alla multinazionale le chiavi del monopolio della produzione del filo d'acciaio usato per lo scheletro dei pneumatici, in cambio, raccontano lavoratori e sindacati, di uno sconto sul prodotto che sarebbe tra le cause delle perdite degli ultimi due anni dello stabilimento. Già allora qualcuno aveva annusato il pericolo. Per la Pirelli Figline era lo stabilimento della ricerca e sviluppo. La Bekaert invece il suo cervello l'aveva già.
"Chiediamo che si riapra la trattativa - dice Rossi - e che, per partire, intanto vengano sospesi i licenziamenti. In questo caso non ci troviamo di fronte ad un settore in crisi: un mercato c'è. Chiediamo che si garantisca la prosecuzione dell'attività produttiva, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione". Uno è il fondo contro le delocalizzazioni. La Bekaert chiude infatti per spostare la produzione in Romania e in molti in piazza ieri sera a Figline guardavano a quanto fatto dall'ex ministro Carlo Calenda e al salvataggio dell'Embraco di Torino, alla fine ceduta. I belgi al momento non sembrano però pensare ad alcuna vendita dell'azienda, che per gli operai rimane invece una delle soluzioni.
L'unità e la solidarietà dimostrata dai lavori, dalla città e dall'intera vallata è il punto di forza da cui partire per vincere, secondo Rossi. "I dirigenti della multinazionale belga hanno pensato che la classe operaia fosse oramai piegata e che i lavoratori fossero così malridotti e incapaci di reagire che avrebbero accettato le lettere di licenziamento senza colpo ferire – incalza dal palco - . Ma hanno fatto male i loro conti". Con i cittadini e i lavoratori in piazza ci sono amministratori locali e parlamentari ed europarlamentari di diverso coloro politico.
"Siamo stati a Roma e la partenza non è stata positiva – accenna il presidente -. C'era solo un funzionario". "Giovedì un rappresentante del Governo – reclama - ci deve però essere, in nome della Toscana e dell'istituzione che rappresento, per rispetto dei lavoratori, dei cittadini e del consiglio regionale toscano".
Poi una riflessione sull'Unione europea. "L'Europa solo del mercato e della concorrenza è un'Europa che uccide i valori e uccide se stessa – conclude - . A Ventotene, quando della futura unione scrissero il manifesto, misero al primo posto l'unità e poi dissero che ‘o sarà l'Europa dei lavoratori o non sarà'. L'Europa del capitale e della grande finanza che calpesta i diritti sociali e del lavoro produce mostri nella sua pancia, è un'Europa che fa paura e noi dobbiamo combatterla. Ma non per tornare indietro, bensì andando avanti. Io, per questo, rimango per l'Europa".
Fonte: Giunta Regionale