Mille ricordi per un museo: il MuMe a San Miniato per la riconciliazione
L'atto finale della conciliazione delle memorie dei cittadini di San Miniato nel periodo più cupo dello scorso secolo, dall'avvento del fascismo fino alla nascita della Repubblica, sarà nel Museo della Memoria, chiamato MuMe, che sarà inaugurato il 24 luglio 2018, a 74 anni dalla strage del Duomo.
Oggi in sala consiliare sono state mostrate alla stampa alcune anticipazioni del percorso museale che tra poco meno di un mese sarà inaugurato alla cittadinanza, alla presenza della presidente Anpi nazionale Carla Nespolo. Presenti il sindaco Vittorio Gabbanini, gli assessori Chiara Rossi e Marzia Fattori, l'artista Luca Macchi, la dottoressa Barbara Pasqualetti e l'architetto Serena Chiarugi.
Il luogo - Non è stata una scelta casuale quella di porre il MuMe nell'ex refettorio di San Domenico, nei locali che fino a febbraio ospitavano la biblioteca 'Mario Luzi', spostatasi al piano inferiore. Quel luogo è stato nel Ventennio la Casa del Fascio e ora trovano nuova luce degli affreschi giovanili di Dilvo Lotti datati 1934, la sua prima opera sotto commissione pubblica da parte di Sabatino Novi, preside e capo del fascio locale. L'iniziativa fu inserita all'interno dell'evento nazionale denominato 'Muri agli artisti', rivendicato da Corrado Cagli e Mario Sironi, per riportare anche la tradizione pittorica al centro dopo l'exploit dell'architettura fascista. Le cinque scene di Lotti raccontano scene di vita del periodo fascista che però non vennero apprezzate dalla committenza. Fino al 1944 rimase solo un affresco in vista, poi il crollo del nazismo portò a coprire quelle scene. Sulle pareti esterne del museo trovano spazio le lapidi del plebiscito di annessione di San Miniato al Regno d'Italia, altre sempre legate all'Ottocento e infine le due iscrizioni 'della discordia', che fino a pochi anni fa erano visibili nel municipio. L'una che raccontò nell'immediato dopoguerra come il bombardamento in Duomo fosse sotto responsabilità nazista, l'altro in epoca recente che precisa che l'obice era in realtà di matrice americana. "Non vogliamo ritornare nelle polemiche di cui questa amministrazione è stata bersagliata - commenta il sindaco Vittorio Gabbanini -. Le lapidi stanno bene dove sono, sotto l'ingresso del museo della memoria. Il problema di quel che è successo è la guerra".
L'ispirazione - Due sono i documenti che hanno ispirato l'allestimento del museo MuMe. Il primo è il film dei fratelli Taviani 'La notte di San Lorenzo', dove sono ripercorse le vicende di San Miniato con alcune concessioni poetiche (ci sono molti dettagli che non sono storicamente compatibili con la verità, tra cui l'ipotesi nazista, ancora valida all'epoca in cui fu girata la pellicola). Il secondo è il libro di don Luciano Marrucci 'Come tacevano le cicale in quell'estate del '44', testimonianza vivida di un protagonista dell'epoca.
Il restauro - I locali sono stati a disposizione solo alla fine del trasloco della biblioteca. Il costo complessivo della realizzazione dell'opera è di 240mila euro, finanziati in parte dalla Fondazione Crsm. 110mila euro sono serviti per l'allestimento, mentre 50mila euro sono andati al resto dei lavori per infissi, servizi igienici, ripensamento degli spazi. Per chi ricordava la biblioteca 'Luzi', stenterà a credere alla nuova configurazione. Le pareti del MuMe sono state dipinte di un azzurro vivace, seguendo studi che ricostruirono com'era l'ex refettorio all'epoca. La visuale verso la vallata sarà 'privata' nelle finestre per ricreare quel sentimento provato dai cittadini di San Miniato durante l'occupazione nazista. Un altro importante affresco valorizzato è quello del Cristo e la samaritana al pozzo, già presente ma poco visibile.
La memoria - Protagonisti saranno i reperti storici, donati o prestati dai cittadini di San Miniato, e il materiale multimediale (foto, audio e video) presente nei maxi schermi e nei totem. Il lavoro è stato curato dalla Scuola Normale di Pisa. Ogni oggetto esposto è numerato e può essere ritrovato nella parte multimediale per approfondirne la storia. Le interviste sono curate da Beppe Chelli e Daniele Benvenuti. In tre sezioni verrà raccontato il periodo tra gli anni '20 e gli anni '30, con il fascismo al potere, poi il periodo della guerra dal '39 al '45, infine la rinascita della città con l'avvento della Repubblica. In esposizione nella sala del Consiglio erano presenti documenti e oggetti dal prezioso valore simbolico, perché parte di una storia di dolore.
I personaggi - Si parlerà ad esempio di Angiolo Cheli, storico farmacista. Sapeva il tedesco e divenne interprete per i fascisti, quando Mussolini era al potere. Venne premiato con la Croce di ferro tedesca conferita da Hitler. Lottò in Africa e riuscì a tornare a Piacenza. Per fare definitivo ritorno a cassa, si servì di un bambino che fece passare come figlio e dopo settimane fece rientro nella città della Rocca. Dopo disfatta in africa rientra a piacenza e ritorna a casa con bambino facendolo passare come figlio. Paola Cheli ha donato i reperti al museo.
Si parlerà di Carlo Chelli, fratello di Beppe, uno dei sanminiatesi che ha curato finora le interviste video che appariranno nel museo. Carlo Chelli fu un giovane pilota arruolatosi nell'esercito. Trovò la morte proprio il 22 luglio 1944, nella strage del Duomo.
Si parlerà di Giorgio Morelli, all'epoca della guerra ancora un ragazzino, e della sua 'sportina' per trasportare il cibo al padre e allo zio, datisi alla macchia per scampare dai rastrellamenti nazisti. Il piccolo Giorgio venne trovato da una pattuglia tedesca: vedendo che portava del cibo con sé (coniglio fritto, secondo la sua testimonianza) i soldati gli intimarono di dirgli dove si nascondevano i partigiani. Venne salvato da un ufficiale tedesco che richiamò la pattuglia all'ordine.
Ci saranno i reperti di Giuseppe Gori, partigiano di Cigoli. La fondazione in sua memoria ha concesso i libri di Gori, tra cui un dizionario, dei volumi di storia e di letteratura. Pur avendo avuto solo la licenza elementare, Gori studiò in carcere e compose delle poesie, diventando a tutti gli effetti un intellettuale.
L'inaugurazione - Alle 18.30 del 24 luglio si terrà il taglio del nastro, seguito dal brindisi inaugurale e dalla proiezione di alcuni estratti delle interviste raccolte per l'allestimento, oltre al corto di Cristiano Mori 'Il sarto dei tedeschi'. In anticipazione, il sindaco Gabbanini afferma che sarà presente anche un assessore di un comune della Piana fiorentina che ha conosciuto durante una gita organizzata proprio a San Miniato uno dei soldati artefici del bombardamento della Rocca federiciana, ricostruita nell'immediato dopoguerra.
Le dichiarazioni - "Il complesso di San Domenico diventa a tutti gli effetti palazzo della cultura, siamo soddisfatti di quanto realizzato", ha commentato l'assessore ai lavori pubblici Fattori. "È un museo in divenire per sua vocazione, infatti i contenuti vengono raccolti su una base popolare. Il MuMe non è un museo calato dall'alto ma fatto da tutti i cittadini, arriviamo al 24 luglio con gioia per preservare la memoria storica in momenti difficili come quelli che stiamo attraversando", spiega invece l'assessore alla cultura Rossi. "Noi amministriamo ma facendo politica, vogliamo rimarcare la verità storica in un periodo come quello che stiamo attraversando. Mi auguro che l'amministrazione che mi succederà continui a far vivere questo museo, è un dovere tramandare alle generazioni", ha infine concluso il primo cittadino.
Elia Billero