Olio Dop Terre di Siena, si punta ad aumentare il valore delle produzioni
Aumentare il valore delle produzioni di Olio Dop Terre di Siena, per dare un’equa remunerazione ai produttori senesi, ed evitare quindi l’abbandono degli oliveti e quindi di snaturare le caratteristiche del paesaggio toscano. E’ questo in sintesi quanto è emerso dal convegno che si è svolto oggi a Montepulciano, dal titolo “Realtà e prospettive dell'olio extravergine a denominazione d'origine la DOP Terre di Siena. La tutela del prodotto a salvaguardia del territorio”; organizzato dal Consorzio Volontario Fitosanitario di Siena in collaborazione con il Consorzio di Tutela dell'Olio DOP Terre di Siena, nell'ambito del PIF (Progetto integrato di filiera) Un Filo d’Oro. Fra gli interventi – moderati da Sandro Capitani, Radio 1 Rai “Coltivando il Futuro” - quello dell’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi, del sindaco di Montepulciano Andrea Rossi; Mauro Agnoletti, Università Firenze, che ha parlato della crisi dell'olivicoltura e le conseguenze per il paesaggio.
Durante il convegno sono state affrontate le problematiche del settore olivicolo nazionale, con particolare riferimento all’olivicoltura toscana e senese. Nell’atrio della Fortezza della cittadina poliziana si è tenuta l’esposizione e Banco d'assaggio degli oli DOP Terre di Siena.
La media ‘storica’ di produzione di olio Dop Terre di Siena è stata negli anni passati di 40mila litri all’anno di prodotto certificato, almeno fino al 2014, ovvero, prima degli ultimi anni caratterizzati da mosca delle olive (2014), siccità (2017) e gelate (fine inverno 2018). Nel 2017 la produzione di Dop Terre di Siena è stata di 20mila litri annui, ovvero la metà della media.
«Il fenomeno dell’abbandono degli oliveti – commenta il presidente del Consorzio Dop Terre di Siena Avisiano Maccari -, preoccupa dal punto di vista economico ma anche da quello paesaggistico, che causa la perdita degli impianti di olivi e quindi delle caratteristiche del nostro territorio, che hanno reso famosa la Toscana nel mondo».
Una situazione che provoca anche la perdita di valori economici e sociali: le diminuite produzioni – sottolinea il Consorzio - mettono in crisi anche le strutture di trasformazione, oleifici, che hanno sempre meno prodotto, con ricadute sui posti di lavoro non indifferenti e con la perdita di tradizioni e valori culturali.
«Il Consorzio – spiega il direttore Marco Castellani - sta portando avanti strategie che diano nuove redditività alla coltura dando sempre maggiore valore al prodotto. Vogliamo insomma un prodotto sempre più di qualità e che possa essere remunerato con il giusto valore. Consumare un olio del nostro territorio, significa qualità e garanzia per il consumatore, una risposta anche alla globalizzazione e alle importazioni indiscriminate. Da superare anche il problema della frammentarietà della produzione: una chiave di volta – precisa Castellani – bisogna sempre più concentrare i lotti di produzione e fare massa critica per entrare nei mercati più lontani e più complessi, dove però servono i numeri».
«E’ necessario – conclude il presidente Maccari – la sensibilizzazione delle istituzioni e degli amministratori. Se il produttore riesce a piazzare sul mercato un prodotto di eccellenza ad un prezzo remunerativo, è possibile innescare un meccanismo virtuoso positivo, in grado di invertire la tendenza».
Fonte: Ufficio stampa