Nuove regole ESMA: servono veramente ai trader?
Le nuove regole ESMA si stanno abbattendo sul mondo dei broker e dei trader online, e alcuni aspetti regolamentatori hanno già subito alcune modifiche (tra i vari, IQ Option e altri operatori hanno modificato profondamente la classificazione della clientela tra retail e professionisti). Ma siamo certi che questa ondata di novità sarà utile per gli interessi degli investitori?
Qualche elemento positivo, ma in ritardo
Come sottolineato dal sito internet comefaretradingonline.com, qualcosa di buono sembra finalmente essersi profilato all'orizzonte, come l’imposizione di misure (in buona parte già inglobate dagli stessi operatori) secondo cui il trader non può in ogni caso perdere di più di quanto ha depositato. Pertanto, l’investitore che va incontro a uno scostamento ampio e imprevedibile del mercato, sarà comunque sempre tutelato dal limite di perdita equivalente all'ammontare della propria posizione, senza andare dunque in deficit nei confronti del broker.
In altri termini, se il margine richiesto dall'intermediario era considerabile come troppo basso e lo scostamento del mercato era considerabile come del tutto imprevedibile, come può ritenersi giusto che la perdita extra possa essere addossata al trader? Come noto, ci sono già diversi broker che offrono questa protezione (la trovate nelle clausole contrattuali indicata come “protezione del saldo negativo”), ma il fatto che diventerà uno standard di settore è sicuramente uno dei cambiamenti positivi.
Le conseguenze impreviste
Nonostante ci siano alcuni aspetti positivi delle proposte ESMA (quanto abbiamo appena riepilogato è solo una delle diverse novità), ci sono anche alcuni negativi che gli analisti stanno sottolineando con una vena decisamente critica, come le restrizioni sulla leva finanziaria.
Uno dei grandi errori dei regolatori comunitari quando si tratta di trader al dettaglio è sempre stato quello di considerare negativamente il facile accesso alla leva. L'idea che si possa usare con il proprio market maker una leva 500:1 o addirittura 1000:1 ha sempre reso particolarmente nervosi le istituzioni comunitarie e, in buona parte, si tratta di un astio del tutto giustificato: imporre un requisito di margine dello 0,1% è d’altronde semplicemente esagerato!
Attenzione, però, a non commettere l’errore inverso, con proposte che vanno semplicemente troppo oltre. Un limite di leva a 10:1, 20:1 o 30:1 per le principali coppie di valute, o fino a 5:1 per le singole azioni, potrebbe infatti rappresentare un cambiamento enorme, non certo positivo. Limitare la leva a questi livelli può infatti sembrare che farà risparmiare denaro ai trader, ma in realtà si tratta di un’argomentazione che non riesce a comprendere completamente la mentalità dei trader al dettaglio e il modo in cui operano gli investitori.
Se infatti si limita la leva al trader, tutto ciò che si sta facendo è semplicemente rallentare la velocità con cui perdono denaro. Insomma, forse il trader perderà tutti i propri soldi più lentamente, ma il destino sarà comunque lo stesso: se la leva viene limitata, in altre parole, il trader verrà costretto a depositare più denaro per ottenere la stessa esposizione.
Di qui, il grande dilemma: limitare la leva finanziaria non significa impedire al trader di perdere più soldi, ma esattamente il contrario. Se infatti il trader ha accesso solo alla leva 5:1, dovrà depositare 20 volte più denaro per ottenere la stessa esposizione di trading che avrebbe avuto nel caso in cui avesse utilizzato una leva 100:1. E i trader perdenti (cioè i giocatori d'azzardo privi di una strategia chiara) desiderano proprio questa possibilità, ed è per questo che hanno avuto accesso ai mercati finanziari con il proprio broker di riferimento.
Dunque, la limitazione della leva potrebbe domandare loro solo la necessità di effettuare depositi più grandi, ma non certo incrementare la loro consapevolezza al rischio.