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Agente aggredito nel carcere di Livorno, Sappe: "Basta violenze"

Ancora altissima tensione in carcere a Livorno, dove dieci giorni fa si era ucciso in cella un detenuto. Ieri un poliziotto penitenziario è stata aggredita, prima verbalmente e poi fisicamente, da un detenuto.

A darne notizia è Pasquale Salemme, Segretario Nazionale per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: "Per dividere una lite tra due detenuti, un italiano e uno straniero, è stato colpito un Assistente Capo con una caffettiera a tal punto da perdere i sensi ed essere poi inviato d’urgenza in ospedale per accertamenti, dove gli sono stati applicati sette punti di sutura. L'evento è accaduto al Reparto Transito, reparto che da molti mesi vive una situazione di precarietà perché dichiarato parzialmente inagibile (saletta e docce) tanto da presupporre le attività in una saletta polivalente posta vicino ai passeggi e lo spostamento presso il Reparto Nuovi Giunti dei detenuti nelle celle di tale Reparto per effettuare le docce. Il Reparto Nuovi Giunti è posizionato all’ingresso detentivo dell’istituto dove passano gli operatori, scorte, avvocati e personale. Il Reparto Transito è inserito nel circuito media sicurezza con notevole presenza di imputati e per la stragrande maggioranza da soggetti extracomunitari. Ormai non abbiamo più parole per descrivere le criticità del carcere di Livorno e le conseguenti pericolose condizioni di lavoro di chi vi lavora, in primis appartenenti alla Polizia Penitenziaria”.

Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, denuncia Donato Capece, segretario generale SAPPE. “Altro che carcere umano e più sicuro, come prometteva il Ministro della Giustizia Orlando: le carceri sono un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna e in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Non ci si ostini a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto: gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio – aggrediti da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno.”.

Capece, che esprime solidarietà ed ha parole di apprezzamento per l’Agente ferito a Livorno, aggiunge: “Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Sono oggettivi i numeri riferiti alle colluttazioni ed ai ferimenti nelle carceri italiane, riferiti all’anno 2017: le colluttazioni sono state 7.446 ed i ferimenti 1.175. Ossia, statisticamente 20 colluttazioni e 3 ferimenti al giorno! Non fanno statistica ma sono reali le aggressioni verbali di quei detenuti che inveiscono, offendono e poi scagliano contro i poliziotti penitenziari le proprie feci, l’urina o la candeggina… E allora è mai possibile che nessuno, al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti, per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a Polizia di Stato e Carabinieri, ossia pistola “taser” e spray al peperoncino? Evidentemente le priorità erano e sono altre: come, ad esempio, consentire l’uso della sigaretta elettronica nelle celle o prevedere le “doccette” nei cortili passeggi per dare refrigerio ai detenuti durante i mesi estivi (dimenticandosi per altro, sistematicamente, l’adozione concreta di provvedimenti per il benessere del Personale di Polizia Penitenziaria, specie di quello che vive nelle Caserme…)”. 

 

Fonte: Sappe

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