Identità ritrovata, Ovidio Masini torna a casa due volte
Per annullare l’identità dei prigionieri, impegnati nelle battaglie del ripiegamento nel 1943, i soldati sovietici, dopo la cattura, erano soliti strappare ai fanti italiani il piastrino di riconoscimento e gettarlo per terra. Era il loro rituale per esprimere il rifiuto dell’occupazione e prevalere nel combattimento: “mi hai invaso, ti tolgo il nome, ti annullo”, parole che ricorrono nelle testimonianze dei reduci italiani dalla prigionia del secondo conflitto mondiale. Fu ciò che accadde al soldato Ovidio Masini, nato a Dicomano nel 1915, e di cui questa mattina, nella sala del Consiglio comunale di Barberino Val d’Elsa, è stato ricordato insieme al vicesindaco Giannino Pastori, alla famiglia che risiede nel comune e l’alpino Ferdinando Sovran, la vicenda militare, la prigionia che terminò nel 1946 quando Masini ricomparve sulla soglia di casa. Dopo oltre sessant’anni si ricostruisce un tassello dell’identità del soldato in guerra, al momento della cattura.
L’oggetto della memoria che rappresenta uno dei momenti più drammatici vissuti dal soldato, il piastrino di riconoscimento, è stato recuperato in un terreno da alcuni agricoltori russi, dopo il disgelo del marzo 1943, tra i villaggi di Kosiik e di Muliavj e conservato negli anni. Gli eredi lo hanno poi recapitato a Ferdinando Sovran durante una delle sue abituali campagne di ricerca. L’alpino, soccorritore Vajont, dal 1992 si reca in Russia lungo il fiume Don alla ricerca delle sepolture di soldati italiani, da segnalare poi al Mindifesa/Onorcaduti, ente competente per le riesumazioni. Questa mattina il piastrino di riconoscimento ha fatto ritorno a casa con la consegna ufficiale ai familiari di Ovidio Masini. “E' realistico ipotizzare - dichiara l’alpino Ferdinando Sovran - che Ovidio sia stato catturato tra i villaggi di Kosiik e di Muliavj e che abbia subito il gesto dei soldati sovietici”.
Il soldato partecipò alla guerra sul fronte russo partendo con la “Divisione Vicenza” inviata nell’ottobre del 1942 come rincalzo delle Divisioni Alpine. Masini fu protagonista dal 17 gennaio 1943 delle dure vicende del ripiegamento dalle prime linee. Come confermano gli Archivi russi di Mosca sui prigionieri di guerra, Masini fu fatto prigioniero il 23 gennaio 1943, mentre è ancora sconosciuto il luogo della detenzione. Un silenzio che durò tre anni fino al novembre 1946 quando fece ritorno a casa. Masini è deceduto nel 1969.
Fonte: Ufficio Stampa Associato del Chianti Fiorentino