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Sub empolese guida negli abissi croati la prima spedizione italiana sui relitti Re d’Italia e Palestro

Davide Ciampalini appena riemerso dal Palestro

Davide Ciampalini appena riemerso dal Palestro

È il 20 luglio del 1866, siamo in piena terza guerra d’indipendenza, nelle acque di Lissa nel mar Adriatico si fronteggiano la Marina da Guerra dell'Impero austriaco e la Regia Marina del Regno d'Italia nella prima, grande battaglia navale tra navi a vapore corazzate, ultima nella quale furono eseguite deliberate manovre di speronamento. Le flotte erano composte da navi di legno e corazzate a vela e vapore, la flotta italiana, costituita da 12 corazzate e 17 vascelli lignei, superava la flotta austriaca, composta da 7 navi corazzate e 11 in legno. La battaglia fu violenta ed affondarono le navi Re d’Italia prima ed il Palestro dopo per un totale di circa 700 morti. Le due navi riposano da quel maledetto giorno su un fondo di circa 120 metri al largo della costa croata e la scorsa settimana, per la prima volta in assoluto dopo 152 anni, un team di subacquei civili italiani le ha visitate. A guidare il gruppo l’empolese Davide Ciampalini che così, assieme ai compagni Alessio Pollice, Matteo Ratto, Daniele Lucaccini, Massimo Barnini e Rolando Di Giorgio, ha scritto un’altra pagina di storia di queste due navi della nostra Marina. Prima di loro solo un gruppo di sub croati scortati da militari aveva visto il Re d’Italia ma mai nessuno le aveva visitate insieme.

"Il relitto fu individuato nel 2005 – spiega Davide – ma era proibito andarci perché si dice che i relitti siano molto ricchi e pieni di beni preziosi visto che sono intatti e poggiano su un fondale di 120 metri a distanza di circa di un paio di miglia l’uno dall’altro. Quando andai in vacanza in Croazia, al diving dell’amico Veljano Zanki iniziammo a parlare di queste due navi e nacque l’idea di chiedere il permesso al governo croato di visitarle, anche se sapevamo che era difficile tanto che nessuno lo aveva mai fatto prima".

Ed invece un giorno Davide riceve l’attesa mail di Veljano: i permessi ci sono, addirittura per entrambe le navi, si può partire. Con una squadra selezionatissima di subacquei Utr si inizia a preparare queste immersioni, un lavoro di due anni che, come facile immaginare, presenta enormi difficoltà.

"Oltre alla profondità, il relitto non ha cime sopra e quindi andava trovato ed individuato per poterci affondare sopra con precisione. Le condizioni meteo ci hanno aiutato ma, mentre sul Re d’Italia ci siamo arrivati bene, il Palestro lo abbiamo mancato e ci siamo dovuti muovere a bussola per circa dieci minuti nel buio fangoso con lo scooter a 120 metri di fondo per trovarlo. Io, a dire il vero, mi ero arreso, ma uno del team ha insistito e, d’improvviso, nonostante il buio e l’acqua torba, ci è apparso di fronte".

Descrivere cosa prova un sub quando si cala su un relitto è difficile, sono sensazioni uniche. Descrivere cosa i sei sub hanno provato nel vedere il Re d’Italia ed il Palestro, sapendo di essere i primi nella storia, conoscendo quello che queste due navi significano e dopo un lavoro di due anni è impossibile.

"Un’emozione che non riesco a descrivere – confessa Davide Ciampalini – non nascondo che mi sono anche commosso per tutto quello che significava essere su quelle navi. Abbiamo fatto un tempo di fondo a 120 metri di circa 35 minuti, in totale con la decompressione circa 4 ore di immersione. Queste due navi sono un vero e proprio museo, sono immacolate e, nonostante sia tutto incrostato, si vedono casse di oggetti, gli speroni e tutto quanto si può trovare a bordo di una nave. Noi, ovviamente, non abbiamo toccato niente, abbiamo registrato filmati e fatto foto che poi, una volta a bordo, abbiamo consegnato in copia al rappresentante del governo croato che era con noi. E, soprattutto, abbiamo realizzato un sogno vivendo emozioni incredibili". Per il team italiano, l’immersione realizzata con un rebreather e ben cinque bombole addosso ciascuno (oltre agli illuminatori ed al materiale per foto e riprese), rappresenta anche un passo in avanti del sistema decompressivo Utr, didattica al cui interno esiste un gruppo d’elite chiamato W.S.E. che racchiude i pochi sub a livello nazionale in grado di fare questo tipo di immersioni. Insomma, i sei hanno scritto una pagina di storia della subacquea ed ora la divulgheranno a tutti con serate nelle quali si ricorderanno le emozioni dei due tuffi e si proietteranno foto e video.

In mezzo a tanti motivi di interesse ce ne è poi un ultimo che fa venire i brividi: il comandante della Palestro si chiamava Alfredo Cappellini, poi insignito della medaglia d’oro al valor militare alla memoria, era livornese e non abbandonò la nave affondando con lei. A distanza di 152 anni da quel maledetto 20 luglio, un altro livornese, Alessio Pollice, è stato il primo a tornarci sopra. Una storia nella storia.

Il gruppo protagonista della storica immersione

Il gruppo protagonista della storica immersione

Marco Mainardi

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