Legambiente e Fillea Cgil: "No al condono edilizio nelle zone terremotate"
“No al condono edilizio nelle zone terremotate. Per far decollare davvero la ricostruzione, oggi in forte ritardo, nelle aree colpite dal sisma del 2016, e aiutare i terremotati, non servono soluzioni di questo tipo, bensì interventi che mettano al centro la trasparenza, l’innovazione, la qualità del lavoro e la partecipazione dei cittadini”.
A chiederlo e ribadirlo sono Legambiente e Fillea Cgil, promotrici dell’Osservatorio per una ricostruzione di qualità, che in vista della discussione del decreto n. 55 del 29 maggio 2018 (recante ulteriori misure urgenti eventi sismici agosto 2016 per la conversione in legge) prevista per domani, 5 giugno, a Palazzo Madama in Commissione speciale, hanno inviato una lettera ai senatori e per conoscenza al Commissario Straordinario On. Paola De Micheli, per ribadire con forza la necessità di non riaprire i termini di condono e di puntare invece su una ricostruzione di qualità e ambientalmente sostenibile, nel rispetto della legalità, di adeguati controlli sulla sicurezza e di prevenzione per evitare, in particolare, possibili infiltrazioni criminali e mafiose negli appalti e nei subappalti. Nella missiva l’associazione ambientalista e il sindacato dei lavoratori delle costruzioni presentano anche una serie di proposte utili per riavviare la ricostruzione pubblica e privata, che a distanza di due anni, fatica a decollare. Ritardi imputabili, secondo il Commissario De Micheli e alcuni esponenti politici, agli abusi edilizi che necessiterebbero di una sanatoria per far ripartire la ricostruzione. Si stima che le “difformità”, non sanate e non sanabili, interessino per alcuni Comuni il 90% dell’edificato da ricostruire. Per questo con molta probabilità domani durante la discussione del provvedimento, che prevede solo proroghe nella sospensione dei termini per il versamento di tributi e contributi, è possibile che vengano presentati e discussi emendamenti significativi per recepire interventi che facilitino la ricostruzione, tra cui una possibile sanatoria sulle “difformità urbanistico-edilizie”.
Per Legambiente e Fillea Cgil i ritardi della ricostruzione non possono e non devono essere utilizzati in maniera strumentale per operare un colpo di spugna sugli abusi edilizi e sulle responsabilità decennali della Pubblica Amministrazione per la cattiva gestione del territorio. Né può essere fatta una scelta che diventi modello pericoloso per ogni intervento ricostruttivo a seguito di calamità naturali. Nella missiva l’associazione ambientalista e il sindacato dei lavoratori delle costruzioni ribadiscono che vigileranno con molta attenzione, perché non si approfitti della drammatica situazione in cui versano le aree colpite dal sisma per far passare l’ennesimo condono edilizio. Nel caso in cui arrivasse il via libera ad una sanatoria, Legambiente e Fillea Cgil ricordano quelle che sono a loro avviso le condizioni a cui attenersi: ossia prendere in considerazione solo interventi abusivi realizzati prima dei termini fissati dall'ultimo condono edilizio del 2003. Sanare le difformità urbanistico-edilizie se si dimostra che sono antecedenti a quella data. Inoltre, gli abusi che non rispettano l’insieme delle norme di tutela e gli strumenti urbanistici vigenti non possono e non devono essere “sanati”, né possono ricevere contributi pubblici.
“Dopo 21 mesi dal terremoto, i nodi prodotti dall’incuria e dal disinteresse per la prevenzione e la messa in sicurezza del patrimonio naturale e costruito vengono al pettine, aggravando ulteriormente una situazione drammatica - dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente -. Al cammino normativo complicato dall’assenza di una legge quadro per la gestione dei disastri naturali che chiediamo da anni, si è aggiunta l’assenza di una volontà politica e di strumenti adeguati per monitorare il territorio, a partire dai piccoli e grandi abusi che nei decenni si sono accumulati, nonostante la fragilità del nostro territorio. Questo è il primo decreto della nuova legislatura che interviene sulla ricostruzione. Auspichiamo che sappia dare un segnale forte e positivo alle popolazioni colpite, puntando su innovazione e rinascita dell’Appennino”.
“Abbiamo presentato una serie di proposte concrete per una ricostruzione di qualità, nel segno della legalità e della sicurezza, nel rispetto del lavoro edile e dei contratti,” aggiunge Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, che prosegue “ c’è bisogno di un patrimonio edilizio efficiente da un punto di vista energetico, ma anche ben costruito con tecniche e materiali della bioedilizia e dell’architettura sostenibile. Le risorse dell’Ecobonus possono essere meglio integrate con quelle destinate alla ricostruzione. Occorre inoltre istituire il fascicolo di fabbricato, strumento considerato unanimemente fondamentale per garantire la messa in sicurezza e la sostenibilità del patrimonio edilizio nel medio e lungo periodo”.
Per Legambiente e Fillea occorre sostenere i Comuni aumentando gli organici con professionisti preparati, promuovere attività di formazione, elaborare linee guida per facilitare il lavoro di professionisti, Comuni, imprese, migliorare l’organizzazione della Pubblica Amministrazione, in particolare degli Uffici Speciali per la Ricostruzione Regionali.
Infine è importante attivare e sostenere i tavoli di partenariato sociale, coinvolgendo le forze sociali, dell’associazionismo, della società civile. Solo una ricostruzione partecipata che coinvolga le rappresentanze della popolazione potrà essere volano di un nuovo e più avanzato sviluppo di queste aree interne così strategiche per il Paese. Per questo Legambiente e Fillea Cgil auspicano che tutte le Istituzioni coinvolte nella ricostruzione, a partire dal Parlamento, allarghino il confronto anche alle associazioni di cittadini che hanno dimostrato nei fatti di volere una ricostruzione veloce e fatta bene.
Fonte: Legambiente Onlus