Il sindaco Millozzi: "Solidarietà al Presidente della Repubblica"
In questi giorni stiamo vivendo un momento storico e delicato per la tenuta del sistema istituzionale così come ce lo hanno consegnato i padri costituenti e 70 anni di prassi democratica. Il Presidente della Repubblica, il Capo dello Stato, il rappresentante dell'unità nazionale e garante della Costituzione è finito nel tritacarne mediatico e nel paradosso di diventare il capro espiatorio di un fallimento doloso ed esclusivamente politico di un governo Cinquestelle Lega.
La grancassa propagandistica di Salvini e Di Maio finirà per seppellire sotto le urla del clamore la pacate verità raccontate dal Presidente Mattarella che quella maggioranza di governo ha fatto di tutto perché potesse davvero avviare la XVIII legislatura secondo le indicazioni del voto del 4 Marzo. Quando Lega e Cinque Stelle si sono accorti che la campagna elettorale era finita davvero ed erano ad un passo dal dover governare facendosi carico delle tante promesse e delle ridicole soluzioni per attuarle, hanno cercato in vario modo di trovare qualche alibi per dare la colpa a qualcosa e qualcuno senza riuscirvi. Soprattutto il Presidente Mattarella ha cercato di agevolare l'unica maggioranza parlamentare possibile dando l'incarico al professor Conte, tecnico tanto stimabile quanto sconosciuto, per evitare che i due litiganti perdessero metri di visibilità sul palco della sceneggiata che stavano costruendo. Il Presidente ha poi accolto per l'intera lista dei Ministri distribuita secondo il vecchio e mai impolverato manuale "Cencelli" della prima Repubblica chiedendo solamente che per il delicato dicastero dell'Economia fosse indicata una personalità che non allarmasse il mondo finanziario ed internazionale. Lo ha fatto, e lo ha spiegato non certo per una subalternità verso chissà quali poteri occulti ma per evitare che venissero bruciati soldi e risparmi dell'Italia e degli italiani nella ridda della speculazione già avviata.
Allo scopo, Mattarella aveva proposto alla Lega di affidare l'incarico al proprio rappresentante di punta e numero due di Salvini.
La storia che ne è seguita è agli occhi di tutti: Salvini e Di maio, in bella compagnia della Meloni, hanno trovato la via di fuga, il capro espiatorio per uscire dal vicolo cieco in cui si erano infilati urlando allo scandalo e additando la massima carica dello Stato di aver impedito la nascita del cosiddetto "Governo del cambiamento".
Strano davvero, fuori dalle urla e dagli strepiti, che i due artefici della terza Repubblica, i due demiurghi della rivoluzione del popolo, gli unici illuminati ed incaricati della redenzione delle ingiustizie e delle diseguaglianze dell'Italia, abbiano barattato i tanti e meravigliosi benefici promessi ai cittadini, a quelli più deboli ed in difficoltà, alle famiglie, alle imprese, ai ricchi ed ai poveri, agli italiani tutti, perché indispettiti dal fatto che su un nome, solo su quello, il Quirinale aveva chiesto, in punta di piedi, quasi con timidezza, di non esser considerato una specie di buca delle lettere dove imbucare nomi, cose, programmi ed ordini in nome del popolo sovrano.
Se anche Salvini e Di Maio urlassero tutti i giorni sempre di più minacciando con consueta ridicolezza "impeachment" (i sovranisti dovrebbero usare un po' di più ed un po' meglio la nostra bellissima lingua ed evitare di usare istituti e vocaboli che non esistono) e rivolte di piazza contro l'usurpazione subita dal Capo dello Stato non potrebbero alla lunga nascondere l'unica, vera, grande verità che stanno celando agli occhi dell'opinione pubblica.
Davvero credono che il paese sia totalmente obnubilato da non capire che quel Governo, quella alleanza, quel contratto lo hanno fatto abortire loro e soltanto loro, per motivi miseramente elettorali svendendo la credibilità delle istituzioni repubblicane?
In tutto questo pericoloso pandemonio politico ed istituzionale dovrebbe sentirsi di più e meglio la voce, il coraggio e la responsabilità di un centrosinistra che la smettesse di mangiare popcorn ed esprimesse non soltanto solidarietà e vicinanza alla Presidenza della Repubblica ma denunciasse l'operazione politica che i due capipopolo stanno conducendo sulle macerie di un paese che invece ha la storia, la struttura, l'orgoglio e la forza di non farsi abbindolare e che ha bisogno in questo senso di ritrovare una proposta politica capace di convogliare la passione e l'intelligenza critica al servizio della cosa pubblica.
Ed il Partito Democratico non può continuare a chinare oziosamente il collo sul proprio ombelico, non può continuare alla paralisi di una conflittualità interna creata dalla torsione egemonica di questo o di quel gruppo dirigente piuttosto che dalla discussione aperta e franca dei modi, delle idee, delle ricette per il futuro di un paese che ha il diritto di poter scegliere soluzioni diverse dal cialtronismo dilagante. Cercando magari di evitare di prediligere la compattezza su alcune posizioni piuttosto che il radicamento territoriale dei candidati stessi al parlamento. E' un errore da non ripetere se, come ogni probabilità si dovesse tornare rapidamente a votare già quest'anno.
Occorre dunque che la nostra classe dirigente abbia in dote la cassetta degli attrezzi che consenta alle persone di capire i problemi quotidiani della gente, delle famiglie, delle imprese per approntare risposte e proporre soluzioni e vie d'uscita credibili.
Fonte: Comune di Pontedera - Ufficio Stampa