Educazione alla pace, più di 150 ragazzi dell’IC Cerreto Guidi prendono 'La Corriera Azzurra'
Un ragazzo dalla pelle scura abbraccia spaventato una sedia con una gamba spezzata. Davanti al Palazzo delle Nazioni a Ginevra c’è una gigantesca sedia in legno con una gamba rotta. Un equilibrio precario simbolo di forza ma anche di fragilità, di instabilità. Per noi, nello spettacolo, la sedia è l’unico simbolo di domesticità, di casa, di appartenenza, di radici. Più di sessanta ragazzi (in tutto circa 140) si avvicinano come una grande muraglia umana trascinando la loro sedia blu. Unica ricchezza, unico tesoro, unica àncora di appartenenza. La sedia rappresenta la casa, il guscio, la sicurezza che nulla di male può accadere ad un essere umano dotato di compassione e di umanità. I ragazzi si dirigono verso un destino ignoto. Un castello. Il castello di Hartheim a pochi chilometri dalla città di Linz, in Austria, e non lontano dal campo di Mauthausen. A sentirla cosi sembra quasi una favola. In realtà non tutti i castelli sono abitati da principi e principesse. Tra il 1940 e il 1944, migliaia di bambini e adulti portatori di handicap provenienti da varie parti dell’Austria e Germania, o prigionieri dai vicini campi di Mauthausen e Gusen, entrano nel Castello di Hartheim trasportati da una corriera grigio-azzurra e non ne escono più. Il Castello di Hartheim assorbe, annulla, e fagocita come un Minotauro. La corriera aveva i finestrini oscurati da tende o dipinte di bianco perché nessuno potesse vedere quello che ci stava dentro.
In realtà qualcuno che aveva visto quello che succedeva nel castello c’era. Nella drammaturgia della Guidi, Bruno Bruckner, soldato della Wermacht e appassionato di fotografia, viene mandato da Mauthausen ad Hartheim per “documentare” le attività della macchina di sterminio. “La fotografia è la mia arte ed è, tra tutte le arti, l’arte della verità. Ma se questa è la verità che devo documentare, meglio sarebbe se questo talento non mi appartenesse. Distruggerei questo apparecchio fotografico, questa macchina infernale, non mi farei occhio e portavoce di queste atrocità perché il mio destino e maledizione di artista è intrisa di quella verità e me ne rende complice. “
Queste le parole che la Guidi mette in bocca a Bruckner in un desiderio, sempre, nel suo lavoro di drammatugo e regista, di interrogarsi sulla responsabilità individuale. “Sono stata ad Hartheim e a Mauthausen oramai molte volte” – dice la Guidi - da sola e con studenti delle scuole medie. Ho fatto ricerca e mi sono documentata. Bruckner è veramente esistito ma non ho prove che sia stato mandato da Mauthausen ad Hartheim. Cercavo un personaggio che potesse collegare queste due realtà: l’una, il Castello, parte del programma T4 della macchina nazista, che prevedeva l’eliminazione di tutti i malati di mente o affetti da altre disabilità. L’altra, KZ-Mauthausen e i suoi sottocampi, luogo di sterminio attraverso il lavoro.
“La corriera azzurra è l’atto conclusivo del progetto Educare alla pace di quest’anno – dice la Dirigente Gabriella Menichetti - Coinvolge tutte le classi della scuola secondaria di I grado dell’istituto, le terze a cui sono tradizionalmente rivolte le attività, le prime che hanno partecipato al laboratorio teatrale finanziato dal fondo sociale europeo e le seconde che assisteranno da spettatori ad una prova aperta il 29 e 30 maggio.
Si tratta di uno dei progetti più importanti inseriti nel POF. È fondamentale, in un momento storico come il nostro, fornire ai ragazzi adeguate competenze di cittadinanza, strumenti indispensabili per contrastare i rigurgiti nazionalisti, gli stereotipi, i pregiudizi, e il razzismo presenti nella società europea. Compito della scuola è formare cittadini che si impegnino a garantire il diffondersi dei valori democratici fondamentali e a promuovere la coesione sociale in un momento di crescente eterogeneità culturale.”
I ragazzi stanno per arrivare, proprio su un pulmino azzurro, alle prove che si tengono alle Cantine Leonardo a Vinci. Entrano nello spazio e si siedono di fronte a un filo luminoso che rappresenta l’acqua purificatrice di un fiume o ruscello. I ragazzi, allegri e roboanti poco prima, appaiono ora seri e maturi. La loro concentrazione è straordinaria. Al suono delle note di un violino si chinano in maniera uniforme e si lavano il volto dalle brutture. “Tecnicamente, è una scena semplice che i ragazzi possono realizzare con grande impatto emotivo e competenza – dice la Guidi. La scena dell’acqua vuole far riflettere sul concetto di responsabilità individuale, di coscienza, di valore e dignità dell’individuo: lavarsi il volto dal sangue dei molti significa si, purificare, ma anche e soprattutto tornare a vedere con lucidità. Con occhio asciutto. “
Il Cast: Silvia Bagnoli, EvaLuna Betelli, Benedetta Silvia Bagnoli, EvaLuna Betelli, Benedetta Giuntini, Giusi Paganelli, Giacomo Paoletti, Mirco Paoletti, Alessandro Poletto, Emily Redsell.
Fonte: Ufficio Stampa