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Il Rotary di San Miniato celebra il sessantesimo anniversario della ricostruzione della Rocca di Federico II

Sono passati sessanta anni da quando sul colle di San Miniato svetta “di nuovo” la rocca voluta dall’imperatore Federico II ricostruita dopo che sciagurati eventi bellici l’avevano distrutta.

La vecchia torre era stata voluta proprio dall’Imperatore Federico II nella prima metà del XIII secolo proprio per connotare con il simbolo del suo potere questo luogo nel centro della Toscana, che era un riferimento importante per l’Impero.

La rocca però era stata distrutta durante le ultime fasi della guerra, il 23 luglio 1944, dai tedeschi che stavano abbandonando le loro linee. Una forte carica di esplosivo era stata collocata all’interno della torre al livello del piano terreno e alle dieci e mezzo di sera di quella domenica fu fatta esplodere. La vecchia torre, simbolo della città, perse ogni appoggio e cadde su se stessa in una nuvola di polvere, lasciando sul posto solo un cumulo di macerie.

Quella torre, e non solo per i Samminiatesi, costituiva un simbolo, una specie di riferimento spaziotemporale, al quale si ancorava l’identità di tutto il territorio circostante e quindi non se ne poteva fare a meno. Si costituì subito per la sua ricostruzione un comitato e, nonostante che in quegli anni del dopoguerra, ci fossero anche altre emergenze, legate soprattutto alla ricostruzione delle case di abitazione e alla ripresa del vivere civile, si volle ugualmente investire nella ricostruzione della torre, forse perché rappresentava la ricostituzione simbolica della compagine cittadina e territoriale.

In poco più di tre anni si riuscì a far tutto dal progetto alla costruzione fino alla inaugurazione avvenuta il 15 maggio 1958.

Da quel giorno sono passati esattamente sessanta anni e il Rotary, con il supporto della Amministrazione Comunale ha voluto offrire alla cittadinanza un evento celebrativo di questa ricorrenza, perché è giusto ricordare quel particolare momento di solidarietà cittadina.

La torre ricostruita, che riproduce fedelmente quella distrutta è ormai lì da sessanta anni ed oggi molte persone forse non ne conoscono forse né la sua storia antica, né la sua storia moderna.

Per questo il Rotary club di San Miniato nella cerimonia della mattinata si è rivolto ai più giovani ai ragazzi delle scuole medie ai quali queste vicende sono state raccontate, anche da un testimone dei tragici fatti del ’44.

Si è sfruttata l’occasione per allestire anche un’interessante mostra fotografica di foto antiche che ripropongono immagini della torre nell’800 e nella prima metà del ‘900, ma anche foto del colle di San Miniato senza la Rocca e finalmente la sua rinascita con la cerimonia di inaugurazione.

I ragazzi si sono dimostrati interessatissimi ed hanno ascoltato con attenzione le varie persone che hanno parlato dell’argomento. Oltre al Presidente del Rotary Club di San Miniato Luigi Giglioli ci sono stati gli interventi del Sindaco Vittorio Gabbanini, dell’Assessore alla Cultura Chiara Rossi, della Presidente della Fondazione studi Tardo Medioevo prof.ssa Laura Baldini, ma anche del presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani, che ha dichiarato di aver voluto essere presente proprio per l’importanza dell’argomento.

Dopo di ché Paolo Tinghi, socio del club e curatore della mostra fotografica ha ripercorso con Giorgio Morelli, testimone dei fatti della guerra che avevano portato alla distruzione della torre, le vicende legate a questo monumento.

Al termine della cerimonia i rotariani presenti con i ragazzi sono saliti sul prato della rocca per constatare da vicino quello che era stato loro raccontato.

Nella consueta conviviale rotariana, che invece ha avuto luogo la sera, con il contributo della Professoressa Isabella Gagliardi, studiosa di storia medioevale gli stessi temi sono stati riproposti a tutti i soci.

Si è trattato di un evento assolutamente importante perché si è trattato di un importante service di tipo culturale, che ha permesso di ricollegare un passato relativamente recente con le origini antiche della città, ma anche di proiettare gli stessi valori nel futuro attraverso i giovani studenti ai quali in qualche modo è stato passato il testimone ed assegnato il compito di ricordare.

Fonte: Ufficio Stampa

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