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Centri antiviolenza toscani, collaborazione e tempi certi nei finanziamenti

Collaborazione più stretta con le istituzioni e tempi certi nell’erogazione dei finanziamenti: queste le richieste presentate dalle rappresentanti di ‘Tosca’, il coordinamento toscano dei centri antiviolenza, alla commissione Sanità, presieduta da Stefano Scaramelli (Pd), durante l’audizione tenuta ieri mattina al palazzo del Pegaso. I quattordici centri antiviolenza attualmente attivi in Toscana, con altrettante case-rifugio a indirizzo segreto, accolgono circa tremila donne l’anno, prendono in carico donne e bambini, assicurano sostegno legale e psicologico, al fine di restituire pieno recupero e aiutare le donne a ricostruire la propria vita, attraverso percorsi individuali, come ha spiegato Loredana Dragoni, del centro antiviolenza ‘La Nara’, di Prato. Le case-rifugio ospitano più di cento donne, con circa duecento bambini. Presto nasceranno dieci case di seconda accoglienza. Negli anni, si sono costituite reti territoriali forti, per le quali si richiede ulteriore rafforzamento “in una lotta che ha bisogno di essere aggiornata continuamente”.

“Giusto portare la questione in commissione – dice Scaramelli – in Toscana c’è tanta azione di volontariato, servono risorse per avere certezze di finanziamento e lavorare con continuità, a partire dal potenziamento delle attività a favore di donne che hanno subito violenza in merito al loro bisogno di ascolto, di reinserimento lavorativo, di forme di aiuto nella ricerca di un’abitazione e su tutto del loro bisogno di riservatezza e segretezza”.

All’incontro ha preso parte anche Giovanna Zitiello, rappresentante di ‘Tosca’ nel consiglio di ‘Dire’, l’associazione nazionale ‘Donne in Rete contro la violenza’, che riunisce ottanta centri di tutte le regioni d’Italia. “Il rapporto con le istituzioni è fondamentale non soltanto per la sopravvivenza economica, ma anche per raggiungere l’obiettivo alto di cambiare la cultura della relazione tra uomini e donne”, ha detto. C’è il problema dei fondi che finanziano l’attività dei centri antiviolenza, come ha spiegato Daniela Caselli, dell’associazione ‘Luna’ di Lucca. “Finanziamento pubblico e autofinanziamento sostengono la nostra attività. I fondi erogati a livello nazionale costituiscono la colonna portante: in parte sono stati destinati direttamente ai centri antiviolenza. La Regione Toscana ha avuto un ruolo pilota, siamo contente della collaborazione. C’è però una criticità: i finanziamenti per il biennio 2016-17 sono tuttora in fase di erogazione e arrivano molto in ritardo. Al momento è stato erogato un acconto inferiore al 30 per cento nel giugno 2017. Ad oggi, non abbiamo ancora il saldo del 2017, mentre avremmo dovuto già avere l’acconto per il 2018. In questa condizione, se non ci autofinanziamo, diventa problematico lavorare. Questa difficoltà è accentuata soprattutto per i centri antiviolenza più piccoli. In questa situazione non riusciamo neppure a rendicontare”.

È di questi giorni, attraverso un nuovo bando, “la destinazione di nuovi fondi per inserimento lavorativo e alloggio delle donne vittime di violenza, per noi un grande risultato – dice Loredana Dragoni –. I fondi saranno erogati agli uffici di collocamento. Quello che chiediamo è che i nostri centri facciano parte del percorso di inserimento lavorativo”. Segnalata anche la collaborazione con l’Osservatorio regionale.

“L’incertezza nell’erogazione dei fondi determina difficoltà per chi si impegna nel contrasto alla violenza di genere e mette a repentaglio l’efficacia di quel lavoro – dice Andrea Quartini (Movimento 5 stelle) –. È inaccettabile che fondi di provenienza regionale e nazionale non arrivino con regolarità”. Sarà necessario, sostiene Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) “programmare meglio l’erogazione di fondi, che sono nazionali e non regionali. Programmare su base triennale permetterà di lavorare con la necessaria continuità di intervento”. La consigliera Serena Spinelli (Art.1-Mdp) ricorda “la provenienza nazionale dei fondi in ritardo” e suggerisce “che i fondi che invece provengono direttamente dalla Regione non siano determinati su una singola annualità, ma in una prospettiva biennale in modo da assicurare maggiore capacità di programmazione”. La consigliera Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt) rileva come “sia indispensabile un’informazione e divulgazione maggiore del lavoro prezioso di questi centri” e chiede che “alcuni degli alloggi messi all’asta dalle Asl vengano destinati all’accoglienza delle donne vittime di violenza”.

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