La campagna di Russia nel diario di Giuseppe Ferri, presentazione a Pistoia
Le marce senza riposo, la fame e la scarsa igiene, la lontananza da casa. E poi il fuoco nemico, i colpi di mortaio e cannone, il dolore per i compagni morti. C’è tutto questo nel taccuino di Giuseppe Ferri, un vero e proprio diario della campagna di Russia che oggi diventa un libro grazie agli sforzi di insegnanti e studenti di una scuola secondaria. Il volume, intitolato “Il cuore batte nel pensiero” (ed. Sarnus, pp. 80, euro 9), sarà presentato venerdì 18 maggio alle 21.00 a Bottegone (Pistoia) nei locali del Circolo MCL “La Capannina” (via Fiorentina, 626). Saranno presenti Matteo Grasso, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Pistoia, che ha curato l’introduzione, Antonio Pagliai, editore del volume, e i docenti e gli alunni dell’Istituto “M.L. King” di Bottegone che hanno trascritto e commentato il testo originale.
Giuseppe Ferri, nato nel 1913 in Val di Nievole, partecipa alla campagna di Russia dall’aprile al dicembre del 1942. Ha ventinove anni e porta con sé un’agendina in pelle dove annota le sue esperienze con una matita, perché l’inchiostro della penna si congelerebbe a causa del freddo. Gli appunti sono scarni e non mancano gli errori ortografici, tuttavia ci restituiscono tutte le sue emozioni, dalla paura alla nostalgia per le persone care. E naturalmente la speranza per un futuro migliore, come emerge dalla prima pagina, datata 14 aprile: “Alle ore 22,40 il treno parte per farci raggiungere i nuovi destini, sempre colla speranza nel cuore di poter un giorno non lontano ritornare sani e salvi”. Partito con il grado di sergente istruttore delle reclute, Ferri partecipa all’avvicinamento delle truppe italiane al Don e ai combattimenti successivi. A dicembre riesce a ottenere il congedo per motivi familiari, evitando così la terribile ritirata che di lì a poco avrebbe falcidiato il Corpo di Spedizione Italiano in Russia. Le sue parole aiutano a comprendere molti terribili aspetti della guerra, dalla ferocia dei bombardamenti e delle razzie al dolore per i compagni caduti, e ci ricordano che la storia, anche negli avvenimenti più grandi ed epocali, è fatta prima di tutto di persone.
Fonte: Ufficio Stampa