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Max Allegri e il gabbione di Livorno, un amore che non ha fine

Secondo i roumors l’avventura di Max Allegri sulla panchina bianconera finirà la prossima stagione. Una fine in controtendenza rispetto a un percorso, in quel di Torino, che ha visto l’allenatore livornese spesso e volentieri imporsi e avere la meglio, a discapito di tante chiacchiere da bar.

Anche i fan delle scommesse sportive, abituati a puntare sui casino online, però, hanno previsto come la conferma alla Juve di Max Allegri è contornata dalle più disparate difficoltà e avversità, non solo di carattere tecnico, ma anche ambientale. E, in effetti, la sensazione è che l’allenatore livornese è ancora rappresentativo di un’epoca ormai conclusa e ci sarà invece la necessità, da parte dei tifosi, ma anche da parte della società stessa, di cambiare e dare una svolta al modo di scendere in campo, e non solo, dei bianconeri.

Il gabbione di Livorno, un luogo speciale per Allegri

Se è vero che ognuno di noi ha un posto che porta nel cuore e che è solito frequentare quando ha bisogno di staccare la spina da tutto e da tutti, allora per Massimilano Allegri tale posto corrisponde senza ombra di dubbio al gabbione di Livorno. Nella sua città, infatti, il riferimento è al ben noto campetto di calcio, che è stato citato in lungo e in largo durante le varie interviste rilasciate dallo stesso Max. Un campetto in cui, tra l’altro, le regole da rispettare sono decisamente particolari e in cui, in fondo, la verità è che vale quasi tutto.

L’idea in origine del gabbione è da attribuire al calciatore Armando Picchi che, nel lontano 1953, decise di realizzare sul campo da pallacanestro in dotazione allo stabilimento balneare dei Bagni Fiume a Livorno, una sorta di recinzione costituita da una rete metallica, con un’altezza all’incirca di cinque metri, per evitare che il pallone potesse disperdersi ovunque ad ogni giocata. Nelle estati successive, diversi calciatori che andavano in vacanza in estate in Toscana si trovavano in quel campo a giocare e, in seguito, altri stabilimenti balneari della zona, ma anche a Pisa, crearono ulteriori gabbioni.

Il gabbione di Livorno e delle regole speciali

Per chi stesse pensando di visitare Livorno e di avvicinarsi al mitico gabbione, è interessante sapere quali sono le regole che lo caratterizzano. Si tratta di un campetto dove, tutt’intorno, ci sono delle grate di metallo che partono da un muretto e che viene considerato una sorta di istituzione e di luogo di pellegrinaggio quasi in quel di Livorno. Una partita quattro contro quattro nel gabbiotto, da queste parti, va bene una gita in Toscana.

Come dicevamo in precedenza, ci sono delle regole ben precise da rispettare. Prima di tutto, il pallone non può mai uscire, visto che si è all’interno di una gabbia e nessuno può toccare la palla con la mano. Sì ai contatti fisici, a patto che non si vada oltre un certo limite, anche per via del fatto che non ci sono degli arbitri a dirigere le partite. I match, in ogni caso, si devono sospendere sia quando una squadra segna che quando ci sono dei comportamenti violenti in campo. Per chi se lo stesse chiedendo, tra l’altro, nemmeno il portiere può recuperare o toccare la palla con le mani: in caso contrario, gli avversari potranno battere un calcio piazzato dagli undici metri.

Un calcio, insomma, da campetto e senza regole, che tanto piace ad Allegri. Tutti, senz’altro, ricorderanno una delle conferenze stampa più istrioniche dell’ex allenatore della Juve, in cui parlava di categorie e di allenatori vincenti. E, proprio in quell’occasione, ha fatto riferimento al Gabbione e ai suoi tornei, in cui, a suo dire, usciva spesso vincitore, anzi a quanto pare avrebbe conseguito solamente una sconfitta in tutti questi anni. Insomma, ci sarà un motivo se ogni estate, al Gabbione, Max Allegri vinceva sempre, no?

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