Genitore A e B, centrodestra unito: "Offensivo abbandonare l'aula"
La delibera di Giunta con cui è stata inserita la dicitura 'genitore A e B' nel documento di iscrizione agli asili a Empoli ha fatto molto discutere. Il dibattito è finito anche sui banchi del consiglio comunale grazie ad una mozione del consigliere del Centrodestra per Empoli Andrea Poggianti, creando un vero e proprio caso politico: al momento di votare l'aula si è svuotata mettendo nelle condizioni il presidente del consiglio di fare un appello a cui ha risposto 'presente' il solo Poggianti.
Non è mai accaduto che un consigliere rimanesse solo a votare la sua proposta, "un atto offensivo della mia persona e del ruolo istituzionale conferitomi dai cittadini", lo ha definito lo stesso Poggianti.
La seduta risale allo scorso 26 aprile. Dopo un'accesa discussione in aula sull'argomento, inasprita da quelle che le forze politiche hanno definito "premesse particolarmente faziose", è stato chiesto a Poggianti di ritirare la mozione e rimandarla ad una Commissione ad hoc che avrebbe ridiscusso la dicitura. Il consigliere, però, non si sarebbe sentito "tutelato sulla permanenza delle diciture 'madre' e 'padre' come requisito per poter avviare una qualunque discussione", dunque ha chiesto il voto in aula. A quel punto gli altri consiglieri sono usciti. Le motivazioni sono state rese note in un comunicato diffuso alla stampa.
L'intero centrodestra adesso è ai ferri corti e ha denunciato all'unisono quello che viene considerato "un fatto grave". La denuncia è arrivata nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato il consigliere Andrea Poggianti, Marco Cordone, segretario della Lega Empolese Valdelsa, Mauro Domenici di Popolo della Famiglia, Samuele Spini, coordinatore di Forza Italia Empoli e Antonio Bossa dell'Udc.
"È stata una forzatura e un atto di protesta nei miei confronti", spiega Poggianti, mentre Cordone tuona: "Serve rispetto delle istituzioni, non si esce dall'aula. Il sindaco in primis non rappresenta solo la sua parte, ma tutti i cittadini". Sulla stessa linea Spini: "Empoli è un comune importante con 50mila abitanti e capofila dell'Unione che ne conta 180mila, forzature di questo tipo non sono ammesse". Duro il commento di Pracchia che definisce quanto avvenuto un atto di "bullismo politico": "Denunciamo questo atteggiamento che dimostra come la maggioranza di sinistra sia incapace di un dialogo democratico. Questo atto non è solo contro una parte politica, ma contro tutti quei cittadini che hanno riposto fiducia nel consiglio comunale".
A tutto ciò si lega un paradosso: se i consiglieri di maggioranza avessero votato e bocciato la mozione, questa sarebbe stata riposta in un cassetto senza suscitare tanto scalpore. La scelta di abbandonare l'aula implica che il consiglio dovrà ridiscutere la mozione nella prossima data utile: insomma il pomo della discordia è stato solo messo da parte.
Quello del 26 aprile sembra essere stato più che altro un atto dimostrativo volto a superare l'empasse creata da alcune formule usate da Poggianti e ritenute "altamente fuori luogo", ma è indubbio che esistano 'margini di trattativa': la maggioranza sembra disposta a discutere una diversa dicitura (rispetto a genitore A e B) in un'apposita commissione, così come chiesto prima della votazione al consigliere Poggianti e così come si evince da un comunicatoin cui si legge: "È stato chiesto di ritirare il documento con l’obiettivo di trovare una sintesi in commissione capace di superare le sterili divisioni". Ed è di oggi la notizia che Alessandro Borgherini, presidente della Commissione Affari Generali, avrebbe di fatto convocato una seduta sull'argomento per il mese di giugno.
Su questo punto, però, Poggianti ha qualcosa da precisare: "Nessuna discussione è stata aperta prima della votazione e mi è stata proposta una discussione in merito solo al momento del voto, questo non va bene. Inoltre mi è stata chiesto di ritirare la proposta, non di rinviarla alla commissione".
Entrando nel merito della proposta di modifica della dicitura Poggianti è chiaro: "Sono pronto a discutere in tutte le sedi sull'argomento ma partendo da un punto fermo su cui non siamo disposti a ragionare: vogliamo la presenza della dicitura padre e madre. Questo è il punto di partenza senza il quale non ci sediamo a nessun tavolo. Siamo disposti ad inserire una terza dicitura generica e a eliminare le premesse della mozione che a dire della maggioranza possono risultare inopportune, ma non siamo disposti a sostituire madre e padre con altre forme politicamente corrette". Poi conclude: "Non si tratta di una questione di formule, ma di arrestare una tendenza che questo comune sta portando avanti da tempo, ossia quella di legittimare e diffondere l'ideologia gender nelle scuole".
Giovanni Mennillo