Un museo delle parole all'ospedale Santa Maria Nuova di Firenze
C’è un insospettato museo delle parole nel porticato esterno del più antico ospedale del mondo, il Santa Maria Nuova di Firenze. Testimonianze delle migliaia di ricoverati sono giunte fino ai giorni nostri da un passato lontanissimo. Nel grande porticato, la cui progettazione è attribuita a Bernardo Buontalenti e la costruzione all’architetto Giulio Parigi, si trovano numerose iscrizioni scalpellate nella pietra da parte di alcuni ricoverati e, con buona probabilità, anche di alcuni operai che vi prestarono manodopera nei vari ampliamenti e modifiche avvenute nel corso dei secoli.
E’ così che tale “Granducci”, andando a capo sull’ultima sillaba del cognome per fine margine della colonna, ci dice, incidendo la pietra: “ero qui” nel 1776; piuttosto che l’altisonante “U. Torrigiani” che in bella calligrafia ci fa immaginare una giornata del 1790; passando poi per una dichiarazione di viva amicizia, iconografata con un “cuore”, dei tre presumibili compagni di camerata “Paladini” “Paciarelli” e “Minghetti”, datata 1866; e una non meno scenografica incisione di “F. Garzella”, che nel 1871 circoscrive il proprio nome in uno stemma. E ancora: “Bartalena 1856”, “Fiaschini 1792” e non ultimo un vero e proprio capolavoro scultoreo datato 1858, dove la suggestiva simbologia di un serpente che si morde la coda sovrastato da una stella irradiante, racchiude i nomi stilizzati dell’autore “Ilario Manzoni”, e di tre amici presenti alla realizzazione “F. Lobin, G. Guelfi e M. Pini”.
Lasciare una traccia, raccontarsi per lo più. E’ quest’abitudine remota, già in uso nella preistoria, e quasi certamente attinente al bisogno di comunicare la nostra esistenza, quel che ci aspetta avvicinandosi a quegli imponenti portici.
Ecco che fra gli innumerevoli siti che arrivano ai giorni nostri intatti di “notizie” dal passato, si collocano così a pieno diritto anche i “luoghi del dolore”. Carceri, ex manicomi, e non ultimi gli ospedali, si sono sempre mostrati vetrine d’eccezione per le numerose testimonianze grafiche. A tale proposito non fa certo eccezione il Santa Maria Nuova; struttura dall’alto profilo storico/artistico di tutto rispetto, anche grazie alla profusione di decorazioni da parte di alcuni dei migliori artisti fiorentini nelle varie epoche. Soggetto a numerose modifiche ed ampliamenti nel corso dei secoli, (non ultime le attuali opere di ammodernamento, forse fra le più imponenti nel corso della sua storia) la struttura ospedaliera sa infatti renderci ancora intatte alcune emozioni del passato, permettendo alle recenti ristrutturazioni all’avanguardia di continuare ad essere permeate da 7 secoli di storia, con manufatti artistici oggi fruibili attraverso il nuovo percorso museale.
Come non pensare quindi che la storia si ripeta anche nei suoi aspetti migliori, e che antiche iscrizioni e date, che tanto somigliano al nostro odierno “io mi trovo qui” - probabilmente digitato spesso sulla tastiera dello smartphone dagli attuali ospiti dell’antico presidio ospedaliero - altro non siano se non le identiche forme partecipative di alto valore comunicativo.
E’ l’occasione di una passeggiata quindi, quella fra i portici del Santa Maria Nuova, per riflettere su un “vizio buono”; quello del divulgare. Un’abitudine che certamente necessita di essere costantemente promossa affinché quell’insieme di rapporti pluridirezionali e connettivi, che prendono il nome di “comunicazione”, siano preservati e tramandati nel tempo.
Fonte: Ufficio Stampa