Una app svela i tesori archeologici di San Gimignano e Volterra
Il patrimonio archeologico di San Gimignano (Siena) e Volterra (Pisa) rivive in 3D ed accompagna il visitatore in una esperienza virtuale coinvolgente e in un vero e proprio salto indietro nel tempo. Si tratta di "Tecnologicamente Antichi", il progetto turistico realizzato dai Comuni di San Gimignano e Volterra con il contributo della Regione Toscana attraverso il progetto Eccellenze in Etruria, che mette in rete 4 siti di pregio: la Villa Romana di Aiano, il Teatro Romano di Volterra e i due musei archeologici delle due rispettive città. L'applicazione 3D sarà utilizzabile presso i Musei, e durante l'open day della Villa Romana di Aiano il 28 luglio.
Oggi a Palazzo Strozzi Sacrati è stata presentata nei minimi dettagli la nuova app.
La tecnologia al servizio dell'archeologia permette di conoscere la storia dei siti, vedere i materiali più importanti e viaggiare virtualmente, per esempio, all'interno della villa di Aiano, ricostruita secondo gli studi del team di archeologi diretti dal Prof. Marco Cavalieri dell'Università cattolica di Lovanio (Belgio). Il visitatore che si troverà a visitare uno dei quattro luoghi potrà comunque vedere virtualmente gli altri e riceverà un invito a scoprire il patrimonio archeologico dei due territori.Il progetto è pensato per avvicinare nuovi pubblici alla conoscenza dell'archeologia oltre che per ricostruire virtualmente il patrimonio archeologico. Non solo, con "Tecnologicamente Antichi" si consolida il legame tra due territori confinanti, legati da una storia secolare e da politiche comuni attive in ambito tur istico che, sempre più, stanno portando i visitatori a scoprirli entrambi.
Le dichiarazioni
Sono intervenuti l'assessore regionale al turismo Stefano Ciuoffo, l’assessore al turismo e cultura del Comune di San Gimignano Carolina Taddei, gli assessori a turismo e cultura del Comune di Volterra Gianni Baruffa e Eleonora Raspi, il direttore di scavo della Villa Romana di Aiano Marco Cavalieri e gli sviluppatori del progetto, le società Opera Civita e Unità C1.
"Oggi più che una delle eccellenze culturali e turistiche della Toscana – ha detto l'assessore Ciuoffo - abbiamo presentato un metodo. Perchè la capacità di comunicare con un linguaggio rapido ed immediato permette al turista e al visitatore di usufruire di offerte culturali di cui la regione abbonda. Un metodo che si sta sempre più diffondendo ed allargando e che dà la possibilità di raggiungere un numero sempre maggiore di persone ma anche di stimolare e incentivare a conoscere il pubblico dei più giovani".
«Questa app completamente gratuita mette a disposizione dei visitatori una ricostruzione puntuale del patrimonio archeologico del nostro territorio - ha sottolineato Carolina Taddei -. Il traguardo odierno rappresenta anche il coronamento di un fattivo rapporto di collaborazione con il Comune di Volterra, un rapporto che proviene dalla storia e che rivive nel presente e nella tecnologia che offre al turista un’esperienza virtuale, stimolante e ricca di emozioni».
«Turismo e cultura oggi non possono non andare a braccetto con la tecnologia – ha aggiunto Gianni Baruffa -; in questo modo riusciamo ad intercettare un pubblico decisamente più giovane e che spesso si dimostra indifferente al patrimonio archeologico».
«Con questa app è iniziato un percorso comune tra Volterra e San Gimignano – ha spiegato Eleonora Raspi – che, partendo dall’archeologia, guarda al futuro per far sì che cultura e turismo dei due territori possano diventare realtà tangibile e non solo realtà aumentata».
Villa Romana di Aiano
Si trova presso Aiano (Pian dei Foci), uno stretto pianoro ubicato nella piccola valle formata dal torrente Foci, affluente dell’Elsa, nel cuore della Toscana, tra le città di Siena, Volterra e San Gimignano. Si tratta di un sito per il quale il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo (MiBACT) ha concesso al Comune di San Gimignano e all’Università cattolica di Lovanio (UCLouvain) una concessione di scavo; la ricerca è diretta da Marco Cavalieri, professore di archeologia romana e antichità italiche a Lovanio (Belgio). Dall’estate 2005 a quella del 2012, una squadra di ricercatori, dottorandi e studenti ha condotto vaste indagini sul sito, scoprendo le vestigia di diversi vani di un'antica villa romana. Successivamente, nel 2014, il terreno dove sorge l’imponente struttura architettonica, allora privato, fu, a seguito di una serie di vicissitudini burocratiche, acquistato dal Comune di San Gimignano; dall’estate 2015 le campagne di scavo sono fruttuosamente ripartite. La villa ebbe il suo momento di massimo splendore in età tardoantica (tra IV e V secolo d.C.), anche se la frequentazione del sito si protrasse fino al VII d.C. Dalle ricerche effettuate l’area si sta rivelando di massima importanza, permettendo di acquisire dati significativi sulla storia della Valdelsa del periodo a cavallo tra la fine dell’Antichità e l’inizio del Medioevo.
Il Museo Archeologico di San Gimignano
Il Museo Archeologico espone reperti di epoca etrusca, romana e medievale originari del territorio sangimignanese. L'esposizione si divide in due sezioni: una dedicata all'arte etrusco-romana con testimonianze provenienti da insediamenti rinvenuti sul territorio risalenti al VII-I secolo a.C., l'altra riservata alle attività produttive di carattere artigianale, quali vetro e ceramica, attestate nella città durante il medioevo.
Il Museo Etrusco Guarnacci di Volterra
Il Museo Etrusco Guarnacci è uno dei più antichi musei pubblici d'Europa: nasce nel 1761 quando il nobile abate Mons. Mario Guarnacci (Volterra 1701-1785) dona alla "città di Volterra" il suo ingente patrimonio archivistico e archeologico, raccolto in anni di ricerche e acquisti. Le sale III-IX del piano terreno e tutto il primo piano sono dedicate all'esposizione della raccolta originaria del Museo, arricchitasi fino al 1861,grazie ad ulteriori donazioni e rinvenimenti di campagne di scavo. Al primo piano particolare risalto è dato ad alcuni tra i più celebri capolavori dell’arte etrusca come la stele di Avile Tite, l’urna degli Sposi e soprattutto l’Ombra della Sera. Sempre il primo piano, che ha in tutte le sale pavimenti a mosaico provenienti da edifici di età imperiale romana di Volterra o di Segalari (Castagneto Carducci), ha altre importanti sezioni della collezione guarnacciana tra cui il monetiere con rarissimi esemplari etruschi in oro, argento, bronzo e oltre tremila monete greche, romane repubblicane e imperiali..Nella sala XXVI, dedicata alla Volterra romana, sono esposti materiali provenienti dall'area urbana e da Vallebuona, dove si trova il Teatro antico.. Lungo le scale di accesso ai piani del Museo sono collocate alla parete, secondo una consuetudine del secolo scorso, moltissime epigrafi funerarie latine provenienti da Roma o dal Volterra e il suo territorio. Negli anni 2017-2018, il Museo vive un momento di riallestimento, revisione funzionale e ristrutturazione del palazzo stesso, grazie a un ingente finanziamento regionale nell’ambito di un progetto di museo etrusco diffuso tra Cortona, Piombino e Volterra.
Teatro Romano di Volterra
Il Teatro Romano di Volterra sorge nell’area archeologica di Vallebuona, nei pressi delle mura medievali. Gli scavi furono iniziati in maniera sistematica nel 1950, su iniziativa di Enrico Fiumi, ed hanno attestato che la costruzione del teatro risale al I secolo a.C., quando l’importante famiglia Caecina volle ufficializzare l’avvenuta riconciliazione con Augusto. Sono tuttora visibili 19 file di sedili dei settori centrali ed inferiori che erano stati costruiti su un pendio naturale; ai piedi della cavea, l’orchestra semicircolare era in origine rivestita di marmi. Della scena sono rimasti il pulpitum e parte delle strutture e delle colonne marmoree con capitelli corinzi della frons scenae. In epoca più tarda, durante il IV sec., fu inserito nell’area del portico un edificio termale di cui sono ben visibili le fondamenta del vestibolo e dei locali destinati ai bagni freddi e caldi.
Fonte: Regione Toscana