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Soldi dell'Asl campana per lavori compiuti, smantellata banda criminale in Toscana vicina ai Casalesi

Dalle prime ore di questa mattina, la guardia di finanza di Lucca sta procedendo, in Toscana e in Campania, in esecuzione di provvedimenti emessi dal gip di Firenze, all’esecuzione di 5 misure cautelari personali, 50 perquisizioni e sequestri di beni per circa 6 milioni di euro, nei confronti di imprenditori contigui a clan camorristici, aziende e relativi prestanome, nonché di un funzionario pubblico corrotto, Sebastiano Donnarumma, dirigente dell’ ASL 3 di Napoli sud, con sede a Torre Annunziata (NA).

L’operazione odierna è stata condotta, sotto l’egida della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, in stretto collegamento investigativo con la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e la Procura della Repubblica di Napoli Nord, la quale, nell’ambito di un distinto contesto di indagini, sta oggi coordinando l’esecuzione di 34 misure cautelari personali.

Con questa operazione i finanzieri hanno smantellato un'associazione criminale vicina al clan dei Casalesi, con base a Lucca. Le aziende toscane e campane interessate servivano per riciclare milioni di euro di lavori pubblici non eseguiti.

Agli arresti domiciliari sono finiti anche gli imprenditori Leonardo Piccolo, 43 anni, di origine campane e residente a Montecarlo (Lucca) e Vincenzo Ferri, 38 anni di Caserta. Destinatari di custodia cautelare in carcere gli imprenditori Piccolo Feliciano, 51 anni di Caserta, e Alfredo De Rosa, 43enne originario di Caserta e residente a Lucca. A tutti e quattro gli imprenditori, attivi nel settore edile, viene contestata l'associazione a delinquere. L'aggravante di aver favorito il clan dei Casalesi viene contestata ad Alfredo De Rosa, a Leonardo Feliciano e a Piccolo Feliciano, insieme a un altro imprenditore indagato ma non arrestato.


Dalle prime ore di questa mattina, in esecuzione di un provvedimento emesso dal G.I.P. di Firenze, nell’ambito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Firenze, Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lucca stanno procedendo, in Toscana e in Campania, all’esecuzione di 5 ordinanze di custodia cautelare, 50 perquisizioni e sequestri di beni, per circa 6 milioni di euro, nei confronti di 30 aziende, imprenditori contigui al clan dei casalesi e relativi prestanome, nonché del funzionario pubblico corrotto Sebastiano Donnarumma, residente a Pimonte e dirigente del servizio tecnico dell’ASL 3 di Napoli sud, con sede a Torre Annunziata (NA).

Gli imprenditori edili De Rosa, residente a Lucca, e i Piccolo, residenti a Caserta e Montecarlo di Lucca, utilizzavano società toscane e campane 'apri e chiudi' intestate a prestanome. Tramite turbative d'asta con accordi di cartello a turno le aziende si erano aggiudicate oltre 50 commesse dalla Asl 3 campana, per lavori di somma urgenza e “cottimi fiduciari”, sotto valori soglia per i quali sarebbe stata invece necessaria la gara d'appalto. Questi lavori poi non furono mai eseguiti.

Donnarumma non solo aveva aggiudicato l’appalto in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e imparzialità, ma consentiva il pagamento anche senza l'esecuzione dei lavori per oltre 6 milioni di euro. In cambio il dirigente otteneva soldi, un appartamento venduto a prezzi stracciati e altri favori alla sua famiglia. Questi denari venivano riciclati nello svolgimento delle attività immobiliari delle aziende - come l’acquisto, la ristrutturazione o la costruzione di edifici da parte di società del gruppo con sede in Provincia di Lucca (OPERA ITALIA Srl, FL APPALTI Srl, EDIL TRE Srl, O.L.C.A. Srls) e Grosseto (E.M. APPALTI Srl).

Una parte dei profitti veniva inoltre trasferita e monetizzata all'occorrenza attraverso pagamenti di forniture fittizie alla società EDILIZIA Srl., con sede legale a Roma e base operativa a Casaluce (CE), di fatto diretta dall’imprenditore Ferri, residente a Frignano (CE), anch’egli destinatario di misura cautelare personale.

Ad alcuni tra i soggetti oggi arrestati viene altresì contestata l’aggravante di aver agevolato la cosca mafiosa dei casalesi “fazione Michele Zagaria”, notoriamente radicata nel casertano (Casapesenna, San Cipriano D’Aversa, Trentola Ducenta, San Marcellino) e con ramificazioni in Toscana, nel Lazio e in Emilia Romagna, da sempre caratterizzata per il suo particolare attivismo nel mondo imprenditoriale e nel settore degli appalti pubblici.

In particolare, i Piccolo e De Rosa potevano considerarsi 'a disposizione del clan' avendogli inoltre consentito, tramite un imprenditore campano considerato a libro paga della famiglia Zagaria, di aggiudicarsi diversi appalti della Asl 3 di Torre Annunziata. Tra gli ulteriori appartenenti al sodalizio si evidenzia, infine, un avvocato indagato a piede libero ed esercente l’attività di consulente del lavoro con sedi a Salerno e a Follonica (GR), il quale forniva servizi contabili e amministrativi, assicurando un’apparente regolarità delle attività imprenditoriali e alla contabilità degli appalti.

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