Cittadella dei disabili al Terrafino, LeU: "Siamo contrari, vogliamo case e vite normali"
"Le associazioni di rappresentanza delle persone con disabilità di livello regionale (Dipoi – Fish Toscana – Coordinamento toscano associazioni salute mentale - Fand Toscana) hanno ribadito ancora una vola la loro netta contrarietà alla costruzione della “cittadella dei disabili” del Terrafino, dopo che il Comune di Empoli, il 15 febbraio, in accordo con l'assessore regionale e l’ASL Toscana Centro, ha stabilito che:
· il comune non venderà le due ville (centro diurno e residenza) per costruire il nuovo centro
· il Comune ha delegato l'ASL alla costruzione del “Polo delle disabilità” con finanziamento della Regione Toscana di almeno 3,7 milioni di euro
Pur non cambiando il risultato cambia e di molto la procedura, dato che l'ASL e quindi Regione ne assume in pieno la responsabilità economica: ci chiediamo che cosa abbia fatto cambiare tanto la posizione dell’assessore e quindi della Regione.
La posizione della Regione Toscana vira almeno di 180°, perché se ne assume direttamente paternità e oneri, cambiando di fatto la direzione delle politiche regionali.
Come le associazioni, che lo hanno espresso pubblicamente e in tutte le sedi istituzionali, consideriamo questo progetto concettualmente vecchio, istituzionalizzante: nel quarantesimo anniversario dalla legge Basaglia, non possiamo, non vogliamo tornare a questi modelli nemmeno per persone con disabilità.
Le persone con disabilità rappresentano forse la punta estrema di debolezza, talora per l’impossibilità di autorappresentarsi.
Così mentre si dichiara, ad esempio nella legge sul Dopo di noi che le soluzioni alloggiative devono avere le condizioni abitative e relazionali della casa familiare ed esser abitate da un massimo di 5 persone con disabilità, succede che sia privati sia amministratori pubblici concepiscano strutture che dovrebbero ospitare da 70 a 100 persone con disabilità.
Ma una casa normale, un lavoro, una rete sociale costruita nella comunità e non fittizia, sono il mezzo per garantirsi il diritto alla vita, non metaforicamente, ma concretamente. Perché trascorrere dieci, venti, trenta anni parcheggiati in una qualsiasi cosiddetta “struttura residenziale”, in attesa del niente, come oggetti guasti e non riparabili, produce l’annientamento della persona, la perdita del senso della vita.
Tutti dovrebbero andare una volta a visitare una struttura residenziale per disabili, anche la più nuova e con gli operatori migliori e con la fotografia di quei volti spenti da anni di parcheggio, come “vuoti a perdere” e dopo andare in un qualsiasi ambiente di lavoro, magari nella cooperativa sociale più disorganizzata, in cui volti simili sono illuminati dalla strana normalità di un lavoro. Dovrebbero farlo sicuramente tutti coloro che vorrebbero occuparsi del nostro futuro, perché il grado di civiltà di un popolo si misura dalla dignità che sceglie di dare alle persone con difficoltà, indifese.
Perché un progetto di vita (o progetto individuale da lessico giuridico ex 328/2000) è quello che la persona con disabilità, la famiglia, la comunità, la politica, scelgono e provano a costruire insieme. Ma i progetti individuali di vita non serviranno per l'istituto, perché l'unico progetto sarà trascorrere al vita dentro a quel centro.
Allora Dobbiamo fermarci con i grandi progetti residenziali, che impegnerebbero grandi risorse in una direzione sbagliata, perché il modello istituzionalizzante genera anche interessi economici precisi, che saranno pesantissimi nella gestione. Infatti, la struttura una volta esistente risucchierà le persone perché per essere "economicamnete sostenibile” dovrà essere sfruttata al massimo.
Più risorse e più pensiero, perché le persona possano uscire dalla strutture e riprendersi la vita: ad esempio perché le amministrazioni comunali non potrebbero incentivare politiche di socialità sperimentando ad esempio politiche per la casa in condomini solidali, come antidoto alla solitudine?
Questo vale anche, forse soprattutto, per le persone con disabilità, perché abbiano la possibilità di esistere e di rispondere ai propri bisogni radicali di esistenza e di libertà".
Liberi e Uguali Empolese Valdelsa