Autonomia Regione: Giani, Toscana segua esempio Emilia Romagna
Eugenio Giani prende l’iniziativa perché anche la Toscana, come già altre sette regioni, si attivi con il Governo per ottenere una propria “autonomia differenziata”, così come previsto dall’articolo 116 della Costituzione e come votato dal Consiglio regionale a settembre 2017. Giani dice di farsene interprete: “Chiederò al presidente Rossi un incontro per parlare insieme – afferma -. Il problema non è di scelta politica, su cui penso ci sia convergenza”, ma semmai quello di “accentuare come priorità una grande questione”.
Al far scattare l’iniziativa, spiega il presidente, l’accordo firmato il 28 febbraio da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna con il Governo e le notizie di stampa a corredo che confermano “abboccamenti in fase avanzata” con Piemonte e Liguria e l’avvio di trattative con Campania e Puglia. “E la Toscana?”, si chiede Giani citando l’impegnativa della risoluzione rivolta alla Giunta regionale, “per dare impulso alla procedura finalizzata a ottenere forme e condizioni ulteriori di autonomia con particolare riferimento alle materie attinenti ai beni culturali e paesaggistici e alla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, nonché a quelle che verranno eventualmente individuate nel corso del procedimento istruttorio”. “Io non critico nessuno, non voglio aprire alcun confronto – commenta ancora Giani – invito però a dare un impulso forte a questo procedimento, perchè il Consiglio si è impegnato formalmente e non possiamo dare la sensazione di essere fermi”.
L’accordo firmato a febbraio dalle tre regioni d’altra parte “è un fatto storico”, perché per la prima volta si applica la previsione dell’articolo 116 della Costituzione, che consente di aumentare i poteri di alcune regioni contrattandoli con lo Stato, purché sia rilevata la virtuosità di bilancio delle regioni stesse.
Entrando nel merito della Toscana, quando si parla di “autonomia differenziata beni culturali” viene in rilievo “il patrimonio più importante in Italia”. Chiedere allo Stato che, ad esempio, i musei – e specialmente i piccoli musei – divengano materia di legislazione regionale per essere gestiti dai Comuni “porterebbe ad una gestione migliore e più efficace, e verrebbe incontro a quello che tante volte mi sento chiedere nei territori”.
A proposito di “ecosistema” il presidente, entrando nel merito, ricorda l’alto tasso di autosufficienza della Toscana – produce il 50 per cento del suo fabbisogno”, citando la produzione di geotermia, idroelettrico, fotovoltaico, eolico. “Dobbiamo probabilmente incentivare ulteriormente, ma anche avere degli aggi che poi la Toscana possa re-investire in politiche del paesaggio, dell’ambiente e così via”.
Al di là del testo della risoluzione, e facendo forza sulle molte – venti - materie dell’articolo 117 della Costituzione, Giani indica poi l’opportunità di intervenire anche sui programmi didattici delle scuole. Ad esempio, dice, nelle scuole superiori potrebbe essere dedicata un’ora alla storia locale, con l’opportunità di trattare temi che oggi non sono inseriti nei programmi (“Resistenza, Liberazione, ma anche Rinascimento, o Dante”). Oppure si potrebbe dedicare un’ora di insegnamento ai principi costituzionali.
Il punto è che “La Toscana deve aprire un tavolo, così come ormai avviene per sette regioni” e la via maestra è nella “trattativa vera e propria come ha fatto l’Emilia Romagna”, visto che le Regioni che hanno fatto il referendum (Lombardia e Veneto) hanno poi ottenuto lo stesso risultato. “Il referendum è falso problema, il problema è la volontà di arrivare a una soluzione. Il Consiglio deve avere a che fare con la Giunta, io sono ottimista”.
Fonte: Consiglio Regionale