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Elezioni 2018, l'ex assessore Guazzini: "Prima scossa di un grande terremoto"

"Quello che è successo ha una portata enorme. Il sistema politico che ha retto nel bene e nel male l'Italia dalla caduta del muro di Berlino in poi è andato in pezzi, in modo probabilmente definitivo. Le vittime principali di questo crollo sono la sinistra e il centrosinistra in tutte quelle che erano le loro espressioni, e gli esiti sono certamente molto preoccupanti. Ma le premesse c'erano tutte, e non ci volevano gli istituti di sondaggio per coglierle. Non c'era bisogno nemmeno di mettere l'orecchio a terra per sentire i brontolii del vulcano che stava per eruttare.

Bastava andare in giro per capire che dietro parole d'ordine e slogan semplificatori c'era un'insicurezza economica: il fatto di non sapere se il figlio o la figlia di trenta o anche di quarant'anni avrà mai un lavoro stabile e, quando sarà vecchio, una pensione da poterci campare; il fatto di non sentirsi più garantiti rispetto alle emergenze della vita, di non sapere se avrai cure ed esami gratuiti in tempi accettabili, o se dovrai pagare, e quanto; il fatto di arrivare con sempre maggiore difficoltà a fine mese. E' chiaro che mettere chi è penultimo contro chi è ultimo è qualcosa di bestiale e ripugnante. Ma è anche chiaro che non si risponde né rincorrendo la destra sul suo terreno (perché a quel punto è più credibile la Lega, che infatti ha vinto le elezioni, ed ha addirittura eletto un deputato nel collegio uninominale di Pisa) né con discorsi sacrosanti ma intellettualistici sull'eguaglianza fra gli uomini (e infatti su 100 voti di persone che avevano votato PD nel 2013, solo 7 sono andati a LEU, mentre quasi altrettanti sono andati alla Lega e 20 al M5S).

Ed ecco che hanno vinto Lega e M5S. Che sono per altro due cose molto diverse. La Lega è il mio nemico, ma con chi l'ha votata ci voglio parlare mentre con i dirigenti non ho proprio niente da dire. Nel voto al M5S invece c'è, accanto a molte semplificazioni e a errori, un patrimonio di civismo che merita di essere messo alla prova e intercettato.

E che i più sconfitti dalle elezioni del 4 Marzo sarebbero stati i due uomini che più di tutti hanno incarnato l'establishment, Renzi e Berlusconi, e subito dopo di loro i ministri, i parlamentari uscenti, i candidati legati a un'immagine di potere lo si sarebbe capito anche andando un po' in giro per il Comune di San Miniato: dopo aver creduto per decenni nei "ghepensimì"e aver visto scarsissimi risultati, si vedeva a occhio nudo che la gente non ne può più di chi è più uguale di un altro e delle piccole e grandi prepotenze del potere.

L'avrebbero capito anche i dirigenti del PD di San Miniato se invece di limitarsi a riempire i seggi di rappresentanti di lista tutti col loro bravo distintivo il giorno delle elezioni, con uno scarso cassettaggio ed evitando iniziative pubbliche che non fossero il brindisi col candidato di turno e che magari comportassero, non sia mai, il rischio di discutere di politica, avessero ascoltato di più la gente.

San Miniato è stato, certo, uno dei 5 comuni della provincia di Pisa dove il PD, pur perdendo il 6,7% rispetto al non brillante risultato del 2013, ha ancora mantenuto una quota superiore al 30%.

Ma io credo che quella a cui abbiamo assistito domenica sia stata solo la prima scossa di un grande fenomeno sismico, e che sottolineare che qui il PD va ancora piuttosto bene vorrebbe dire candidarsi a essere travolti dalle scosse di assestamento.

Se non vogliamo che anche da noi il sisma non finisca per travolgerci, bisogna costruire una grande mobilitazione civica sul tema della trasparenza dell'amministrazione e dell'eguaglianza dei cittadini, qualcosa che sappia dare una spinta rinnovamento di un sistema politico che, nel nostro comune appare ormai impossibile da modificare dall'interno".

Manola Guazzini, ex assessore del Comune di San Miniato

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