Spari in strada a Firenze, morto 54enne. Fermato un uomo che voleva uccidersi
Sono stati sparati dei colpi di pistola a Firenze, sul ponte Vespucci. Prima di mezzogiorno di oggi, lunedì 5 marzo, un 54enne senegalese è morto dopo a pochi metri di distanza dal centro storico. I sanitari lo hanno soccorso e hanno tentato di rianimarlo, senza successo. Una pattuglia dell'Esercito, con membri del 186esimo reggimento dei paracadutisti Folgore, ha poi fermato un uomo, un 65enne italiano. È stato il consolato statunitense a Firenze, che ha sede vicino al ponte Vespucci, a dare l'allarme.
Voleva farla finita il 65enne che ha ucciso il Idy Diene: sparare a caso e poi uccidersi. Avrebbe incrociato anche una donna di colore con un bambino in braccio, ma non sarebbe riuscito a sparare. Al momento il movente razziale non sarebbe contemplato dagli inquirenti. Il gesto estremo sarebbe stato dettato da difficoltà economiche. Nella casa del killer, in Oltrarno, è stato trovato un biglietto che serviva come addio alla figlia. La vittima era un venditore ambulante irregolare, ma era un immigrato regolare in Italia, con permesso di soggiorno rilasciato dalla questura di Pisa.
Roberto Pirrone, questo il nome dell'omicida, sul suo profilo Facebook faceva sfoggio di moltissime foto con armi. È probabile che una di queste sia quella usata per il gesto tragico di questa mattina. Molti connazionali di Diene hanno poi bloccato una carreggiata del ponte Vespucci in segno di protesta.
Il Procuratore Creazzo: "Esclusi motivi razziali"
"Ha sparato alla prima persona che ha trovato per strada dopo aver escluso di sparare ad una mamma e il suo bambino. I fini razzisti sono da escludere. Oltretutto il profilo personale dell'uomo non è collegabile a questo. Non sono emersi suoi legami con gruppi politici di destra o razzisti. Era un collezionista di armi e in casa sono stati trovati anche alcuni cimeli dell'ex Unione Sovietica. L'uomo voleva suicidarsi: i problemi economici continuavano ad assillarlo, quei 30mila euro di debiti erano motivo di continui litigi anche con la moglie", queste le parole del procuratore Creazzo.
La tragedia nella tragedia
Secondo quanto battuto da alcune agenzie, il senegalese ucciso era parente di Samb Modou, vittima della follia del militante di estrema destra Gianluca Casseri che poi si uccise lo stesso giorno, il 13 dicembre 2011 a Firenze.
La solidarietà di Galgani (Cgil)
Paola Galgani (segretaria Cgil Firenze): “Esprimiamo profonda solidarietà e vicinanza agli amici e alla famiglia della vittima e a tutta la comunità senegalese, colpita ancora una volta da un delitto efferato. In attesa dei risconti degli inquirenti, siamo sgomenti di fronte a un episodio come quello di oggi che rivela tante delle fragilità e difficoltà della nostra società, e che deve interrogare ognuno di noi e tutta la società civile”.
Corteo in centro
Nel pomeriggio si è tenuto un corteo di senegalesi nel centro storico di Firenze. Sul posto le forze dell'ordine che hanno vigilato sullo svolgimento della manifestazioni. Il corteo è partito dal ponte Vesapucci, luogo dell'omicidio, per poi incontrare l'assessore al welfare Sara Funaro e l'imam Izzedine Elzir sotto Palazzo Vecchio. I partecipanti si sono poi diretti verso la Stazione Santa Maria Novella. Sembra che ci siano stati disordini: in via Calzaiuoli, danneggiati alcuni vasi di fiori e rovesciati cestini dei rifiuti, mentre rovesciati alcuni scooter in via Ceretani. In piazza del Duomo è stata danneggiata parte della recinzione di un cantiere. Nella piazza della stazione i manifestanti hanno bloccato il traffico.
L'appello dell'Imam: "E' il momento del dolore e della solidarietà, non quello della violenza arrabbiarsi di fronte a fatti del genere può essere comprensibile, ma non bisogna eccedere i limiti della protesta. Se lo si fa, il rischio è passare dalla parte del torto. Non è possibile rispondere alla violenza con nuova violenza".
Rossi: "Chiedo una stretta sul porto d’armi"
"Ancora sangue e terrore. Capita a Firenze che un uomo armato e, come avrebbe dichiarato, intenzionato a suicidarsi, rivolge la sua arma contro un uomo senegalese, distruggendone la vita. La mentre corre subito al 13 dicembre 2011, alla strage razzista e fascista di piazza Dalmazia. Allora come ora ci stringiamo attorno alla comunità senegalese della Toscana con la massima fraternità e solidarietà". Così il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, dopo l'omicidio di Idy Diene, a Firenze.
"Chiedo – conclude Rossi - come cittadino e come rappresentante delle istituzioni una stretta maggiore sui porto d'armi e verifiche più accurate sulle condizioni psicofisiche dei possessori di pistole e fucili".
La solidarietà di Manuela Ciriello, Segreteria Provinciale PRC
L’assassinio di Diene Idy colpisce la comunità senegalese e la città di Firenze, aggiungendo sangue versato a quelle vittime dell’odio fascista di piazza Dalmazia (Samb Modou e Diop Mor). È impossibile non pensare alla giornata di oggi come al peggiore avvio di una nuova stagione parlamentare, in cui le destre e il razzismo si rafforzano, dentro e fuori le Camere.
Vogliamo però evitare ogni strumentalizzazione e appellarci a chi prova orrore per la barbarie a cui stiamo assistendo. Occorre una mobilitazione continua per invertire la tendenza innescatasi nella nostra società.
Rimaniamo ovviamente in attesa di comprendere l’esatta dinamica che spinge un uomo a sparare ad un altro, per poi spiegare di essere stato mosso dalla propria condizione economica al gesto disperato, cercando prima il suicidio.
Vogliamo però attestare la nostra solidarietà alla comunità senegalese, mentre siamo al loro fianco in piazza, ascoltando il dolore e la rabbia di chi viene quotidianamente messo in discussione nella sua dignità.La politica ha un ruolo anche nel saper costruire una società diversa, dove non ci sia spazio per questo “sonno della ragione”.
"Non ce la faccio più"
Nel biglietto lasciato al 65enne alla figlia la frase più importante è "Non ce la faccio più". Nel foglio, Pirrone spiega di aver finito i soldi in tutte le carte di credito e indica istruzioni per alcune operazioni bancarie, come quella di ritirare denaro dalla sua pensione e da quella della moglie.
Interrogato dal pm, Pirrone ha detto di essere uscito per suicidarsi ma non avrebbe trovato il coraggio. Avrebbe in seguito deciso di sparare a una persona a caso, per finire in carcere e non gravare più sulla sua famiglia. Avrebbe trovato una madre con bimbi piccoli e non se la sarebbe sentita. Per questo avrebbe ripiegato sull'ambulante.
Le parole di Nardella
"Comprendiamo il dolore ma qualunque forma di violenza contro la città è inaccettabile, tenuto conto anche che l'omicida è stato subito assicurato alla giustizia e l'amministrazione comunale ha incontrato una delegazione della comunità senegalese. I violenti vanno isolati e azioni del genere sono incivili oltre che irrispettose della memoria della stessa vittima" ha detto il sindaco Dario Nardella.
L'accusa di Usb
Si chiamava Diene Idy non 'ambulante', aveva un nome, un volto, una famiglia, e soprattutto una storia, una di quelle tristi e complesse. Questo è quanto basta, almeno a chi è rimasto umano, per indignarsi, sconfortarsi e soprattutto provare rabbia, tanta rabbia per l'ennesimo atto scellerato. Un gesto figlio di una subcultura irrazionale e votata all'odio, quell'odio che travolge e distrugge tutto, indifferentemente. Un gesto di pura follia, ma lucida purtroppo: “invece di suicidarsi sceglie di uccidere un altro per andare in galera…. E chi sceglie? Proprio Diene e non un altro passante qualsiasi. Sceglie forse chi ritiene valga di meno?” Sicuramente qualcuno esulterà per questo omicidio visto anche il vento post elettorale che si sta respirando! Noi rispetto a tutto questo invece non restiamo indifferenti, non vogliamo essere tiepidi né tollerare oltre. Vogliamo urlare con forza che violenza, odio e razzismo sono mostruosità che non solo non ci appartengono ma che ci impegneremo ancora di più a combattere per debellarle. Questo è un giorno triste, l'umanità ha perso ancora, e ci sentiamo tutti tremendamente impotenti! Esprimiamo la nostra solidarietà alla famiglia e a tutta l'Africa nera.
Graziata una donna di colore con un bambino
Poco prima di sparare e uccidere Diene Idy, Roberto Pirrone avrebbe incontrato una donna di colore che passeggiava con un bimbo piccolo in braccio- Sembra che l'uomo non se la sia sentita di sparare. E' quanto emerge dagli ambienti investigativi. La donna è stata sentita come testimone oggi negli uffici della squadra mobile, che ha lasciato poco dopo le 14,30.
Protesta senegalesi
La protesta dei senegalesi che si è protratta in Piazza della Stazione ha visto alcuni momenti di tensione. In particolare sono state prese di mira le recinzioni dei cantieri della Linea della tramvia, che sono state buttate a terra da alcuni giovani, oltre ad ostacolare in alcuni momenti il traffico veicolare. Una donna ha chiesto di incontrare il primo cittadino di Firenze, mentre da alcuni sono stati intonati cori contro il razzismo, i fascisti e contro Salvini. Lentamente la protesta poi si è sciolta e i manifestanti hanno lasciato la piazza intorno alle 21.
Il cordoglio della comunità ebraica di Firenze
La comunità ebraica e il rabbino di Firenze hanno espresso il loro cordoglio a "tutti i fratelli senegalesi che piangono insieme a noi queste ore la assurda morte di Idy Diene. L'atto barbaro compiuto contro un uomo intento a lavorare pacificamente lacera il nostro cuore. E' una ferita profonda per tutta la comunità cittadina che in questo momento si stringe attorno alla famiglia di Idy già provata in passato dallo strazio della violenza e dalla sofferenza dovuta all'intolleranza".
Piazza Dalmazia
Dal blog lavocedelmigrante si apprende una tragica fatalità. "Idy Diene era sposato con la vedova di Modou Samb un altro senegalese ucciso sempre a Firenze il 13 dicembre 2011 insieme ad un altro paesano, Diop Mor, furono uccisi da Gianluca Casseri, un estremista di destra".
Il ricordo di una conoscente fiorentina
Un uomo gentile, Idy, lo conoscevano tutti e lo chiamavano così nell'ufficio in Oltrarno dove Idy Diene soleva passare tutti i giorni. "Mai invadente: passava praticamente tutti i giorni dall'ufficio, si informava come stavi e non solo ringraziava per le offerte che poteva ricevere o per gli oggetti che riusciva a vendere, ma se gli facevi presente che non avevi altro che un euro da dargli rispondeva: 'E' sempre tanto'". La donna lo ha riconosciuto da una "foto pubblicata su un profilo Fb di un'altra persona che lo ricorda nel mio stesso modo Non si può morire così".
La nota della Lega
“Siamo uniti con i cittadini di Firenze per esprimere sconcerto per la tragica ed assurda uccisione di Idy Diene, barbaramente ed immotivatamente assassinato questa mattina presso il ponte Vespucci” dichiarano il segretario provinciale della Lega Alessandro Scipioni ed il segretario cittadino Filippo La Grassa.
“Ma ciò che è accaduto - proseguono - non autorizza nessuno a devastare e spargere il terrore per le strade di Firenze. Il tutto dopo che le forze di sicurezza avevano immediatamente arrestato e consegnato alla giustizia l'omicida. Il nostro Paese non può tollerare nessun atto di violenza e nessun atto sovversivo, che turba la serenità delle nostre città”.
Conclude Federico Bussolin, Coordinatore toscano dei giovani leghisti: “Assurdo attribuire la responsabilità dell’accaduto a Matteo Salvini ed alla Lega per le politiche portate avanti, così come hanno dichiarato Marco Recati (PD) ed Alessio Biagioli (LEU) stasera a Telegram, Tele-iride. In questo modo la sinistra strumentalizza una tragedia priva di motivazioni razziste, col solo risultato di offendere l’intelligenza dei fiorentini e dei nostri elettori. Il clima di odio e disagio sociale non lo crea di certo chi sottolinea le ingiustizie, ma anzi chi le crea a colpi di buonismo e con una politica dell’accoglienza che, risultati alla mano, ha fallito su tutti i fronti”.
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