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Svastica sulla lapide di Aladino Bartaloni, sfregio nazista a Castelfiorentino

(foto da Facebook)

Un bruttissimo gesto si è verificato nella mattinata di oggi, mercoledì 21 febbraio, a Castelfiorentino. Nei pressi di Granaiolo, vicino al passaggio a livello, è presente la lapide in memoria di Aladino Bartaloni, ventenne impiccato dai nazisti. Il monumento è stato imbrattato con una svastica, fatta al contrario come spesso accade in questi casi.

Castelfiorentino è sconcertata dal gesto, che fa seguito a altri due fatti successi nell'Empolese Valdelsa in poco meno di un anno: l'altra svastica a Empoli all'ex Vetreria Taddei e la lettera minatoria al sindaco empolese Brenda Barnini.

La lapide è una di quelle su cui i castellani ogni 25 aprile portano una corona di alloro, un monumento laico simbolo di memoria e coesione come lo ha definito il sindaco Alessio Falorni. Proprio Falorni ha lanciato l'allarme sui social, con un duro post di denuncia su Facebook.

"Lo capiamo bene, il tentativo in corso. Che è quello di riportare in vita ideologie morte, ma in un modo più subdolo, senza citarle mai direttamente e sfruttando la rabbia della gente, utilizzandola per giustificare tutto, anche ciò che è ingiustificabile. Castello invece non giustifica questi attacchi alla sua storia. Non li tollereremo, perché questi sono sfregi espliciti alla nostra memoria, e ai nostri sentimenti più autentici. Quelli sui quali abbiamo costruito la nostra comunità. Castello non giustifica, e non dimentica. E io, che sono il Sindaco di questo paese, lo dico agli autori di questa ferita, nel modo più limpido di cui sono capace. Non passerete. Mai" ha scritto Falorni.

Svastica Castelfiorentino: chi è Aladino Bartaloni

Per sapere chi è Bartaloni bisogna parlare di Mario Bustichini. Si tratta di un partigiano ucciso a Collepatti, vicino a Dogana, nel giugno del 1944. Morì dopo un conflitto a fuoco coi tedeschi e ogni anno viene deposta una corona di alloro sulla sua lapide, sita a Dogana. Nel conflitto morì anche il tedesco Hanno Schimaski.

Mario Bustichini – della formazione garibaldina “Magni Magnino” di Montecatini Terme – stava transitando in quella zona insieme agli altri partigiani della sua formazione, diretta verso la Divisione partigiana “Guido Boscaglia”. A Castelfiorentino, la formazione di Montecatini venne accolta da quella castellana tramite il partigiano Mario Busanna, per poi unirsi temporaneamente - sul piano operativo - alla brigata “Antonio Gramsci” di Castelfiorentino.

Il conflitto a fuoco di Collepatti si verificò il 24 giugno 1944 e le circostanze che lo determinarono furono del tutto casuali. Un gruppo di tedeschi – che stavano procedendo al recupero delle gomme di un camion trovato nascosto sotto una catasta di legname – si imbatté infatti nella formazione partigiana, nei pressi di una casa colonica. Lo scontro fu inevitabile, anche se all’inizio non produsse conseguenze di rilievo. In serata, però, i tedeschi tornarono in forze, “appoggiati (come ricorda Libero Falorni nel libro “La memoria della Libertà “) da un mezzo corazzato” e “sparando furiosamente con le armi automatiche”. Fu in tale frangente che il partigiano Bustichini – “alzatosi un po’ troppo da terra per sparare meglio verso il fondo valle” venne “colpito da una raffica di mitraglia” all’altezza del torace.

Dopo questo scontro e la morte del nazista Schimanski, i tedeschi istituirono numerosi posti di blocco. Ad un controllo, il giovane Aladino Bartaloni venne trovato in possesso di una pistola e fu quindi portato al comando di Granaiolo, dove fu torturato e impiccato nei pressi del passaggio a livello.

Per capire come Bartaloni trovò la morte bisogna rifarsi al racconto di Ermanno Rosselli, all'epoca abitante della Fattoria di Granaiolo: "Bartaloni sta tornando dal lavoro dalla fattoria di Coiano verso la sua casa in Val d'Orlo; mentre attraversa il bosco incrocia i tedesci che stanno facendo il rastrellamento, viene catturato e portato al comando, a Granaiolo, viene interrogato ma non può giustificarsi perché dalla paura ha perso la parola. È accusato di portare con se una pistola di fabbricazione inglese, intercede per lui il marchese Pucci, garantendo che si tratta solo di un bracciante senza alcun legame con i partigiani. Dopo due giorni Aladino viene impiccato ad un palo da luce di fronte al cancello della villa di Granaiolo al vecchio incrocio tra la provinciale per Castelnuovo e la statale".

Stando a Rosselli, Bartaloni rimase lì per diverso tempo, piantonato dai tedeschi insieme ad un cartello con la scritta 'per aver sparato sulle truppe tedesche'. Nella campagna ordinata del tempo la figura del giovane impiccato era ben visibile anche da Castelnuovo. Le famiglie di Bartaloni e Bustichini, come quella dell'altro partigiano Giorgio Gamucci, sono state insignite della medaglia d'oro alla memoria.

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