Libero scambio, Coldiretti contro l'Ue: "Si legalizzano i tarocchi 'doc'"
Ad aprire la strada è stato il Trattato di libero scambio con il Canada dove sono falsi quasi nove formaggi di tipo italiano in vendita su dieci. L’accordo con il Paese Nordamericano (CETA) ha legittimato per la prima volta nella storia dell’Unione Europea le imitazioni del Made in Italy che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele. L’accordo è già entrato in vigore a livello europeo il 21 settembre 2017, anche se in via provvisoria, ma il nuovo Parlamento italiano che uscirà dalle elezioni ha la possibilità di non ratificarlo. Un precedente che è stato subito recepito nell’accordo definitivo tra l’Unione Europea e Giappone che autorizza per i prossimi anni la produzione e vendita di Asiago, Fontina e Gorgonzola Made in Japan ma anche di copie locali con i nomi ''grana', '''padano'', ''romano', “provolone”, “mortadella” e il preoccupante via libera totale al Parmesan dagli occhi a mandorla. Adesso è la volta dell’accordo con i Paesi del Mercosur di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay dove la produzione locale del falso è tra i più fiorenti del mondo Sulle 291 denominazioni italiane Dop/Igp riconosciute dall’Unione Europea è stata prevista una lista di appena 57 tipicità da tutelare.
“Con questi accordi stiamo svendendo il settore agroalimentare nazionale come merce di scambio senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale” ha affermato il presidente della Coldiretti Toscana Tulio Marcelli, nel sottolineare che “si rischia di svendere l’identità dei territori come quelli toscani che rappresentano un patrimonio di storia, cultura, e lavoro conservato nel tempo da generazioni di agricoltori”.
“Non siamo contrari ai trattati, ma occorre che in questi sia riservata alle produzioni agroalimentari una particolare attenzione che ne tuteli la distintività – dice Antonio De Concilio direttore regionale di Coldiretti Toscana - e possa garantirne la salubrità, la protezione dell’ambiente e la libertà di scelta dei consumatori. Il Ceta ed i successivi accordi non eliminano l’ambiguità in cui versano le indicazioni geografiche italiane - precisa De Concilio – al contrario interviengono a vantaggio delle lobby industriali”.
Allarme tarocchi
Con gli accordi di libero scambio l’Unione Europea legalizza dal Canada al Giappone fino ai Paesi sudamericani del Mercosur, l’agropirateria internazionale che fattura oltre 60 miliardi di euro con i tarocchi del prodotti alimentari Made in Italy. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione della presentazione del XV Rapporto Ismea - Qualivita 2017 sui prodotti Dop/Igp dal quale si evidenzia che il sistema italiano di qualità “Food and wine” conta su 818 specilità tutelate che sviluppano un valore alla produzione di 14,8 miliardi con un aumento del 6% su base annua e del 70% in 10 anni.
Il valore delle esportazioni del sistema nazionale di qualità “Food and Wine” è pari a 8,4 miliardi ma all’estero – sottolinea la Coldiretti – sono falsi quasi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre che utilizzano impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati – continua la Coldiretti – ci sono i formaggi a denominazione di origine Dop a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, ma anche il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina. Poi – precisa la Coldiretti - ci sono i salumi più prestigiosi dal Parma al San Daniele che spesso “clonati”, ma anche gli extravergini di oliva, le conserve come il Pomodoro San Marzano.
Ora le brutte copie di prodotti simbolo del Made in Italy sono state esplicitamente autorizzate dall’Unione Europea negli accordi di libero scambio conclusi con il Canada e il Giappone e in dirittura di arrivo come quello con i Paesi del Mercosur dove la produzione locale del falso è tra i piu’ fiorenti del mondo, dal Parmesao Carioca al Grana, dal Reggianito al Provolone, dal Romano al Sardo fino alla Mortadela.
Ad aprire la strada - sottolinea la Coldiretti – è stato il Trattato di libero scambio con il Canada dove sono falsi quasi nove formaggi di tipo italiano in vendita su dieci. L’accordo con il Paese Nordamericano (CETA) ha legittimato per la prima volta nella storia dell’Unione Europea le imitazioni del Made in Italy che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele. Un accordo che colpisce anche il formaggio italiano piu’ esportato nel mondo, il Parmigiano Reggiano, che potrà essere liberamente prodotto e commercializzato dal Canada con la traduzione di Parmesan. L’accordo – spiega la Coldiretti - è già entrato in vigore a livello europeo il 21 settembre 2017, anche se in via provvisoria, ma il nuovo Parlamento italiano che uscirà dalle elezioni ha la possibilità di non ratificarlo
Un precedente che – denuncia la Coldiretti - è stato subito recepito nell’accordo definitivo tra l’Unione Europea e Giappone che autorizza per i prossimi anni la produzione e vendita di Asiago, Fontina e Gorgonzola Made in Japan ma anche di copie locali con i nomi ''grana', '''padano'', ''romano', “provolone”, “mortadella” e il preoccupante via libera totale al Parmesan dagli occhi a mandorla.
La situazione – continua la Coldiretti - è ancora piu’ preoccupante nel negoziato in corso con i paesi del mercato comune dell'America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (Mercosur). Sulle 291 denominazioni italiane Dop/Igp riconosciute dall’Unione Europea è stata prevista una lista di appena 57 tipicità da tutelare ma su 30 di queste sono state già presentate opposizioni, a partire dal Parmigiano Reggiano.
E’ inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale – continua Coldiretti -nel sottolineare che si rischia di svendere l’identità dei territori che rappresentano un patrimonio di storia, cultura, e lavoro conservato nel tempo da generazioni di agricoltori.
Fonte: Coldiretti - Ufficio Stampa