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La città ricorda l'uccisione dell'agente Fausto Dionisi

Domani, sabato 20 gennaio, a Firenze, la Questura, alla presenza della vedova, Signora Mariella Magi Dionisi, della figlia Jessica, e delle massime autorità, ricorderà il 40° anniversario dell’uccisione da parte dei terroristi di Prima Linea, dell’Agente di Polizia Fausto Dionisi, avvenuto in via delle Casine il 20 gennaio 1978.

Una pattuglia del 113 fu inviata in via delle Casine, nei pressi di via Ghibellina, per controllare un furgone sospetto in sosta lungo un marciapiede. Era la base logistica dei terroristi, alcuni dei quali in quegli stessi momenti erano riusciti a penetrare negli uffici del vicino carcere delle Murate (all’epoca ancora funzionante) con lo scopo (poi fallito) di liberare alcuni compagni detenuti. Appena la volante della polizia, di cui Dionisi era capo equipaggio, si avvicinò al furgone, gli sportelli dell’automezzo si aprirono e una pioggia di proiettili colpì a morte Dionisi, ferendo gravemente due altri colleghi.

La cittadinanza è caldamente invitata a partecipare alle cerimonie per non dimenticare e non abbassare la guardia di fronte a eventi di rinascita sovversiva che vorrebbero far risprofondare il paese in un clima di piombo rovente.

L’Associazione Firenze Promuove da sempre vicina alla famiglia nel 1999, assieme all’allora Vice Sindaco Alberto Brasca, riuscì a far apporre al Comune di Firenze, dopo ben 21 anni dall’eccidio, la lapide che oggi vediamo, e che da anni il Comune aveva approntato ma che mai aveva apposto, finendo dimenticata e sepolta dalla polvere in un deposito comunale. Appena il Presidente dell’Associazione, il giornalista Franco Mariani, ne venne a conoscenza subito si dette da fare, riuscendo in pochi mesi a far apporre la lapide.

Le cerimonie di sabato 20 gennaio prevedono:

Ore 9,45 al Cimitero di Peretola sulla tomba di Dionisi la deposizione di un mazzo di fiori del Capo della Polizia.

Ore 11,00 in via delle Casine, nel quartiere di Santa Croce, con la partecipazione del Gonfalone del Comune di Firenze, deposizione di una corona sul luogo dell’agguato ai piedi della lapide che ricorda il tragico agguato.

Al termine trasferimento delle autorità nella vicina chiesa di San Giuseppe, all’inizio di via delle Casine, per la celebrazione di una Santa Messa da parte del cappellano della Polizia, Mons. Luigi Innocenti. È la prima volta che la celebrazione della Messa in sua memoria si celebra fuori dalla cappella interna della questura.

È bene ricordare che a distanza di 40 anni sono rimasti impuniti gli esecutori dell’agguato che non sono mai stati processati (Vito Biancorosso), e nel caso di uno, quello che materialmente risulta aver ucciso l’agente Dionisi, nemmeno mai arrestato (Franco Coda), mentre uno dei mandanti (Sergio D’Elia) alla fine è stato addirittura premiato dai Radicali e dal PD con un seggio al Parlamento e l’incarico istituzionale di Segretario della Camera dei Deputati.

40 anni fa la città – è bene ricordarlo - partecipò in massa ai funerali, facendo sentire fortemente la sua voce di condanna per il feroce agguato.

Sono passati 40 anni da quel tragico episodio che sconvolse la moglie e la figlia, all’epoca di soli due anni, eppure dopo 40 anni si deve notare come i terroristi dell’epoca continuino a portare avanti i loro ideali.

L’eccidio dell’agente Fausto Dionisi è il primo 40mo di tanti che cadranno nel 2018, tra cui quello dell’uccisione dell’On. Aldo Moro e dei 5 uomini della sua scorta in via Fani. E proprio nei giorni scorsi una ex terrorista di quell’eccidio, la brigatista rossa Barbara Balzerani, ha scritto sulla sua pagina facebook: “Chi mi ospita oltre confine per i fasti del 40ennale?".

La Balzerani, 69 anni, oggi è una libera cittadina dal 2011, che scrive libri, ma non si è mai pentita né dissociata.

Per fortuna le ha risposto un suo ex “collega” Raimondo Etro: “Le Brigate rosse hanno rappresentato l’ultimo fenomeno di un’eresia politico-religiosa che nel tentativo maldestro di portare il Paradiso dei cristiani sulla terra... ha creato l’Inferno.. Inoltre lei dimentica che chi le permette di parlare liberamente... è proprio quello Stato che noi volevamo distruggere... così pregni di quella stessa schizofrenia che al giorno d’oggi affligge i musulmani che da una parte invidiano il nostro sistema sociale, dall’altra vorrebbero distruggerlo. Il silenzio sarebbe preferibile all’ostentazione di sé, per il misero risultato di avere qualche applauso da una minoranza di idioti che indossano la sciarpetta rossa o la kefiah. Ci rivedremo all’Inferno”.

Visto che la memoria è debole è forse bene ricordare come negli ultimi anni la cerimonia fiorentina sia stata seguita da alcuni episodi sconcertanti: scritte anonime sul muro dove si trova la lapide e, per ben due volte, il furto nei giorni subito dopo la cerimonia, da parte di  ignoti rimasti sconosciuti, della corona apposta sotto la lapide.

Ecco perché il 20 gennaio, a Firenze, dal 1978, se da una parte la festa patronale della Misericordia, la più antica Misericordia al mondo, è la festa dell’amore e della solidarietà universale verso chi soffre, che trova il suo simbolo nel pane benedetto donato ai cittadini, le cerimonie in ricordo dell’agente Fausto Dionisi, morto nel servizio quotidiano di difesa dei cittadini e dello Stato, sono l’altra faccia della stessa medaglia, quella dell’amore per il prossimo e per il bene comune, che trovano la loro continuità nel quotidiano servizio, silenzioso e non privo di difficoltà, di tutte le Forze dell’Ordine.

Fonte: L’Ufficio Stampa di Firenze Promuove

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