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Uffizi e Museo Archeologico, un patto per Firenze e per l'Europa

L’accordo di valorizzazione per il Museo Archeologico Nazionale di Firenze oggi presentato e firmato nell’Auditorium di San Pier Scheraggio delle Gallerie degli Uffizi a Firenze prevede che dal 1 marzo 2018:

- Ogni biglietto degli Uffizi comprende anche l’ingresso gratuito al Museo Archeologico
Nazionale di Firenze (valido per 5 giorni entro la data dell’utilizzo del biglietto agli Uffizi). Anche l’abbonamento annuale Passepartout degli Uffizi (50 euro) e di tutte le Gallerie degli Uffizi con Uffizi, Palazzo Pitti e Giardino di Boboli (70 euro) oltre all’ingresso prioritario agli Uffizi per i 365 giorni successivi al primo utilizzo comprende sempre anche l’ingresso gratuito al Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

- Per compensare il mancato introito, Le Gallerie degli Uffizi accantonano il 2,5% del ricavo della bigliettazione degli Uffizi (vale a dire di tutti i biglietti della Galleria delle statue e delle pitture, e degli abbonamenti annuali menzionati) per investimenti nel Museo Archeologico Nazionale, che potranno spaziare da restauri di reperti archeologici a lavori architettonici e infrastrutturali, da nuovi allestimenti e pubblicazioni, a mostre e progetti di ricerca.

- Iniziano collaborazioni scientifiche di ricerca e divulgazione tra i due musei, con convegni, cicli di lezioni e laboratori didattici coordinati e coorganizzati, mostre su temi archeologici alle Gallerie degli Uffizi e altre sulla fortuna dell’arte greca, egiziana, etrusca e romana al Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

L’accordo di valorizzazione ha validità di cinque anni ed è rinnovabile. L’accordo si basa su una visione per il presente e il futuro, ma è oltretutto radicato nella comune storia delle due istituzioni. Infatti è importante ricordare che, alla fine XVI secolo, le prime opere d’arte ad essere ospitate nel complesso vasariano appena ultimato furono i marmi antichi delle collezioni medicee. Non è sbagliato, quindi, affermare che il “seme” del Museo attuale fu quello dell’archeologia e della riscoperta dell’antico. Per secoli la Galleria delle Statue degli Uffizi – che solo di recente ha ricuperato il suo nome originale – fu per i suoi visitatori in primo luogo un museo di antichità. La sua icona era la Venere dei Medici, la statua ellenistica che ancora oggi troneggia al centro della Tribuna e solo a partire dal primo Novecento, un’altra Venere, quella del Botticelli, ne ha usurpato lo scettro nell’immaginario del grande pubblico.

Come sintetizza efficacemente il dipinto de La Tribuna di Johann Zoffany, gli Uffizi erano, per un uomo del XVIII secolo, non solo una quadreria ma anche un museo nel quale era possibile ammirare buccheri etruschi, vasi figurati, urnette, statue egizie, argenterie tardo-romane, oltre alle grandi sculture romane in marmo che davano il nome al Museo. Questa natura archeologica degli Uffizi fu radicalmente trasformata nel quadro della riorganizzazione museale che Firenze conobbe negli anni successivi all’Unità d’Italia. Già negli ultimi anni del Granducato, la Collezione Egizia era stata estrapolata per dar vita a una entità museale autonoma, ma sarà solo agli anni ’70 dell’Ottocento che capolavori indiscussi come la Chimera, l’Arringatore, la Minerva, l’Idolino, il Vaso François, la testa in bronzo di Antinoo etc. lasciarono le sale degli Uffizi.

La prima “tappa” fu il Cenacolo del Fuligno, dove le antichità granducali sostarono per circa un decennio. Fu poi la volta, tra il 1880 e 1881, del Palazzo della Crocetta, che ospitò le raccolte di arte antica, implementandole vertiginosamente grazie alla politica di acquisti favorita dai Savoia e alle campagne di scavo che iniziavano ad essere avviate in maniera sistematica.

Nel Museo Archeologico, dunque, coesistono fin dalle origini le sue tre anime fondamentali: quella delle antiche collezioni granducali (un tempo nella quasi totalità negli Uffizi), quella delle raccolte egizie e quella delle acquisizioni post-unitarie, arricchitesi nel tempo grazie ai risultati degli scavi moderni. E’ proprio ricordando questa matrice comune fra la Galleria degli Uffizi e il Museo Archeologico Nazionale, in definitiva una costola della prima, che si spiega e trova una ragion d’essere l’accordo che oggi si sottoscrive.

Si apre così una stagione di collaborazione più fitta fra queste due istituzioni, che avrà positive ricadute non soltanto sugli aspetti economici, e che consentirà di approfondire la conoscenza e al contempo di illustrare al grande pubblico con mostre e convegni mirati la storia di una scoperta e riscoperta dell’antico che giunge fino a noi.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt commenta: “L’accordo di valorizzazione per il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, che ricostituisce un nesso storico perduto in maniera strutturata e durevole va ben oltre un comunque dovuto atto di solidarietà da un museo grande verso un museo piccolo, che di per sé non avrebbe abbastanza fondi per gli investimenti necessari ad aprirlo a una fruizione più vasta e congrua all’importanza delle sue collezioni.

Offrendo ai visitatori il più forte incentivo economico di bigliettazione concepibile – cioè la gratuità condizionata da un comportamento virtuoso – verrà promossa la deviazione dei flussi turistici dal quadrilatero romano verso il quartiere della Santissima Annunziata, favorendo non soltanto l’economia della zona, ma per l’effetto domino anche la fruizione degli altri musei nelle vicinanze, come il Museo degli Innocenti, il Museo di San Marco e il Museo della Sinagoga. E che capolavori ci sono da vedere al Museo Archeologico: dalla Chimera aretina all’Idolino di Pesaro, fino alla raccolta di arte egiziana, seconda sola al Museo Egizio di Torino! Il riallacciamento tra gli Uffizi e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze inoltre sottolinea il ruolo centrale delle civilizzazioni classiche e delle discipline che le studiano per comprendere lo sviluppo storico successivo e il mondo di oggi e di domani.”

Il direttore del Polo Museale della Toscana Stefano Casciu aggiunge: “L’accordo tra due storiche istituzioni museali segna un passo fondamentale nella ricerca di quella sinergia, oggi sempre più necessaria, per ottimizzare gli sforzi e ricercare intenti comuni per la valorizzazione del patrimonio museale di Firenze, che ha un valore ineguagliabile per il mondo intero, e per sottolinearne l'importanza nell’ottica della reciproca integrazione, con ricadute molto positive sulla distribuzione del pubblico in città. È quindi significativo che oggi si ripristini in maniera più chiara e percepibile l’originario legame tra le prestigiose Gallerie degli Uffizi e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, il più grande museo archeologico dell’Italia a nord di Roma, che nasce come costola degli Uffizi, destinato ad accogliere le opere di arte antica prima riunite al resto delle collezioni. Dopo oltre 130 anni si ricongiunge almeno un aspetto, non certo secondario, di quella ridistribuzione operata in epoca sabauda delle immense collezioni mediceo-lorenesi, seconde solo, anche per quanto riguarda la parte archeologica, alle collezioni papali dei Musei Vaticani”.

Di Giorgi: "Importante strumento per valorizzare tesori nascosti e decongestionare flussi"

"Il biglietto unico che consentirà di visitare oltre agli Uffizi anche il Museo Archeologico Nazionale di Firenze permetterà al grande pubblico di conoscere ed ammirare tesori meno conosciuti, reperti  e mostre meno noti ma di altissimo pregio conservati nella nostra città. Una sinergia operativa che renderà più fluida la fruizione e valorizzerà come merita il grande patrimonio  museale che Firenze è in grado di offrire.

Alcuni anni fa ho visitato personalmente il Museo Archeologico stupendomi io stessa degli enormi tesori fino ad oggi considerati erroneamente secondari rispetto ai percorsi turistici di massa. Questa opportunità oltre ad incentivare una fruizione culturale più ampia e differenziata, decongestionerà una parte del centro storico per valorizzare altri spazi, con conseguenti ricadute anche economiche più ampie e articolate. Questo è uno degli ingredienti su cui dobbiamo puntare per rendere il  patrimonio culturale un  fattore incisivo nella crescita del nostro Pil.

Accolgo con particolare  soddisfazione dunque la sinergia tra i vari soggetti coinvolti, augurandomi che iniziative di questo tipo vengano replicate anche per altre realtà che animano la Città metropolitana ma fuori dai tradizionali flussi turistici, come ad esempio il complesso delle Ville Medicee, dichiarate recentemente patrimonio dell'umanità dall'Unesco .

Educare il pubblico al bello significa anche dotarlo di strumenti per poter accedere ad opere, eventi, proposte culturali che vadano oltre un turismo di mero consumo e si proiettino verso una conoscenza reale e differenziata delle nostre ricchezze".

 

Fonte: Ufficio Stampa

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